Europa
I dati che quotidianamente immettiamo in rete sono la moneta di scambio dell’era digitale: linfa vitale della nuova economia e del business delle imprese di tutti i settori – dalle assicurazioni alle banche passando per i siti dei media sociali e i motori di ricerca. Per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della loro tutela – un principio e un diritto imprescindibile, soprattutto dopo l’esplosione del Datagate – si celebra oggi in Europa la giornata della protezione dei dati personali.
Sono passati 34 anni da quando vennero definite le prime linee guida dell’Ocse in quest’area e 19 anni da quando la Commissione europea ha emanato la Direttiva sulla Protezione dei dati. Era il 1995 e Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook aveva solo 11 anni.
A pensarci oggi, i social network, gli smartphone, i tablet, le app, la musica in streaming, i video di YouTube – utilizzati ogni giorno da milioni di persone in tutto il mondo – sembrano esserci sempre stati ma, allora, nessuno poteva immaginare come e con quale dirompenza internet avrebbe cambiato le nostre vite, diventando parte integrante del nostro quotidiano.
Concetti come ‘data mining‘, ‘smart city‘, ‘cloud computing‘ sui quali si basano le nuove frontiere della scienza, della mobilità urbana sostenibile, della revisione delle politiche IT aziendali si fanno sempre più spazio nelle nostre società.
Ed è sui dati che tutto si fonda, sulle informazioni che ciascuno di noi – coscientemente o meno – immette ogni giorno sui siti che frequenta, sui social network, nelle app che scarica sul cellulare.
Perché è di questo che si parla quando si dice che i dati digitali sono la moneta della nuova economia, talmente importanti che il Governo americano non ha esitato ad avviare un’operazione di monitoraggio delle comunicazioni digitali a livello globale venuta alla luce grazie alle rivelazioni di Edward Snowden e che ha ridato vigore alle tesi di chi, soprattutto in Europa, continua a sottolineare l’importanza di proteggerli in maniera rigorosa.
Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione europea ha avviato due anni fa la revisione della Direttiva del 1995, per adeguarla alle evoluzioni di internet e nell’intento di rafforzare i diritti della privacy online e stimolare l’economia digitale europea.
La proposta contiene una serie di misure per meglio tutelare la privacy nell’era digitale – dal ‘privacy by design’ alla responsabilità delle aziende che processano i dati – e che sono quanto mai urgenti a fronte dello scoppio del Datagate, cui ha fatto esplicito riferimento, nel suo intervento di oggi alla Giornata della protezione dei dati personali, il Commissario Ue alla Giustizia, Viviane Reding.
Ecco perché è necessario un Patto di protezione dei dati personali per l’Europa, per ristabilire la fiducia sia nelle relazioni transatlantiche sia nel modo in cui imprese e governi gestiscono i dati dei cittadini.
Otto i principi cardine di questo patto, secondo la Reding: integrare nella legge la riforma della protezione dei dati personali; porre fine alle distinzioni fra settore privato e settore pubblico; sottoporre a discussione pubblica le leggi che disciplinano la protezione dei dati personali o che incidono sulla tutela della vita privata, perché sono in gioco le libertà civili nell’ambiente in linea; raccogliere i dati in modo mirato e limitatamente a quanto proporzionato per il conseguimento delle finalità previste; predisporre leggi chiare e aggiornarle costantemente; essere chiari sul fatto che “la sicurezza nazionale non è una motivazione che si possa addurre ad ogni piè sospinto. Dovrebbe essere l’eccezione, non la regola”; rimarcare che non vi può essere controllo effettivo senza un ruolo dell’autorità giudiziaria: “Il controllo dell’esecutivo è utile. Il controllo del parlamento è necessario. Il controllo della magistratura è fondamentale”; essere chiari sul fatto che le norme sulla protezione dei dati personali dovrebbero applicarsi quale che sia la cittadinanza dell’interessato.
La Reding ha quindi ribadito che “…la sorveglianza totale e indiscriminata dei dati delle comunicazioni elettroniche è inaccettabile” per poi aggiungere anche che l’Europa deve cominciare a fare ordine a casa propria “se vuole godere di credibilità negli sforzi per ricostruire la fiducia, se vuole essere un esempio per gli altri continenti”.
Anche il Commissario per l’Agenda digitale Neelie Kroes ha sottolineato che “la protezione dei dati è un diritto fondamentale e che trovare un accordo sulla riforma proposta dalla Commissione nel 2012 è essenziale per rafforzare la fiducia e la protezione e per rendere le norme adatte all’era moderna. Questa – ha concluso – resta un priorità”.