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#WebTax verso l’Aula

Italia


Sempre più caldo il dibattito politico sulla Web Tax che stasera, con qualche ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia, approda alla Camera nella Ddl Stabilità sulla quale è possibile che il governo chieda il voto di fiducia. Stamani il premier Letta ha anche incontrato i sindacati.

Il Pd, specie dopo la posizione contraria del neo Segretario Matteo Renzi, che anche oggi ha ribadito la sua contrarietà alla WebTax – definita “un errore, per mille motivi”, perchè il problema non lo si risolve tassando, sia per problemi di diritto europeo sia per i potenziali elementi di sofferenza per le aziende del nostro paese”appare sempre più spaccato sui due emendamenti, uno a firma di Edoardo Fanucci (Pd) e l’altro di Stefania Covello (Pd) che introducono, rispettivamente, l’obbligo di partita Iva italiana per le aziende che vendono servizi online e della stabile organizzazione per le multinazionali della rete.

 

Sulla Web Tax è intervenuto oggi anche il Ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che ha dichiarato a Radio24: “Non so se è in contrasto con le normative europee”.

Il Ministro ha poi precisato: “Non vogliamo in nessun modo limitare l’accesso a internet ma dobbiamo avere aziende che vendono prodotti in internet nella stessa condizione delle nostre che vendono gli stessi prodotti in modo tradizionale“. E’ un tema, ha concluso, che va affrontato “in modo preciso. La legge lo affronta in modo un po’ grossolano”.

 

Sul possibile voto di fiducia, il Sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, ha spiegato a ‘Radio Anch’io’, che “Come sempre questa decisione viene presa all’ultimo minuto, anche sulla base degli emendamenti. I tempi sono tali che è possibile che ci sia. Noi dobbiamo chiudere entro il 23 (dicembre, ndr) quindi o c’è una condivisione di tutti i gruppi o se c’è un inasprimento è chiaro che dobbiamo garantire che la legge di stabilità si chiuda nei tempi obbligatori”.

 

L’inizio dell’esame del Ddl Stabilità da parte dell’Assemblea era stato inizialmente fissato per le 10 di questa mattina ma presumibilmente la discussione generale inizierà stasera sera e la votazione sarà fissata per domani.

Il presidente della Commissione di Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), che è il padre della Web Tax, avendo presentato lo scorso ottobre la proposta di legge alla quale si ispirano gli emendamenti presentati al Ddl Stabilità, ha assicurato che ormai “siamo nell’ultima fase”.

 

Cosa succederà alla Web Tax? Difficile a dirsi perché le pressioni sono tante e provengono sia dal mondo dell’industria, in prima linea l’Amcham e Confindustria digitale, che dal mondo politico.

Il M5s ha sposato la battaglia contro la Web Tax e Alex Curti, l’esperto di tecnologie del Movimento di Beppe Grillo, sta sostenendo una raccolta di firma per ritirare gli emendamenti. Anche se il vicepresidente della commissione Bilancio Giorgio Sorial (M5s) non ha bocciato in toto il ragionamento generale sul tema, e rilanciato: “Serve una discussione a più ampio spettro”. E in particolare bisogna coinvolgere tutta l’Unione europea.

“La critica è nel metodo – spiega il deputato del M5d – perché un’innovazione finanziaria di questo tipo non può essere inserita in una legge di Stabilità, e nel merito, perché gli emendamenti votati in Commissione prevedono anche pagamenti via bonifico o bollettino postale, cosa che impatta negativamente sui piccoli commercianti che si affacciano sul web”.

 

Il confronto parlamentare sarà serrato. Sulla questione è intervenuto anche Vincenzo Visco, economista e più volte Ministro, per indicare che con la Web Tax, l’Italia rischia la procedura d’infrazione perché, prevedendo l’obbligo di partita Iva italiana per le internet company, si trascura che “queste imprese fatturano dall’Irlanda (come Google, ndr) che fa parte dell’Unione Europea, e soprattutto dimenticandosi che per cercare di risolvere questo problema, che è in realtà globale, si è

impegnato addirittura un recente G20 che ha insediato appositi gruppi di studio. Le questioni sul tappeto sono- cioè – più complesse di quanto qualche volenteroso parlamentare ritiene”.

 

La senatrice Isabella De Monte della direzione Pd è arrivata a chiedere la cancellazione della Web Tax: “Il Governo si impegni ad affrontare il tema in sede europea. Non si può approvare un provvedimento come ‘Destinazione Italia’ per incentivare investimenti esteri, e poi inserire nella legge di stabilità una norma che li allontana”.

“Dopo l’intervento del Segretario Renzi – aggiunge De Monte – e le critiche degli operatori e della Confindustria Digitale, l’esecutivo escluda l’emendamento votato dalla commissione Bilancio. Sarebbe, tra le altre cose, un pessimo viatico della presidenza italiana nel semestre europeo.

Sula stessa linea della senatrice del Pd anche il senatore di Forza Italia Altero Matteoli che ne chiede la cancellazione perché “E’ un’altra tassa che colpisce indiscriminatamente le imprese e chi acquista servizi o prodotti su internet”.

 

Ma è davvero così, la Web Tax rischia di far scappare gli investitori stranieri?

 

Boccia non la pensa così e in un’intervista rilasciata a Il Tempo spiega: “Queste aziende in Italia non hanno mai investito un euro. Mi dispiace solo che le reazioni negli Usa abbiano trovato terreno fertile nel Pd”.

E aggiunge: “Il condizionamento culturale americano sul Pd e sull’Italia è preoccupante. Comprendo le reazioni, ma quando poi si fanno i grandi discorsi su Europa e Italia bisogna anche rispettarle, l’Europa e l’Italia”.

 

La Ragioneria di Stato, ha poi precisato Boccia, ha già stimato 130 milioni di euro di ricavi grazie all’emendamento sulla tracciabilità dei profitti (Covello, ndr) che potrebbero servire per abbassare il cuneo fiscale.

“Se gli altri sono contenti che le aziende in Italia chiudano – ha infine detto Boccia – e che i nostri giovani perdano il lavoro, è un’altra storia. Io resto convinto della mia idea”.

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