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Potrebbe decidersi già oggi l’operazione di integrazione tra la società delle torri Telecom Media Broadcasting (Timb) e Rete A del Gruppo L’Espresso di Carlo De Benedetti. Secondo indiscrezioni, infatti, dopo il Cda di Telecom Italia, sarebbe stato fissato il board di TI Media con all’ordine del giorno questo dossier. Rumors che trovano conferma anche nella partecipazione al Cda di Telecom del presidente di TI Media Severino Salvemini.
Il Cda di Telecom Italia al termine dell’incontro ha fatto sapere d’aver compiuto un “aggiornamento sullo stato di integrazione tra TI Media Broadcasting e le attività di Rete A (gruppo L’Espresso), volto alla valorizzazione dei rispettivi asset anche attraverso la realizzazione di sinergie industriali”.
Bene il titolo di TI Media in Borsa sulla scia della notizia che ha chiuso in aumento del 4,07%, a 0,1405 euro. Bene anche L’Espresso che metteva a segno +6,42%, a 1,509 euro.
L’eventuale fusione avrebbe profonde ripercussioni sul mercato delle frequenze e, raccogliendo il parere di alcuni esperti, abbiamo cercato di capire come cambierebbero gli scenari.
Secondo fonti finanziarie, si vorrebbe costituire una joint-venture partecipata al 70% da TI Media e per il restante 30% da Gruppo L’Espresso per una valutazione complessiva di circa 300 milioni di euro. La NewCo potrebbe contare su un totale di cinque multiplex: 2 de L’Espresso e 3 di Timb. Fra i fondi interessati a entrare ci sarebbe F2i, il cui eventuale ingresso permetterebbe di monetizzare il valore.
Secondo gli esperti sentiti da Key4biz, se si facesse la joint-venture, “2 mux potrebbero essere usati per la televisione in vista di una ristrutturazione dello spettro e gli altri 3 potrebbero essere monetizzati o trasformati in frequenze utilizzabili per la telefonia mobile nel momento in cui parte della banda Uhf dovesse andare a quest’ultima tecnologia. Operazione sarebbe perfettamente coerente con il principio della neutralità tecnologica e del servizio visto che si tratta di frequenze che possono essere usate per l’una o per l’altra cosa”.
“Credo che per Telecom Italia – ha commentato l’esperto – sia un’operazione di posizionamento per la fase in cui quelle frequenze dovranno essere cedute alla telefonia mobile per trovarsi in una posizione forte per fare una società delle reti che improvvisamente si troverebbe in pancia delle frequenze di grande valore e si metterebbe ad affittarle agli operatori mobili che hanno bisogno di quella capacità trasmissiva”.
Ovviamente ci vorrebbe il via libera dell’Agcom e del Ministero ma si troverebbe in una posizione molto forte per valorizzare i propri asset al meglio.
Un altro esperto sentito da Key4biz ha giudicato positivamente la possibile operazione, ritenendo che nel mercato degli operatori di rete televisiva sia necessario procedere a operazioni di fusione e che si vada verso la concentrazione dei soggetti.
“Oggi – ha spiegato – il panorama risulta estremamente frammentato con piccoli operatori locali che non hanno le economie di scala per gestire questo tipo di attività“.
E’ quindi importante che vi siano pochi soggetti e che il panorama dei multiplex sia meno frammentato possibile per poter fare gli investimenti attesi anche per le nuove tecnologie come il DVBT2, aggiungendo che “Se ci fosse un operatore di rete unico per tutte le emittenti locali sarebbe straordinario“.
“Nel settore delle torri – ha precisato – non possono esserci soggetti piccoli che non sono in grado di fare investimenti tecnologici per un settore in così rapida evoluzione”.