Svizzera
Il gotha mondiale si è riunito al World Economic Forum di Davos, luogo di riferimento di politica e finanza internazionale per fare il punto sull’economia mondiale. Più di 2500 i delegati che si sono recati nella località elvetica, provenienti da più di 100 paesi, cinque volte di più rispetto ai 444 ospiti della prima edizione del WEF che risale al 1971.
Ancora scarsa la partecipazione femminile, con appena il 15% di presenze femminili nella tre giorni dal 22 al 25 gennaio. Il più giovane dei partecipanti è il 21enne Umar Anwar Jahangir, da Islamabad, a capo della Bahria Medics, un’organizzazione impegnata nel sociale gestita da studenti. Il più vecchio, invece, è il capo di Sato israeliano Shimon Peres.
Fra loro, 250 i politici di spicco e responsabili di organizzazioni internazionali, più di 40 capi di governo, protetti da una fitta rete di sicurezza formata da 4mila agenti di Polizia, guardie del corpo, soldati dell’Esercito svizzera protezione della cittadina. Un appuntamento che ha portato nelle casse di Davos 45 milioni di franci svizzeri, pari a 50 milioni di dollari anche grazie ai 20 mila dollari necessari per l’accredito. Il beneficio complessivo per l’economia svizzera è pari a 70 milioni di franchi (77 milioni di dollari).
Nella sua lunga storia, soltanto una volta il World Economic Forum si è tenuto in un’altra sede che non fosse Davos, nel 2002, quando il Forum fu organizzato a New York in memoria delle vittime dell’11 settembre.
Il WEF ha quattro sedi nel mondo: il quartier generale a Ginevra e le sedi distaccate a New York, Tokio e Pechino.
Quest’anno il meeting conta 250 eventi, organizzati dallo staff di 500 persone, alla presenza di 500 giornalisti di tutto il mondo, che hanno presentato la loro richiesta di partecipazione tre mesi prima dell’evento.
Più di 2 milioni di persone hanno seguito il WEF su Twitter.
Secondo un sondaggio effettuato da PwC in occasione del WEF, la fiducia dei ceo, in particolare di quelli europei e italiani, è in ripresa.
Fra i temi più caldi dibattuti a Davos il ruolo delle tecnologie per il futuro dell’economia globale e la perdita di posti di lavoro provocata dalla crescente automazione di processi e funzioni aziendali e dalla progressiva digitalizzazione degli oggetti, legata all’Internet delle Cose. A sorpresa la maggior parte dei business leader – compreso il Ceo di Google Eric Schmidt – ha ammesso che lo sviluppo tecnologico, pur essendo una buona cosa in sé, provocherà la perdita di posti di lavoro per molte persone. “La disoccupazione sarà il problema principale nei prossimi 10-20 anni”, ha detto il Ceo di Google Eric Schmidt a Davos.
(P.A.)