Google, rivoluzione pubblicità: spot a pagamento solo se visualizzati

di Paolo Anastasio |

Il motore di ricerca introduce una nuova modalità di pagamento per gli spazi pubblicitari: gli inserzionisti pagheranno soltanto in base agli spot via web realmente visualizzati dagli utenti.

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Inversione a U di Google, che ha deciso di cambiare radicalmente il metodo con cui fa pagare ai suoi inserzionisti la pubblicità online. La svolta non è secondaria e riguarda due milioni di siti che fanno pubblicità (display advertising) su Google, scrive il Financial Times.

 Il prezzo dipenderà d’ora in poi dal numero effettivo di visualizzazioni che le pubblicità pubblicate sul motore di ricerca riceveranno. Fino ad oggi non era così, gli inserzionisti pagavano dei prezzi fissi, indipendentemente dalla popolarità o meno dei messaggi pubblicitari. Lo scrive il Financial Times. “Se sei un pubblicitario e nessuno guarda le tue pubblicità, a quel punto tutto il resto non conta”, ha detto Neal Mohan, vice president di Google per i prodotti di display advertising di Google. “Se sei un inserzionista, perché dovresti pagare per una pubblicità che nessuno guarda?”.   

Il problema della pubblicità online ignorata dagli utenti della Rete è una piaga per gli inserzionisti, che ogni anno spendono 117 miliardi di dollari per promuovere i loro prodotti via web. Secondo il Financial Times, la metà delle pubblicità digitali è bellamente ignorata dagli internauti. E’ vero che l’advertising online rappresenta ad oggi appena il 20% del budget pubblicitario globale, però la mossa di Google è finalizzata a dare agli inserzionisti strumenti per misurare l’efficacia dei loro messaggi pubblicitari.

Google ha realizzato delle soluzioni che consentono di verificare se la pubblicità è stata vista e di stabilire il tempo di visualizzazione che, per essere valida, deve essere di almeno un secondo e deve coinvolgere il 50% dello spazio dedicato all’inserzione.  In questo modo l’inserzionista si può rendere conto se la sua pubblicità ha avuto successo. 

 

Intanto, si allontana l’accordo di Google con l’Antitrust europeo per quanto riguarda l’indicizzazione dei risultati di ricerca, che secondo le aziende accusatrici (fra cui Tripadvisor, Nokia e Microsoft) penalizzerebbe volontariamente i competitor. Le proposte avanzate dal motore di ricerca per rispondere alle critiche dei concorrenti non hanno convinto il commissario Joaquin Almunia, che a questo punto potrebbe riaprire il tavolo negoziale o aprire una procedura formale nei confronti di Google. Google controlla il 90% del mercato europeo del search. Almunia vorrebbe trovare un compromesso entro la prossima primavera. 

Se i rimedi di Google non scioglieranno i dubbi, la Ue aprirà la procedura prevista dall’articolo 7 del Regolamento Antitrust, cioè  nei prossimi mesi Google si vedrà recapitare lo ‘Statement of Objections’, ossia l’atto formale con il quale la Commissione notifica a un’azienda di aver avviato un’indagine sul proprio conto, al quale il gruppo potrebbe rispondere formalmente per iscritto e in audizione.

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