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In vista della scadenza del 12 dicembre, quando la Commissione europea deciderà se obbligare o meno l’Agcom a modificare o ritirare la delibera dello scorso 11 luglio sulla riduzione delle tariffe di unbundling, gli analisti della banca d’affari HSBC tornano sulla disputa in corso tra la Ue e l’Autorità italiana.
In un nuovo report, HSBC sottolinea come non sia nell’interesse di nessuno “far degenerare la questione fino all’apertura di una procedura d’infrazione”, cosa che avverrà se l’Agcom non deciderà di retrocedere dalla decisione di ridurre le tariffe che gli operatori alternativi pagano mensilmente a Telecom Italia (ULL) per l’accesso alla sua rete in rame.
“La nostra impressione è che le parti devono giungere a un compromesso sui prezzi del 2013, mentre dal 2014 in poi, Agcom non avrà altra scelta che conformarsi alle nuove regole europee”, sottolineano gli analisti.
Agcom è determinata a tagliare le tariffe ULL 2013 del 6% da 9,28 a 8,68 euro e questo, spiega HSBC, “va chiaramente contro il principio della stabilità dei prezzi del rame”, che è una parte fondamentale della Raccomandazione Ue sulle metodologie di determinazione dei costi e sugli obblighi di non discriminazione che completa la proposta di regolamento sul mercato unico tlc, presentate a settembre.
Non c’è dubbio che la contrapposizione tra le autorità europee e il regolatore italiano – sottolineano ancora gli analisti – “ha generato una notevole attenzione e gli investitori (così come gli operatori) guardano con attenzione per capire quali saranno le azioni della DG CONNECT – che fa capo al Commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes – in risposta a questa sfida al nuovo regime”.
Nello specifico, secondo i rilievi della DG Connect, le proposte di Agcom relative alla rete fissa hanno due importanti difetti, in termini di “mancanza di prevedibilità e di calcolo del costo di capitale“. Su quest’ultimo punto, la questione è se “il costo di capitale dovrebbe essere significativamente differente da quello in uso in Spagna o Portogallo”, spiega HSBC.
In caso di mancato arretramento dell’Agcom rispetto alle misure della contestata delibera, la Commissione potrebbe aprire una procedura d’infrazione che metterebbe “il governo italiano in seria difficoltà”.
Sottolineando che arrivare a questo punto non è ‘interesse di nessuno’, HSBC conclude il suo report sottolineando che “…permettere un modesto aumento dei prezzi del rame (in linea con l’inflazione) sarebbe, a nostro avviso, il segnale per gli investitori che le telecomunicazioni sono in grado di crescere che darebbe loro maggiore fiducia per investire nella fibra nonostante i tempi lunghi previsti per rientrare negli investimenti. Prezzi del rame più alti – concludono gli analisti – supporterebbero meglio anche gli investimenti nelle reti di nuova generazione”.