Antitrust, Tar rinvia al 12 febbraio ricorso di Telecom Italia per multa su manutenzione rete

di Paolo Anastasio |

Rinvio legato alla presentazione di nuovi documenti da parte dell'azienda. L'operatore ha chiesto di cancellare la maggiorazione del 20% della sanzione che scatterebbe l'8 febbraio, data di scadenza del pagamento.

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Telecom Italia

La prima sezione del Tar del Lazio ha rinviato al 12 febbraio il ricorso di Telecom Italia contro la multa da 103 milioni decisa dall’Antitrust lo scorso 10 maggio per due distinte linee abusive, che secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno consentito all’operatore di “di difendere le sue quote di mercato ostacolando l’offerta dei concorrenti alla clientela finale e rendendola non replicabile alla grande clientela business”.

 

L’Autorità aveva comminato la sanzione a Telecom Italia per abuso di posizione dominante detenuta nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso alla rete e alla banda larga ostacolando i concorrenti. La denuncia all’Antitrust era stata presentata da Wind e Fastweb.

 

Il rinvio di oggi è legato al fatto che Telecom Italia ha prodotto dei documenti in busta chiusa, contenenti il provvedimento e gli impegni presentati a suo tempo, e il collegio ne ha dunque ordinato l’acquisizione. I legali di Telecom Italia hanno chiesto che, in attesa del giudizio, non si applichi la maggiorazione della sanzione, pari al 20% che scatterebbe dall’8 febbraio, scadenza per il pagamento dei 103 milioni. 

 

 In merito alla sanzione disposta nei confronti di Telecom Italia, l’azienda si è difesa precisando “di aver sempre assicurato agli operatori alternativi la piena parità di trattamento nell’accesso alla sua rete, nel rispetto delle normative vigenti grazie anche all’implementazione volontaria del modello ‘Open Access e degli impegni assunti’, considerato una best practice a livello europeo e come tale riconosciuto dall’Unione Europea e dal Berec (l’organismo europeo che sovrintende alla regolamentazione)”.

 

“Open Access – precisava ancora Telecom – è sempre stato sottoposto ad accurati controlli e verifiche da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dall’Organo di Vigilanza che ne hanno sempre riconosciuto il buon funzionamento e la coerenza con gli obiettivi fissati in termini di parità di condizioni di accesso alla rete di Telecom Italia a tutti gli operatori”.

 

Secondo quanto rilevato dall’Antitrust, Telecom Italia ha innanzitutto opposto ai concorrenti un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso, i cosiddetti “KO”, ostacolando in tal modo “l’accesso dei concorrenti all’infrastruttura, sia nel caso della fornitura di servizi su linea attiva, sia nel caso della fornitura di servizi su linea non attiva”.

 

Adottando quello che l’Autorità, all’apertura dell’istruttoria a giugno del 2010, aveva definito un ‘boicottaggio tecnico’ Telecom Italia “ha di fatto reso significativamente più difficoltoso per gli altri operatori, il processo di attivazione dei servizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di Telecom”.

Una tesi, questa dell’Autorità, che Telecom ha definito ‘inconsistente’, sulla base di numeri che dimostrano come nei tre anni successivi all’introduzione di Open Access, nel 2008,  “si è registrata la continua crescita delle quote di mercato degli Olo sia nell’accesso fisso voce sia nel broadband”.

“Parimenti tutti i parametri confermati dalle verifiche dell’Organo di Vigilanza, indicano che c’è sempre stata piena parità di trattamento nei confronti degli operatori sia in fase di attivazione dei servizi sia nell’assistenza tecnica”, aggiunge Telecom.

Nell’attivazione dei servizi il mancato accoglimento delle richieste, sottolinea ancora l’azienda, “è spesso dovuto a richieste non corrette: infatti la percentuale di ordinativi rigettati oscilla tra meno del 10% per gli Olo che inviano richieste più corrette ad oltre il 60% per quelli che inviano richieste con più errori”.

 

Tutti i dati certificati per il 2012, indicano inoltre che le divisioni commerciali di Telecom Italia e gli operatori alternativi hanno ricevuto “una totale parità di trattamento nei tempi medi di riparazione, nella percentuale di guasti riparati entro il secondo giorno, nella disponibilità complessiva”.

 

Indicatori che, conclude l’azienda, “dimostrano che gli operatori alternativi hanno potuto beneficiare di prestazioni in linea, se non addirittura migliori, rispetto alle divisioni commerciali di Telecom Italia”.   

 

Il secondo abuso rilevato dall’Antitrust consiste nell’attuazione di politiche di prezzo particolarmente aggressive nel segmento business, con sconti molto elevati nelle aree in cui i concorrenti possono avere accesso alla rete attraverso l’unbundling e comunque a prezzi inferiori ai costi sostenuti all’ingrosso dai concorrenti per l’unbundling.

 

“Telecom ha disegnato una politica tariffaria per la grande clientela business contraddistinta, quanto meno per il periodo 2009-2011, dalla capacità, dati i costi di accesso alla rete praticati agli altri operatori, di comprimere i margini dei concorrenti altrettanto efficienti, con effetti restrittivi della concorrenza sul mercato al dettaglio dei servizi di accesso alla clientela non residenziale”spiega l’Autorità in una nota, sottolineando altresì che “Telecom non sarebbe stata in grado di offrire i servizi al dettaglio ai prezzi praticati senza subire perdite se avesse sostenuto i costi all’ingrosso praticati ai concorrenti”.

 

La prima infrazione è valsa una sanzione di 88,182 milioni di euro, mentre la seconda è stata quantificata in 15,612 milioni di euro. 

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