Stati Uniti
Il Governo americano non molla la presa su Huawei, il vendor cinese che nei giorni scorsi ha ufficializzato l’intenzione di uscire dal mercato Usa per le eccessive pressioni di Washington legate alla sicurezza nazionale: un accordo, siglato dalla società di Shenzen in Corea del Sud, dicono due importanti senatori, potrebbe mettere a rischio i legami con Seul.
Huawei, insieme a Samsung, Ericsson e NSN è stata scelta da Uplus Corp, una divisione di LG, per la realizzazione della sua rete mobile 4G e la decisione non è piaciuta a Dianne Feinstein e Robert Menendez, rispettivamente presidenti delle commissioni Intelligence e Affari esteri, che in una lettera inviata a novembre al Segretario di Stato John Kerry, al segretario alla difesa Chuck Hagel e al direttore dell’intelligence James Clapper, hanno sottolineato che “il mantenimento dell’integrità delle infrastrutture di telecomunicazioni” è di fondamentale importanza per l’alleanza tra Usa e Corea del Sud.
L’accordo con Huawei, proseguono Feinstein e Menendez, “solleva serie questioni e potenziali problemi di sicurezza” dal momento che una componente essenziale dell’alleanza tra i due paesi è costituita “dalla condivisione di informazioni tra i nostri servizi militari e di intelligence”.
Ora, che la presenza di Huawei in territorio americano non sia mai stata accettata di buon grado è cosa nota, ma la lettera evidenzia come i leader politici Usa abbiano preso di mira anche gli investimenti all’estero della società cinese, accusata di legami troppo stretti col governo di Pechino.
Commentando la lettera, il responsabile affari internazionali di Huawei, Scott Sykes, ha parlato di “eccesso di protezionismo, xenofobia e discriminazione”.
Huawei “non è la Cina. Huawei è Huawei” ha detto, sottolineando che anche molte delle principali aziende hi-tech americane, Apple in primis, hanno spostato la loro produzione in Cina. Se il paese, dunque, è fonte di tanta preoccupazione “perché gli stessi standard non vengono applicati a queste aziende?”, si chiede Sykes che ha anche spiegato che Huawei è presente in Corea del Sud dal 2002 e fornisce infrastrutture tlc a tutti e tre gli operatori mobili del paese.
L’offensiva contro Huawei, spiega Christopher Soghoian dell’American Civil Liberties Union, potrebbe ritorcersi contro le aziende americane all’estero che – come hanno rivelato i documenti di Edward Snowden – sono state costrette a consegnare i loro tabulati ai servizi d’intelligence, che si sarebbero anche infiltrati nei loro sistemi per avere accesso a dati privati.
“La persecuzione contro Huawei crea un precedente che potrà essere usato contro le aziende americane all’estero”, ha affermato Soghoian, precisando che “tutto ciò di cui è accusata Huawei lo fanno le aziende americane”.