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Uno Studio Ocse sulle tv connesse contesta l’attuale convinzione che le reti siano incapaci di contenere l’esplosione del traffico online.
“Le reti non stanno per essere travolte da uno ‘tsunami di dati’“, sostiene l’Ocse secondo il quale non c’è motivo di allarmarsi di fronte alla crescente distribuzione di contenuti video sul web. La tv connessa è ormai una realtà e sono tanti gli operatori. C’è Netflix, ma anche altri servizi cloud come quello lanciato nel 2009 dall’operatore americano via cavo Cablevision, c’è poi Hulu e FimOn, la startup svizzera che permette di guardare live gratuitamente diversi canali televisivi, anche stranieri, dallo smartphone.
E’ ovvio che la moltiplicazione di questi servizi lancia una seria sfida alle reti telecom. Finora la trasmissione dei canali televisivi e dell’IPTV avveniva in modalità multicast, oggi con l’esplosione della tv connessa e del video streaming, che permettono a ognuno di costruire il proprio palinsesto per vederlo anywhere e anytime, si è passati all’unicast che ovviamente intasa le reti.
Questo tuttavia non impedisce all’Ocse di ritenere che il multicast diverrà quasi inutile nel prossimo futuro e gli utenti si rivolgeranno sempre di più al web per fruire i contenuti televisivi.
“Ci vorrà molto tempo prima che lo spettro venga interamente riassegnato – dice l’Ocse – ma l’attuale obiettivo della politica è permettere l’accesso di tutti alla banda larga. Questo significa che verrà il momento in cui i servizi tradizionali di trasmissione terrestre non saranno più necessari”.
Non a caso proprio ieri i principali broadcaster inglesi hanno lanciato l’allarme, sostenendo che la Tv produce più soldi del 4G, e lasciando presagire quella che sarà la futura battaglia dello spettro.
L’Ocse anticipa di molto i tempi anche perché il traffico sta crescendo a un ritmo lento: si è moltiplicato per otto dal 2007 al 2012 e nei prossimi cinque anni dovrebbe solo triplicarsi.
I fornitori d’accesso tendono ad aumentare la capacità delle proprie reti, spiega l’Ocse, diversamente gli utenti si rivolgerebbero ad altri operatori per avere la velocità di connessione di cui hanno bisogno.
L’Ocse cita il caso di Swisscom che vende abbonamenti a prezzi diversi a seconda della velocità di cui si ha bisogno. Un modello, secondo l’Ocse, compatibile con il futuro sviluppo della tv connessa. Sarà questa la soluzione per contenere l’esplosione del traffico online?