Musica, svolta streaming in Italia. Il mercato torna a crescere dopo 11 anni

di Raffaella Natale |

Oltre 7 mln di fatturato per Spotify, Cubomusica e Deezer. Per il presidente di FIMI Enzo Mazza, ‘L’Italia però ancora in ritardo rispetto alle potenzialità’.

Italia


Enzo Mazza

Torna a crescere in Italia il mercato della musica dopo undici anni di pesante crisi, in larga parte dovuta alla pirateria internet e lo fa grazie soprattutto all’esplosione dei servizi streaming.

Secondo i dati di mercato raccolti dalla società Deloitte per FIMI (Federazione industria musicale italiana), il 2013 mostra per la prima volta il segno positivo, con un 2% di incremento, dopo undici anni di calo consecutivo. L’ultimo anno di crescita fu, infatti, il 2002 (Infografica). 

FIMI spiega che, “grazie al rallentamento nel declino del supporto fisico, alla tenuta del download e al significativo successo dei servizi di streaming, il mercato italiano inverte per la prima volta la tendenza negativa ottenendo un risultato di 117,7 milioni di euro al sell-in contro i 115,9 del 2012″

In particolare la musica digitale con un 18% di crescita, del quale +182% nei servizi in abbonamento streaming, arriva oggi a rappresentare il 32% del mercato.

 

Enzo Mazza, presidente di FIMI, ha sottolineato che “Siamo in una fase ancora molto fragile dell’economia musicale, che ha visto un calo del 70% negli ultimi dieci anni“.

Tuttavia, ha sottolineato Mazza, “Il mercato digitale italiano comincia a consolidarsi avvicinandosi ai mercati maggiori, anche se resta sicuramente in ritardo rispetto alle proprie potenzialità”.

“Se guardiamo al risvolto positivo – ha poi osservato il presidente di FIMI – l’offerta diversificata con molte piattaforme attive nei vari segmenti, sta incontrando sempre di più l’interesse dei consumatori, anche  grazie alle caratteristiche social di molti servizi che coinvolgono i fan degli artisti offrendo cataloghi di fatto illimitati”.

 

Sono oltre 25 milioni i brani disponibili ai consumatori italiani per il download o lo streaming. Nel segmento fisico è da rilevare la continua crescita degli album in vinile che salgono anche nel 2013 di un ulteriore 6%.

 

Il segmento del download, precisa ancora FIMI, che rappresenta il 62% del digitale, mantiene ancora in Italia una buona performance realizzando un +6% tra singoli e album, mentre rallentano per la prima volta i ricavi dal video streaming, scesi del 2% nel 2013.

 

Per lo streaming audio, guidato da servizi come Spotify, Cubomusica e Deezer invece, si tratta di un vero e proprio boom con un fatturato di oltre 7 milioni di euro contro i 2,5 milioni del 2012. Complessivamente lo streaming rappresenta il 18 % del segmento digitale rispetto all’8% del 2012.

 

E’ forte l’affermazione del repertorio italiano cresciuto complessivamente del 9%, con nove artisti su dieci nella classifica annuale Top of the Music del 2013 così come della musica classica, cresciuta dell’86 % e che copre l’11 % delle vendite di musica in Italia.

Considerando oltre al sell-in del mercato fisico e digitale, anche i diritti connessi (licenze per utilizzazioni su radio, TV e pubblici esercizi) e le sincronizzazioni che nel 2013 secondo Deloitte, hanno generato rispettivamente 23,6 milioni di euro e 4,0 milioni, la crescita del mercato complessivo è del 4%.

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