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Mercato unico tlc, tutti i dubbi degli Stati membri

Europa


Il pacchetto ‘Kroes’ sul mercato unico digitale, che ambisce a riformare e ridare slancio alle telecomunicazioni europee da troppo tempo in crisi di risultati,  non ha riscosso il consenso unanime degli Stati membri, che per la prima volta hanno espresso il loro parere in merito alla riforma nell’ambito del Consiglio sui trasporti e le telecomunicazioni.

Se infatti è emersa una generale condivisione degli obiettivi di fondo del pacchetto – incentivi agli investimenti nelle reti a banda larga, meno burocrazia per le imprese del settore, nuove prospettive occupazionali per i giovani, uso più efficiente dello spettro radio, più diritti per gli utenti, difesa della net neutrality – il dibattito ha anche evidenziato le perplessità di alcuni Stati sui tempi e le modalità di raggiungimento dei target.

Alcune misure, quali l’abolizione del roaming, non sono ritenute adeguate agli obiettivi prefissati anche perché – secondo il parere di alcuni Paesi – si creerebbe non poca confusione con gli strumenti già previsti dall’attuale quadro normativo e “che non vengono sfruttati adeguatamente”.

Gli Stati membri hanno sollevato anche dei dubbi sul fatto che le misure comprese nel pacchetto non riescano a garantire l’equilibrio tra gli interessi di tutte le parti interessate ed espresso preoccupazioni riguardo le possibili conseguenze delle proposte, come ad esempio l’atteso consolidamento, che sarebbe “dannoso” per i piccoli mercati e i piccoli operatori.

Perplessità sono emerse anche riguardo l’autorizzazione unica, che dovrebbe garantire alle telco il diritto a essere operative ovunque, che creerebbe nuovi costi e nuova burocrazia.

 

Secondo molti ministri (per l’Italia era presente Marco Peronaci, rappresentante Permanente Aggiunto presso l’Unione europea) c’è insomma “bisogno di un’analisi più dettagliata dell’impatto delle proposte della Commissione”, si legge nella nota conclusiva del Consiglio.

“Molte delegazioni preferirebbero dare priorità alla messa a punto di altre proposte legislative più mature quali l’identificazione elettronica e la riduzione dei costi di rollout della banda larga”.

 

Anche le misure relative alla protezione dei consumatori, pur ritenute importanti, hanno sollevato qualche perplessità: diversi ministri hanno infatti sottolineato che il livello di protezione nei loro Paesi è più alto di quello proposto dalla Commissione.

 

Tra gli altri elementi discussi anche la questione dell’assegnazione dello spettro radio e della net neutrality: i ministri hanno riconosciuto l’importanza di promuovere il cloud computing e i big data ma non ritengono necessaria la creazione di un quadro normativo europeo ad hoc.

 

Divergenze relative ai tempi da seguire sono emerse, ad esempio, tra le posizioni di Italia, Germania e Olanda – che vogliono imprimere un’accelerazione – e altri quali Francia, Bulgaria e Slovacchia che vorrebbero invece prendere più tempo.

Da Berlino e dall’Italia è arrivato dunque l’incoraggiamento ad adottare al più presto il pacchetto e a procedere con le riforme con un approccio ‘costruttivo’ – in linea con l’auspicio del Commissario Neelie Kroes che vorrebbe vederlo approvato entro la prossima primavera, prima delle  nuove elezioni europee – ma la Francia frena: la proposta, secondo Parigi, va rivista in toto.

 

ETNO, l’associazione che raggruppa gli operatore del settore, ha sottolineato di condividere la diagnosi della Commissione e ha avanzato alcune proposte volte al raggiungimento di 4 obiettivi: creazione di un contesto normativo che favorisca gli investimenti nelle reti di nuova generazione; miglioramento delle capacità di investimento del settore; accelerazione della diffusione delle reti mobili e adozione di norme su Internet aperto che sostengano la differenziazione e la qualità del servizio.

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