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Molti, troppi minori navigano in rete senza alcuna supervisione e la maggior parte usa la rete non tanto per studiare o giocare quanto per praticare il ‘sexting‘, neologismo dietro il quale si nasconde l’abitudine, sempre più radicata tra i ragazzini e le ragazzine, di inviare foto e video sessualmente espliciti. È quanto emerge da un’indagine del Moige, condotta da Tonino Cantelmi, docente incaricato di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione – Università Lumsa, su un campione di circa 1000 studenti delle scuole elementari, medie e superiori.
Il fenomeno ha subito un aumento sorprendente grazie anche alla crescente diffusione degli smartphone che permettono di scambiarsi foto e messaggi in modo molto più agevole e apparentemente ‘privato’: dal 2011 a oggi, gli adolescenti dai 12 ai 18 anni che dicono di aver ricevuto sms, mms, video di natura sessuale sono passati dal 10,2% al 25,9%. Praticamente 1 adolescente su 4 afferma di aver ricevuto sms, mms e video a sfondo sessuale mentre nel 2011 accadeva solo ad 1 su 10: un’abitudine che in molti casi apre le porte a un altro fenomeno inquietante, quello del cyberbullismo, poiché spesso queste foto o video fanno il giro del web in pochi minuti.
Il risvolto più allarmante di questa situazione è che i ragazzi non sono affatto preoccupati, anzi. Fra le diverse risultanze dello studio – presentato oggi presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, alla vigilia del Safer Internet Day – emerge infatti che 6 ragazzi su 10 tra i 14-20 anni dichiarano tranquillamente di essersi divertiti nel ricevere o inviare foto o video “hot” o di aver trovato la cosa piacevole, mentre uno su sei è rimasto indifferente.
Quel che è certo è che il ‘sexting’ mè considerato quasi una cosa normale, specie tra coetanei: i mittenti infatti sono soprattutto amici (38,6%), mentre i partner rappresentano una quota inferiore, di poco superiore al 27%, e meno ancora sono gli sconosciuti (22,7%) che inviano materiale imbarazzante.
“I ragazzi – sottolinea lo studio – spesso non sono consapevoli sia delle conseguenze psicologiche e legali del sexting. Nel primo caso si tratta della possibilità di sviluppare una dipendenza vera e propria, nonché di maturare una distorsione delle proprie capacità affettive e sessuali. Nel secondo caso, invece, molto spesso i ragazzi non sono nemmeno consapevoli che stanno scambiando materiale pedopornografico”.
Sconcertanti anche i numeri sul cyberbullismo: il 60% del dei ragazzi tra 14-20 anni almeno una volta ha utilizzato foto o video per prendere in giro qualcuno (quasi il 20% dichiara di farlo spesso). Un comportamento, in realtà, prettamente maschile
Dal report emerge anche uno spaccato se vogliamo di ‘indifferenza’ dei genitori nei confronti delle attività che i figli praticano sul web. E non parliamo degli adolescenti, ma anche dei bambini più piccoli: 3 su 10 nella fascia d’età dai 6 ai 10 anni fruiscono della rete senza la presenza del genitore e 7 su 10 per la classe dagli 11 ai 13 anni, fino ad arrivare alla quasi totalità nella fascia dai 14 ai 20 (8 ragazzi su 10 sono privi del controllo diretto di un adulto). Il 35% dei genitori afferma candidamente di non porsi il problema di impartire limiti di tempo all’uso del Pc ai figli, i quali, di contro, non disdegnano (11%) di frequentare siti non adatti alla loro età. Per evitare ‘problemi’, il 20% cancella la cronologia per non farla vedere ai propri genitori.
Questo perché spesso e volentieri, su internet i ragazzi non vanno per studiare, ma per socializzare e divertirsi: solo 1 su 10 si connette per studiare e fare ricerche; nove su 10 hanno un profilo Facebook; quasi un quarto (24%), chatta, ascolta musica, guarda immagini e, qualche volta, scarica film e musica illegalmente. Il 26% utilizza internet per avviare nuove amicizie, il 15% dei ragazzi afferma di possedere in egual numero ‘amici’ su Internet rispetto al mondo reale e addirittura l’8% afferma di possederne di più nel mondo del web.
Alla lice di questi dati è importante responsabilizzare non solo i ragazzi, ma anche i genitori per evitare, come ha fatto notare Antonio Apruzzese, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, “che il porno, che ormai dilaga ovunque in rete, arrivi facilmente alla portata dei nostri figli”.