Stefano Parisi: ‘No all’aumento del 500% dell’equo compenso, 200 milioni nelle casse della Siae’

di Paolo Anastasio |

Il presidente di Confindustria Digitale al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray: ‘Se il decreto ministeriale da lui firmato entrerà in vigore le aziende faranno una pioggia di ricorsi singoli al Tar’.

Italia


Stefano Parisi

Confindustria Digitale all’attacco del Mibac, per l’aumento del 500% ventilato sull’equo compenso per copia privata di contenuti audio e video su smartphone, tablet e smart tv come indennizzio Siae per gli artisti. “Se ci sarà l’aumento del 500% dell’equo compenso per la copia privata su smartphone, tablet, cellulari, pc, Mp3, cd, dvd e smart tv a favore della Siae, prevista dal decreto ministeriale firmato dal ministro Bray, le aziende del settore Ict rappresentate da Confindustria Digitale ricorreranno singolarmente al Tar”. Lo ha detto oggi Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, in riferimento al decreto del ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, che prevede un incremento “iniquo” , secondo Parisi, dell’equo compenso, il contributo versato alla Siae dai produttori e dagli importatori di dispositivi elettronici (pc, chievatte Usb, Mp3, tablet, smartphone, cellulari, Blu Ray, cd, dvd, Smart Tv) come indennizzo verso i titolari dei diritti di sfruttamento delle opere musicali e videografiche.

Un aumento che, secondo Cesare Avenia, presidente di Asstel, “impatterà negativamente anche sugli operatori tlc – dice Avenia – perché anche loro vendono questi apparati. Si tratta di un prelievo forzoso che danneggia direttamente un settore già in difficoltà”.

La posizione di Confindustria Digitale si contrappone diametralmente a quella della Siae, che nei giorni scorsi, per bocca del presidente Gino Paoli, ha auspicato l’adeguamento delle tariffe italiane a quelle di Germania e Francia: “Perché in Italia le tariffe degli smartphone sono a 0,90 centesimi, quelle dei tablet a 1,90 euro e quelle dei telefonini e degli smartphone a 0,90 centesimi mentre in Germania variano da 16 a 36 euro (secondo le capacità di memoria) e in Francia da 2,80 a 14,72 euro – ha detto Gino Paoli – perché gli autori, interpreti esecutori e i produttori di contenuti del nostro paese non possono avere pari dignità e devono continuare a produrre opere dell’ingegno senza avere adeguato compenso e quindi continuando ad essere figli di un dio minore?”.   

“Siamo d’accordo con il riconoscimento del compenso delle opere di ingegno – ha detto Cristiano Radaelli, presidente di Anitec Ma il contributo va pagato in base all’effettivo utilizzo della privata e non in base alla quantità di memoria del dispositivo. il compenso deve essere pagato sul reale utilizzo dell’opera degli autori e non sull’acquisto tout court di un dispositivo tecnologico. Inoltre molti dispositivi digitali non permettono la creazione di una copia ad uso privato ed è quindi inverosimile applicare un balzello sull’acquisto di tali dispositivi“.

Il rischio, non troppo remoto , è che il pagamento dell’equo compenso non venga assorbito dalle aziende produttrici, come avviene oggi, ma scaricato sui consumatori, con aumenti consistenti per l’acquisto dei device elettronici.  Per quanto riguarda il settore delle tv, visto il calo del 20% a valore nel settore consumer electronics in Italia, sarà scaricato sui consumatori.

Confindustria Digitale ha proposto al Governo di sospendere l’aumento e di “convocare un tavolo tecnico con tutte le parti in causa, lo stesso che era stato incaricato nel 2009 dal ministro Bondi, ma che da allora non si è mai riunito, per realizzare  indipendente sull’evoluzione tecnologica – prosegue Parisi – e di quantificare quanto in realtà la copia privata da cd e dvd  venga usata dai consumatori. Tanto più che ormai la fruizione di contenuti, soprattutto  audio, avviene per lo più in streaming mentre la copia privata da cd e dvd  non è più molto usata. Chiediamo altresì di recepire le raccomandazioni del Rapporto Ue dell’ex commissario Vitorino sulla copia privata, in modo da emanare, in tempi rapidi, un decreto che definisca un compenso effettivamente equo”.  

L’equo compenso, aggiunge Confindustria Digitale, non è stato calcolato tenendo conto della media UE a 28 paesi, dove sono sei i paesi nei quali non viene applicato, fra cui Spagna e Regno Unito (dove è illegale), ma inserendo invece nel computo tablet e smart tv, inseriti nel paniere del computo soltanto in tre paesi Ue.

Se l’aumento ventilato dal decreto Bray fosse adottato dal ministero, secondo i dati diffusi oggi da Confindustria Digitale, nelle casse della Siae entrerebbe un gettito di circa 200 milioni di euro (stima di Confindustria), 175 milioni (stima della Siae) a fronte dei 72 milioni di euro raccolti nel 2012, con un incremento del 178%. Confindustria contesta al ministro Bray di non essere stata coinvolta dal Comitato Consultivo permanente per il diritto d’autore, per svolgere l’istruttoria per la revisione del Decreto varato dal ministro Bondi nel 2009 in materia di equo compenso. Il Comitato, secondo Confindustria, ha invece affidato alla Siae, beneficiaria del gettito proveniente dall’equo compenso per copia privata, il compito di svolgere una relazione tecnica per attestare lo stato dei mercati e attuare una rilevazione delle tariffe medie europee. Rilevazione targata Siae, che secondo Confindustria è stata integralmente recepita Lo scorso 28 ottobre dal Comitato e trasmessa al Ministro che l’ha inserita nel decreto ministeriale.  

“L’equo compenso non è una tassa – aggiunge Parisi – ma ci si avvicina molto. Se sarà firmato il decreto, il contributo dell’equo compenso per le casse della Siae passare dal 13% al 30% del totale raccolto. Uno sproposito. Quello che vorremmo invece stabilire è l’effettivo danno che la copia privata porta oggi agli autori. Questo è un calcolo che non è stato fatto”.   

Attualmente, secondo i calcoli di Confindustria Digitale, in Italia si paga una media di 1,38 euro pro capite per l’equo compenso, a fronte di una media europea di 1,41 euro. La proposta recepita dal decreto Bray prevede il passaggio dell’equo compenso dagli attuali 0,9 euro (per i vecchi cellulari) a 5,2 euro per gli smartphone; da 1,9 euro (per pc senza masterizzatore) a 5 euro per i tablet; 5 euro per le smart tv; l’aumento da 2,4 euro a 6 euro per i computer con masterizzatore; il passaggio da 0,5 euro per gigabyte a 0,9 euro per gigabyte per le memorie trasferibili; la soppressione dell’equo compenso per gli HD-dvd e la diminuzione per dvd e blu ray. Da 0,41 centesimi a 0,21 e 0,20 centesimi rispettivamente per gigabit.

Il rischio, non troppo remoto , è che il pagamento dell’equo compenso non venga assorbito dalle aziende produttrici, come avviene oggi, ma scaricato sui consumatori, con aumenti consistenti per l’acquisto dei device elettronici.  Per quanto riguarda il settore delle tv, visto il calo del 20% a valore nel settore consumer electronics in Italia, sarà scaricato sui consumatori.

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