Pubblicità online, allarme ‘falsi utenti’ su Facebook e Twitter

di Paolo Anastasio |

La massiccia presenza di ‘fake’, cloni e bot informatici ingrossa artificialmente la base reale di utenti attivi sui social media. Un fenomeno che pesa negativamente sulle intenzioni di spesa in advertising digitale delle aziende.

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Sono almeno 100 milioni i falsi utenti di Facebook, ‘fake’ virtuali che in realtà sono soltanto dei semplici ‘bot’ informatici, cloni e zombie della Rete che ingrossano in maniera artificiale la base di presunti membri del social network. L’allarme arriva dal quotidiano The Telegraph, a firma di Jamie Bartlett, direttore del Centre for the Analysis of Social Media del think tank Demos, specializzato in dark net.

 

Alla fine del 2012 Facebook ha annunciato di avere superato la soglia del miliardo di membri, ma secondo la società di analisi e-Marketer le persone in carne e ossa sono meno di 900 milioni. Facebook stessa ha reso noto che il 9-10% degli account sono doppioni, cloni o bot.

 

La tesi di Bartlett è chiara: la massiccia presenza di ‘fake’ mischiati alla base di utenti realmente attivi del social network è una spina nel fianco per l’advertising online, che basa le sue scelte di spesa appunto sull’indicatore della base utenti. Ma se il dato non corrisponde alla realtà, il rischio di buttare soldi in campagne digitali cresce a dismisura per le aziende.

 

Più sono gli utenti attivi maggiori diventano le aspettative di generare ricavi per le aziende che investono in pubblicità sui socia. Ma perché l’advertising funzioni davvero è necessario che gli utenti siano persone in carne ed ossa e non semplici cloni digitali travestiti da utenti.

 

Anche Twitter, aggiunge Bartlett, ha i suoi problemi con i ‘fake’. A novembre del 2013 il sito di microblogging ha dichiarato 232 milioni di utenti attivi. Ma secondo dati della società di analisi Twopcharts il numero complessivo di utenti registrati a Twitter è molto superiore, pari a 916 milioni di account. “Ciò significa che più o meno tre membri su quattro registrati a Twitter hanno abbandonato il sito oppure non lo utilizzano anche se sono registrati – precisa Bartlett – un recente studio condotto da Ipsos-Reuters evidenzia che il 36% degli utenti di Twitter non usa l’account dopo la registrazione”. Il 40% degli utenti attivi di Twitter non twitta e si accontenta di leggere quello che scrivono gli altri. Il 5% degli utenti sono cloni.

 

Anche Google Plus avrebbe problemi analoghi. L’anno scorso il senior vice president Vic Gundotra ha detto che Google+ conta più di 300 milioni di utenti attivi, ma alcuni insider hanno fatto notare che per essere considerato utente attivo è sufficiente cliccare nel sito.

 

Il problema dei fake e dei cloni riguarda anche un altro aspetto importante dei social, quello delle recensioni online su prodotti e servizi che girano online. Secondo Bing Liu, studioso di dati dell’Università dell’Illinois, un terzo delle recensioni che girano online sono false e la vendita di finti ‘follower’ e ‘Like’ di Twitter e Facebook è pratica diffusa. Pare che la l’acquisto di mille follower su Twitter costi intorno agli 11 dollari.  

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