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Francesco Boccia: ‘La WebTax bloccherà l’emorragia finanziaria’

Italia


Nessuna nuova tassa, ma semplice obbligo di partita Iva italiana per le aziende che vendono pubblicità online nel nostro Paese“. Lo ha dichiarato Francesco Boccia (Pd), presidente della Commissione Bilancio della Camera, padre della cosiddetta Web Tax, intervenendo a una diretta web sul sito del Fatto Quotidiano insieme all’avvocato Guido Scorza, blogger ed esperto di media digitali.

Al centro della trasmissione, condotta dal giornalista Stefano Feltri, la battaglia che si sta consumando da giorni intorno alla norma voluta da Boccia che entrerà in vigore con la Legge di Stabilità dal 1° gennaio 2014.

“Non è stata introdotta una nuova tassa come qualcuno sta dicendo su internet“, ha subito precisato Boccia, aggiungendo “Quello che preoccupa non è il mancato gettito di 100-150 milioni, bensì l’emorragia finanziaria di un Paese che subisce senza battere ciglio, parliamo di una decina di miliardi”.

“E’ questa la questione centrale”, ha rimarcato, “capire se ci interessa fermare questa emorragia”.

Secondo Scorza, il provvedimento doveva essere prima notificato alla Commissione Ue per un parere. Boccia ha però ricordato a Scorza che in materia fiscale “non vi è alcun obbligo di notifica alla Ue“, aggiungendo che tra l’altro la Direttiva in materia risale al 2006, da allora nel mondo digitale sono cambiate tantissime cose.

 

E sulla questione fisco e multinazionali di internet nel frattempo la Ue cosa ha fatto? Ha istituito gruppi di lavoro ad hoc per predisporre una riforma delle regole adattandole all’era digitale e intanto però le multinazionali della rete, ricorrendo al ‘doppio irlandese’, continuano indisturbate a macinare profitti e a eludere abilmente le tasse.

 

Boccia ha snocciolato alcuni dati significativi sugli Over-The-Top: nel 2012 Google ha fatturato nel mondo 50 miliardi di euro e ha pagato in Italia imposte per 1,8 milioni; Facebook ha fatturato 5,1 miliardi e ha versato all’erario 132 mila euro; Apple ha fatturato 41,7 miliardi e pagato 3 milioni di tasse (tramite l’Apple store) e Amazon, con un fatturato di 21,3 miliardi ha versato 950 mila euro di tasse nel nostro Paese.

 

Un sistema, come ha ricordato Boccia, denunciato anche dal commissario Ue alla digital Agenda Neelie Kroes che recentemente ha dichiarato: “…Le compagnie multimiliardarie non possono continuare a versare al fisco solo le briciole. Nella Ue ci sono molte persone che soffrono in questo momento e grandi deficit pubblici. Le aziende americane dovrebbero capire che essere buoni cittadini nella Ue è incompatibile con un’evasione fiscale su larga scala”.

 

Adesso con questa norma, ha sottolineato Boccia “daremo alla Guardia di Finanza, alla Procura e all’Agenzia delle Entrate gli strumenti per agire contro i sistemi di elusione fiscale”.

 

Il presidente della Commissione Bilancio con la franchezza che ha contraddistinto sin dall’inizio il suo operato non si è sottratto neanche alla domanda diretta di Feltri sulle lobby che in Italia hanno remato contro la Web Tax.

Boccia ha ricordato tutti i comunicati inviati dall’American Chamber of Commerce contro la sua proposta: “Non avveniva – ha detto il deputato del Pd – dai tempi della crisi petrolifera”.

E poi la presa di posizione contraria di Confindustria Digitale con il suo presidente Stefano Parisi, “per poi scoprire – ha sottolineato Boccia – che Google è un loro socio e che nel consiglio direttivo c’è il Managing Director di Google Italia. In altre occasioni qualcuno avrebbe gridato al conflitto di interesse”.

“La pressione normale è fisiologica in democrazia – ha osservato Boccia – ma non va bene quando travalica i confini e diventa difesa degli interessi di pochi a danno di quelli collettivi”.

“Il mondo è cambiato e o il fisco si adegua, o abbiamo fallito come generazione. Io credo nel digital market come voi, ma dobbiamo avere a cuore l’interesse collettivo”.

 

Passaggio di Boccia anche sul segretario del Pd Mattero Renzi che si è da subito dichiarato contro la Web Tax: “La posizione di Renzi ha permesso di aprire un confronto all’interno del Pd e completare il dibattito. Le modifiche apportate all’emendamento segnano un passaggio storico e indicano che abbiamo fatto bene”.

 

A Scorza che ritiene che con la Web Tax l’Italia non dia l’immagine di un paese poco friendly rispetto alla rete, Boccia ha risposto: “Se qualcuno vuole continuare a tollerare i sistemi di elusione fiscale delle multinazionali di internet, posso comprendere quali interessi voglia difendere. Ma creso sia giusto parlare senza pregiudizi, coniugando l’innovazione che vogliamo tutti con gli interessi nazionali”.

 

Ultimo appello di Boccia a Google perché, così come ha fatto con in siti di pedopornografica, cancelli i link alle piattaforme di gioco illegale. Sarà questa la prossima battaglia di Boccia?

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