Net neutrality: sentenza Verizon-Netflix, una risposta al boom del traffico online

di Raffaella Natale |

Il Tribunale di Washington dà ragione a Verizon nella causa contro Netflix. Invalidate le regole della Fcc e adesso cosa succederà?

Stati Uniti


Netflix

La sentenza del Tribunale di Washington che, accogliendo il ricorso di Verizon contro Netflix, ha bocciato le regole fissate nel 2010 dalla Federal Communications Commission (Fcc), è destinata ad avere ripercussioni incredibili che rivoluzioneranno profondamente non solo il principio della net neutrality su cui si basava internet negli USA ma anche il mercato dei contenuti digitali.

 

Le regole decise dalla Fcc avevano come obiettivo di evitare che gli operatori tlc potessero avere un diretto controllo sulla rete, bloccando, accelerando o rallentato le connessioni internet a seconda dei loro interessi. La sentenza (81 pagine) di ieri mantiene solo il principio della trasparenza al quale devono attenersi le telco nel fornire informazioni su traffico, servizi e condizioni commerciali.

La Fcc ora può accettare la sentenza e studiare un regolamento che faccia sue le decisioni del Tribunale di Washington oppure può fare appello fino alla Corte Suprema. 

 

Il verdetto rappresenta tra l’altro una pesante sconfitta per il presidente Barack Obama che aveva messo la net neutrality tra le priorità della sua Agenda digitale, convinto che internet deve restare aperto, senza restrizioni.

Le regole della Fcc rappresentavano appunto i perni della neutralità della rete, ma adesso con questa sentenza del Tribunale di Washington le cose potrebbe radicalmente cambiare.

Gli operatori Internet potranno, infatti, applicare regimi tariffari diversi a seconda della potenza e velocità di comunicazione. Nasce insomma un Internet a due velocità, ha già detto qualcuno, con la maggiore potenza riservata a chi può pagare.

 

Le motivazioni alla base del ricorso dell’operatore tlc Verizon contro Netflix, piattaforma di video streaming e noleggio di film, si basano sul fatto che il provider di contenuti divora troppa banda per cui dovrebbe pagare di più.

Secondo alcune stime, negli USA oggi circa il 50% della potenza fissa installata per le comunicazioni online  –  per lo più cavi a fibre ottiche  –  viene sfruttata da due sole web company, Netflix e YouTube di Google.

L’esplosione dei video online, indica Cisco, comporterà una triplicazione del traffico entro il 2017.

L’operatore Comcast assicura che il proprio traffico aumenta del 55% l’anno e deve raddoppiare la capacità delle propria infrastrutture ogni due anni, senza alcun contributo degli operatori internet.

 

Con la nuova sentenza che dà ragione a Verizon d’ora in poi agli operatori che forniscono le infrastrutture potrebbe andare una parte dei profitti dei fornitori di contenuti come appunto Netflix e YouTube.

Il verdetto, infatti, permetterà ai fornitori di banda larga di negoziare accordi speciali con i provider di contenuti come appunto Netflix, YouTube, Yahoo! per garantire che i loro contenuti possano contare su una maggiore potenza di banda rispetto ad altri siti.

 

Ma secondo le associazioni dei consumatori questo potrebbe limitare la scelta degli utenti, che comunque vedranno aumentare i prezzi dei servizi streaming, e minacciare le piccole piattaforme per non hanno risorse per garantire ai propri clienti un accesso più veloce e affidabile a internet.

Al momento, per esempio, l’abbonamento a Netflix costa 7,99 dollari le cose potrebbero cambiare se fosse costretto a pagare tariffe maggiori ai fornitori di banda, con ricadute sul prezzo finale per gli utenti. Verizon ha assicurato che le cose non cambieranno. In una nota dichiara che ‘gli utenti continueranno ad accedere a internet come fanno oggi’.

 

Il presidente della Fcc Tom Wheeler ha dichiarato che l’Autorità “studierà tutte le possibili opzioni per garantire che internet resti libero e aperto per l’innovazione e l’espressione“.

 

Il problema è molto sentito anche in Europa e non a caso la net neutrality è stato uno degli argomenti più fortemente dibattuto nell’approvazione del pacchetto Kroes per il mercato unico tlc, approvato l’11 settembre, ora al vaglio dell’Europarlamento che dovrebbe adottarlo entro la prossima primavera.
Oggi su Twitter il Commissario Kroes ha commentato la sentenza USA, scrivendo ironicamente “…mi chiedevo se invitare in Europa tutte quelle startup americane che sono state svantaggiate in modo da dargli una buona chance”.
 

Relativamente alla net neutrality, la Commissione Ue ha assicurato che il nuovo pacchetto vieterà il blocco o la limitazione dell’accesso ai contenuti, garantendo un internet aperto e senza restrizioni, indipendentemente dal costo o dalla velocità dell’abbonamento. Gli ISP potranno sempre fornire servizi ‘specializzati’, garantendone la qualità, quali l’IPTV, il video-on-demand o altre applicazioni di ambito medico ad alta risoluzione e nel settore del cloud ad alta intensità di dati, fondamentali per le imprese, purché ciò non interferisca con la velocità di connessione a internet promessa ad altri clienti.

 

ETNO, l’associazione che raggruppa gli operatori telecom europei, ha accolto gli sforzi fatti dal Vicepresidente Neelie Kroes per accrescere la consapevolezza dell’importanza del settore delle telecomunicazioni per l’economia europea, tuttavia ritiene ancora che le misure proposte non siano complessivamente in grado di produrre lo slancio richiesto per raggiungere i target dell’Agenda Digitale e per contribuire alla crescita economica dell’Europa.

Il presidente di ETNO, Luigi Gambardella, ha più volte ribadito: “Quello che vediamo come provider è che i consumatori chiedono prodotti e servizi differenziati, con prezzi diversi. Per soddisfare queste richieste è essenziale che l’industria abbia la flessibilità per offrire prodotti e servizi differenziati. Allo stesso tempo riconosciamo l’importanza di un accesso senza limitazioni a contenuti e servizi e supportiamo la disponibilità di offerte senza restrizioni a specifici contenuti e servizi”.

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