Italia
La carenza di competenze informatiche pesa come un macigno nel processo di digitalizzazione del nostro paese, alle prese con l’attuazione dell’Agenda Digitale. “Il tema delle competenze riguarda l’Italia ma anche l’Agenda Digitale europea. L’UE quantifica in un milione di persone il gap di ingegneri e specialisti informatici nel Vecchio Continente”. Lo ha detto questa mattina Agostino Ragosa, direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) al convegno “Le competenze digitali: l’Italia e la sfida dell’innovazione”.
Un dato, quello dei posti di lavoro “vacanti” a livello Ue nel settore Ict, che dal punto di vista occupazionale rappresenta anche un’opportunità per l’Italia, alle prese con una disoccupazione endemica. “Si tratta di nuova occupazione potenziale – aggiunge Ragosa – Noi stiamo cercando di lavorare, insieme a tutti gli stakeholder coinvolti, per promuovere queste competenze digitali, che riguardano la PA ma anche il mondo privato, soprattutto le Pmi, perché in futuro sempre le tecnologie faranno sempre più la differenza. Questo è un tema che riguarda i nostri figli. Servono diverse migliaia di nuovi ingegneri formati in Italia per portare avanti il progetto”.
Ma digitalizzare senza diffondere le competenze è inutile. “Noi ci stiamo lavorando insieme al commissario di governo per l’Agenda Digitale – dice Ragosa – Le priorità sono l’anagrafica unica nazionale, l’identità digitale e i pagamenti e la fatturazione elettronica. La frammentazione dei servizi è uno dei problemi principali per l’accesso ai servizi di e-government. Sul fronte delle smart cities, il Miur ha stanziato 650 milioni di euro e l’Agid ha istituito un comitato per il monitoraggio sul loro impatto industriale. Al momento stiamo elaborando gli indicatori di smartizzazione, abbiamo già completato il ranking per i capoluoghi italiani. Sul fronte della sicurezza, stiamo realizzando il Cert della PA e dobbiamo portare a sistema i piani regionali digitali con i progetti strategici del Governo centrale allo scopo di mettere a punto un piano nazionale per il digitale. Per il capitolo infrastruttura e sicurezza abbiamo già varato il bando da 2,4 miliardi di euro per la rete pubblica di connettività e stiamo per varare quello da 1 miliardo di euro per il Cloud. Nello scorso settennato abbiamo speso soltanto 18 miliardi su un totale di 58 miliardi per la digitalizzazione il resto è tornato all’UE. Questo non si deve ripetere”.
Sulla nuova anagrafe digitale “stiamo varando il decreto per dare un’identità digitale a ogni cittadino. Speriamo – ha aggiunto – entro fine anno di completare il lavoro e essere pronti. Ragosa ha spiegato che i progetti partiranno entro gli inizi del 2014. Le prime amministrazioni saranno pronte per la fatturazione elettronica e attivate sulle piattaforme”.
“Il treno (dell’innovazione, ndr) lo abbiamo perso: dopo anni di guerra abbiamo rovine fumanti, i ragazzi sono già andati via”. lo afferma il commissario di governo per l’agenda digitale, Francesco Caio, spiegando che l’agenda digitale “deve essere il punto di riferimento”.
Il commissario ha ribadito quali sono i tre punti fondamentali dell’Agenda digitale: “Fatturazione elettronica, identità digitale e l’anagrafe digitale nazionale”. Caio ha sottolineato che “stiamo spingendo perché l’Agenzia abbia uno statuto affinché ci siano le risorse e che sia chiaro il mandato dell’Agenzia da gestore del traffico della Pa. Ci devono essere degli obblighi, infatti, in ambito della Pa, perché passi per l’Agenzia digitale per evitare un caos digitale”. “Tra sette mesi – ha aggiunto – dovremo presentarci al semestre europeo con una casa più in ordine e dare un contributo agli altri Paesi”. “L’Agenzia – ha concluso – lavora in mille difficoltà, ci vogliono solo 20mila euro per una piattaforma dati per mettere in connessione tra loro le pubbliche amministrazioni che ora non comunicano”.
Il tema delle competenze digitali è il filo conduttore che lega anche l’intervento del ministro del Lavoro Enrico Giovannini:”Sul fronte dell’innovazione digitale l’Italia è in ritardo, soprattutto per quanto riguarda le Pmi – dice Giovannini – che scontano investimenti in formazione molto più esigui rispetto alle grandi aziende. Ma la competizione internazionale è durissima, per questo è necessario investire per colmare il gap italiano, che affonda le sue radici negli anni 2000″.
“Abbiamo realizzato il piano per la garanzia giovani e lo invieremo a Bruxelles oggi pomeriggio”, ha aggiunto Giovannini, sottolineando che l’Italia ha “un numero straordinario di persone inattive per condurre imprese in modo moderno. Il Paese deve fare un salto, che l’Italia ha fatto solo parzialmente rispetto agli altri Paesi”.
Il modello, secondo Giovannini, è la Silicon Valley, ma anche altre aree degli Usa, dove il fervore tecnologico è la normalità. “Il problema delle scarse competenze incide pesantemente su molte persone, che a causa delle loro carenze non sono occupabili nell’odierno contesto – aggiunge il ministro Giovannini – per questo insieme al ministro Carrozza abbiamo istituito un comitato per studiare il tema delle competenze digitali”. Il ministro ha reso noto che istituirà un premio ad hoc per le migliori start up italiane. “Servono dei riconoscimenti e delle benemerenze per i giovani startupper che si sono particolarmente distinti”.
Il gap digitale dell’Italia si intreccia in maniera strutturale con il divario storico fra Nord e Sud del paese. Ne ha parlato Carlo Trigilia, ministro della Coesione Territoriale. “L’Italia sconta un ritardo di digitalizzazione e un gap territoriale storico – ha detto Trigilia – La scarsa copertura a banda larga al Sud è peggiorata dalla scarsa copertura nelle aree interne del paese a causa della conformazione orografica del paese – ricorda il ministro – per quanto riguarda i fondi, bisogna distinguere quelli destinati alla copertura delle reti da quelli che vanno allocati per l’accesso da parte di famiglie, scuole, PA e imprese. I fondi per il prossimo settennato saranno usati per affrontare i temi della copertura, della digitalizzazione di PA e imprese e famiglie, con particolare attenzione per le aree interne del paese dove vive il 25% della popolazione italiana”.
Un gap che, chiosa Ragosa, “si vede anche dalla completa assenza di data center degni di questo nome da Pomezia in giù fino alla Sicilia”.
L’Italia presenterà a giorni la nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020. “Siamo ormai nella fase finale di stesura dell’accordo di partenariato che deve essere approvato dalla Commissione europea. Abbiamo cercato – ha aggiunto Trigilia – di cambiare il percorso di progettazione in modo incisivo” perché i fondi strutturali “sono una delle risorse più importanti ai fini di sviluppo”. Nel testo complessivo europeo dei fondi che supera i 330 miliardi, all’Italia sono destinati per il 2014-2020 31,8 miliardi.