Italia
Torna alta l’attenzione su Telecom Italia, in vista del cda di giovedì prossimo, quando sul tavolo arriveranno le questioni relative alla governance emerse nell’assemblea dello scorso 20 dicembre, mentre prosegue la ridda di ipotesi sul futuro della controllata carioca.
Nei giorni scorsi, come è noto, la Consob ha aperto un’indagine volta a esaminare le scelte di voto dei fondi americani. Sul banco degli imputati, in particolare, il fondo BlackRock che – stando ai documenti presentati alla SEC – controlla il 10,12% di Telecom Italia (incluso il convertendo) ma che si è presentato in assemblea depositando solo il 5,5% del capitale. La Consob vuole appurare se il fatto che la scelta di convogliare una parte dei voti a favore della proposta di Fossati, mentre un’altra parte si è astenuta e una terza parte non si è presentata, non sia stato un escamotage per favorire Telco e Telefonica.
Un comportamento intricato, forse, ma come fanno notare gli osservatori, non del tutto estraneo alla logica di comportamento dei grandi fondi che operano sotto diverse sigle.
Prosegue inoltre anche la girandola di ipotesi e cifre attorno a Tim Brasil. La controllata carioca, che secondo le valutazioni di Fossati varrebbe 20 miliardi, secondo Asati più 15 miliardi, mentre in Borsa il valore si aggira attorno ai 9 miliardi, sarebbe entrata nel mirino del tycoon messicano Carlos Slim, che sarebbe in manovra sulla società. Come è noto, il piano del numero uno di America Movil consisterebbe nello spezzettamento dell’operatore che finirebbe così distribuito fra Claro (dello stesso Slim), Vivo (Telefonica) e Oi (Portugal Telecom).
Slim, l’uomo più ricco del mondo, aveva tentato un’incursione nell’azionariato di Telecom Italia già nel 2007 ai tempi della creazione di Telco, nella cui compagine entrò però Telefonica.
Telecom Italia, dal canto suo, ha sempre e con forza smentito ogni indiscrezione in tal senso. Le dismissioni, in Brasile, riguarderebbero soltanto le torri di trasmissione, come parte del piano di rafforzamento del capitale da 4 miliardi annunciato lo scorso novembre. (A.T.)