Web company e tasse, Fleur Pellerin: ‘Tutti devono essere uguali davanti al fisco’

di Raffaella Natale |

Il Ministro francese torna a parlare della ventilata multa a Google da 1 mld di euro, per ribadire ‘Basta pirateria fiscale’.

Francia


Fleur Pellerin

Il governo francese non nega che ci sia un procedimento aperto contro Google per sospetta evasione fiscale.

Oggi negli studi di Europe 1, il Ministro all’Economia digitale Fleur Pellerin torna a parlare della questione dopo la notizia trapelata ieri che Google avrebbe ricevuto una multa record da 1 miliardo di euro per aver evaso le tasse francesi, lanciata in esclusiva da Le Point e ripresa da Key4biz.

 

Il Ministro oggi ha preferito non entrare nel merito dell’informazione riguardante l’eventuale adeguamento fiscale di Google, spiegando “Non posso commentare un procedimento fiscale“,coperto tra l’altro dal segreto istruttorio e in mano ad altri colleghi,  lasciando però chiaramente a intendere che il procedimento c’è, eccome.

Per la Pellerin l’intervento di stamani a Europe 1 è stato un’occasione per ribadire ciò che va dicendo da sempre: “Basta pirateria fiscale“.

Il Ministro ha, infatti, dichiarato senza mezzi termini di voler un sistema che assicuri che tutti i player siano uguali davanti al fisco.

Desidero che ci sia “equità tra gli operatori“, ha detto la Pellerin, riconoscendo che al momento esiste un “vero problema” con aziende sottoposte a regolamentazioni diverse che potrebbero avere un “gioco facile” rispetto ai competitor francesi.

Il Ministro ha informato che il governo sta “discutendo con la Commissione Europea in modo che le multinazionali del web siano sottoposte a un regime equo”.

 

L’indagine su Google è stata aperta in Francia nel 2011 e riguarda la presunta evasione del gigante americano. La fuga di notizia potrebbe quindi riguardare direttamente le autorità tributarie che hanno in mano il dossier che con ogni probabilità dovrebbe essere chiuso nei prossimi giorni.

Il 30 giugno di tre anni fa le autorità perquisirono la sede francese della web company, sequestrando diversi documenti. Nel mirino del fisco, i sistemi usati da Google che, grazie a un passaggio di denaro dai Paesi Bassi alla sua sede di Dublino in Irlanda, riesce a bypassare le tasse, pagandole al minimo. Il sistema è anche noto come ‘panino olandese o doppio irlandese’: la quasi totalità del fatturato di Google dichiarato in Irlanda, dopo un passaggio nei Paesi Bassi attraverso una società intermediaria, viene trasferita nel paradiso fiscale delle Bermude dove ha sede la divisione Google Ireland Holdings.

 

Secondo i documenti ufficiali depositati presso la cancelleria del Tribunale, che l’agenzia Afp ha potuto visionare, Google France ha dichiarato per l’anno 2012 un fatturato di 192,9 milioni di euro e un utile netto di 8,3 milioni di euro.

Dal documento si rileva anche che le imposte sul reddito pagate da Google France per questo esercizio ammontano a 6,5 milioni di euro.

 

In Francia, stando a diverse stime degli analisti, la società americana avrebbe realizzato un fatturato tra 1,25 e 1,4 miliardi di euro solo per il 2011, grazie soprattutto alla pubblicità.  

 

Ieri a France 5, commentando la nuova fuga di notizie, la Pellerin ha indicato che sulla vicenda “…non c’è niente di nuovo”, aggiungendo che si tratta di “…di informazioni note, già pubblicate un anno fa. Non c’è quindi niente da dichiarare”.

 

Prevedibile l’atteggiamento cauto del Ministro che nella sua dichiarazione a France 5 fa riferimento alla notizia pubblicata nel 2012 dal giornale francese Le Canard Enchaîné e ripresa da Key4biz che asseriva: “La Direzione generale delle imposte ha chiesto tramite raccomandata al gigante americano di pagare circa 1 miliardo di euro per quattro esercizi contabili”.

Durante la conferenza stampa tenuta subito dopo le indiscrezioni del Canard, l’allora Ministro al Bilancio Jérôme Cahuzac confermava le trattative in corso con Google sulla somma che il gruppo deve all’erario francese, precisando che, nell’ipotesi la compagnia decidesse di portare tutto in tribunale, il governo disporrebbe di “…elementi ampiamente convincenti…” perché la giustizia confermi la correttezza dei provvedimenti in atto.

 

All’epoca dei fatti, nell’ambito degli accertamenti delle autorità tributarie d’Oltralpe sulle pratiche di ottimizzazioni fiscale delle web company americane, Amazon confermò invece di aver ricevuto dal fisco la richiesta a pagare 198 milioni di euro di tasse non versate.

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