#Datagate: Microsoft protegge gli utenti extra Usa, i loro dati conservati all’estero

di Paolo Anastasio |

L’azienda di Redmond consentirà ai suoi utenti non americani di scegliere server fuori dal territorio Usa per immagazzinare i loro dati personali.

Stati Uniti


Privacy

Dopo lo scandalo del Datagate, Microsoft ha deciso di conservare i dati personali dei suoi clienti non americani su server fuori dal territorio americano. Lo scrive oggi il Financial Times, aggiungendo che la decisione di Microsoft rompe il fronte comune – fino ad oggi – delle web company Usa che non avevano preso in considerazione questa ipotesi.

E’ stato il responsabile legale dell’azienda Brad Smith a comunicare la decisione di Microsoft, che in questo modo prende una posizione autonoma dopo le rivelazioni di Edward Snowden sulla raccolta dati massiva da parte dell’Nsa nei confronti di cittadini stranieri in Brasile e in diversi paesi dell’Ue.

“I nostri utenti devono avere la facoltà di sapere se i loro dati personali sono soggetti alle leggi e all’accesso da parte dei governi di altri paesi e devono avere la facoltà di scegliere dove vogliono che siano immagazzinati”, ha detto Smith al quotidiano londinese, precisando che gli utenti europei dell’azienda possono ad esempio scegliere di conservare i loro dati in uno dei numerosi data center di Microsoft presenti nel mondo, ad esempio in Irlanda.

La presa di posizione di Microsoft è stata accolta positivamente dai difensori della privacy, anche se di certo apre una breccia nel fronte comune delle web company Usa alle prese con il danno d’immagine e di credibilità figlio del Datagate.

C’è da dire che, aggiunge il Financial Times, le aziende Usa restano obbligate, su esplicita richiesta della Corte di sicurezza Usa, a passare i dati anche di cittadini non americani all’Nsa indipendentemente da dove sono immagazzinati.

Il presidente Obama ha non più tardi di venerdì scorso chiarito che il monitoraggio dei dati da parte dell’Nsa, seppur condizionato al via libera della magistratura in casi speciali come il rischio di terrorismo, non è affatto cancellato. Detto questo, il fatto che i dati dei cittadini non americani siano conservati in altri paese renderà più complicato l’accesso ai dati per i servizi americani.

La scelta di Microsoft segue un comunicato congiunto diffuso un mese fa dalle maggior tech company americane in cui si sosteneva di non volere conservare i dati nei singoli Stati di appartenenza degli utenti, respingendo così un’esplicita richiesta avanzata dal Brasile.

Una fonte di una delle maggior tech company Usa, sotto anonimato, ha detto al Financial Times che creare un data center in ogni stato sarebbe troppo costoso e danneggerebbe soprattutto le start up. Smith ha riconosciuto le ingenti spese ma ha aggiunto: “Questo vuol dire che bisogna ignorare le richieste dei nostri utenti? Non è una strategia vincente”.

Dopo le rivelazioni di Snowden molte aziende e utenti europei hanno espresso seri dubbi sull’affidabilità di Google, Facebook e Microsoft, avanzando seri dubbi sul fatto che i loro dati personali siano davvero al sicuro dall’occhio delle autorità Usa. C’è da dire che i maggiori gruppi hitech hanno da sempre detto di non avere lasciato “back door” all’intelligence Usa per entrare nei loro server liberamente.


“La nostra intera industria è preoccupata che certi clienti fuori dagli Stati Uniti abbiano meno fiducia nei servizi online (americani)”,
ha detto Smith. Smith ha aggiunto che Washington e Bruxelles dovrebbero prendere in considerazione un accordo internazionale per garantire che i governi non controllino i rispettivi territori attraverso le società Internet. Per Smith il “Mutual Legal Assistance Treaty”, usato da Stati Uniti e Europa per proteggere i diritti degli individui è superato: “Deve essere modernizzato o rifatto”.

Intanto, oggi Verizon ha reso noto che nel 2013 ha ricevuto dall’Fbi almeno un migliaio di richieste di informazioni riguardanti suoi clienti. L’Fbi non ha alcun obbligo di passare attraverso un giudice federale per chiedere e ottenere l’accesso immediato alle informazioni sugli utenti delle aziende telefoniche. Tutte le richieste avanzate dal Federal Bureau per ragioni di sicurezza nazionale. Complessivamente, l’anno scorso Verizon ha ricevuto 321.545 richieste di informazioni su numeri di telefono e indirizzi connessi da parte di enti federali, governativi e agenzie di intelligence Usa ma anche di altri paesi, in particolare dalla Germania. 

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