#Dleaders: Meglio vivere in funzione dello smartphone o essere una persona smart?

di di Diana Fabrizi - #DLeaders |

E’ possibile possedere uno smartphone di ultima generazione pur rimanendo ‘umani’?

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SMART. Smart city. Smart people. Smartphone. Sono solo alcuni esempi di come una singola parola venga applicata ormai quotidianamente e in ciascun ambito (lavorativo, familiare, sociale, politico, economico, etc). La tecnologia è oggi protagonista indiscussa di cambiamenti radicali in grado di modificare l’attuale configurazione dei tessuti sociali, delle politiche urbane, delle strategie economiche. Sotto l’aspetto scientifico, fu uno studio del Politecnico di Vienna a segnare  il passaggio dalla concezione di smart city come città digitale a quella di smart city come città più vivibile e inclusiva, definendo smart quelle città “che perseguono il miglioramento delle loro performance su sei assi strategici: smart economy, smart government, smart environment, smart living, smart mobility, smart people”.

 

La nostra vita quotidiana sta diventando sempre più smart. E l’oggetto materiale che più di tutti incarna questo netto cambiamento per le nostre vite individuali e collettive è lo smartphone, il “cellulare intelligente”. Da strumento lavorativo e professionale appannaggio di una ristretta nicchia (il Blackberry di prima generazione) ad accessorio indispensabile e diffusissimo soprattutto tra le nuove generazioni, con un picco tra gli 11 e i 19 anni (soprattutto iPhone e Samsung, dispositivi neanche tanto economici), fascia di età nella quale oramai non puoi risultare “disconnesso” dai profili dei social network nemmeno per un secondo nella giornata!

Ma siamo consapevoli delle reali conseguenze che un uso spropositato di un semplice smartphone potrebbe avere sulle nostre relazioni sociali (oltre che sulla nostra salute, ma qui si dovrebbe un capitolo a parte)?

In base ai risultati di una ricerca commissionata da Nokia all’esperto di tecnologia Toni Ahonen, in media le persone controllano il proprio smartphone 150 volte ogni 16 ore all’interno di una giornata lavorativa, cioè più o meno una volta ogni 6 minuti e mezzo. Risultato stupefacente. Già, oppure frutto di un’ossessione e una dipendenza da non sottovalutare. Dal primo momento in cui ci svegliamo, passando per il resto della giornata (lavorativa e non), fino ad arrivare all’ora di mettersi a letto per andare a dormire: tutte le nostre azioni – e molto spesso, purtroppo, anche le nostre emozioni – sono collegate all’inseparabile smartphone.

E’ possibile possedere uno smartphone di ultima generazione pur rimanendo “umani”?

Forse sì, forse basterebbe davvero poco. Forse sarebbe sufficiente utilizzarlo al meglio per quello che è: uno straordinario e divertente ed utilissimo strumento tecnologico che ci permette di avere tutto a portata di mano ed essere in contatto ovunque con chiunque, ma in ogni caso uno strumento non dotato di personalità e percezioni sensoriali.

Forse potremmo separarcene ogni tanto, riponendolo per qualche ora nella tasca o nella borsa: magari troveremo qualche notifica di Whatsapp, Facebook, Twitter o qualche chiamata persa o un paio di email non lette, ma non sarà così traumatico.

Forse dovrebbe divenire la regola e non l’eccezione che, quando si è intenti in compagnia di altre persone (in un bar, in una riunione, in un viaggio, in una passeggiata, a lezione, etc.), si preferisca proseguire la conversazione con esse anziché rispondere al telefono (a meno che non sia un’urgenza): in fondo Carlo Verdone ha cercato di insegnarcelo già anni fa con “Pronto? No, non mi disturba affatto! Mi dica!” del suo esasperante ed ossessivo Raniero in Viaggi di Nozze.

Forse servirebbe solo rendersi conto che è più importante e più gratificante – per noi stessi in primis e per chi ci circonda – essere una “persona smart” (nel suo significato letterale di intelligente, brillante, abile) piuttosto che vivere in funzione di uno smartphone.

In tutti questi forse, iniziamo a comprendere e rendere nostra questa frase letta in un libro qualche anno fa: “possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”!

 

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