Europa
“Gli sforzi messi in atto da Francia e Italia per controllare e mettere un freno al commercio elettronico sono controproducenti e contrari alle regole del mercato unico dell’Ue”. Lo scrive Hosuk Lee-Makiyama, direttore del think tank European Centre for International Political Economy (ECIPE), in un intervento su European Voice.
Makiyiama ricorda che la Francia ha appena approvato una legge controversa, “per azzoppare Amazon a vantaggio delle vecchie librerie”, mentre l’Italia “sta per obbligare i retailer online in altri paesi dell’Ue a prendere una partita IVA italiana”.
Secondo Makiyama l’atteggiamento di Francia e Italia, in tema di e-commerce, è contrario alle regole del mercato unico e ai trattati internazionali di libero scambio commerciale.
Makiyama punta il dito contro il caso francese. Il ministro della Cultura Aurélie Filippetti ha accusato Amazon di dumping, vietando tra l’altro il servizio di consegna gratuito dell’azienda americana. Secondo Filippetti, Amazon sarebbe pronta ad alzare i prezzi, una volta spazzata via la concorrenza, anche se “non c’è alcuna prova che Amazon o altri retailer online si siano comportati in questo modo – scrive Makiyama – ma se c’è un caso di dumping, perché la Francia non si rivolge direttamente all’antitrust?”.
Amazon è indagata in Francia per evasione fiscale. Il fisco reclama 250 milioni di dollari (200 milioni di euro circa) per gli anni 2006-2010 (Leggi Articolo Key4biz).
Secondo Euromonitor, il fatturato reale che Amazon realizza in Francia si colloca intorno a 1,63 miliardi di euro ma dichiara solo 110 milioni. Nel 2011, il gruppo ha pagato solo 3,3 milioni d’imposte in Francia.
Passando all’Italia, il fatto che in Italia la proposta di introdurre un’imposta sull’online sia un emendamento alla legge di stabilità “mostra un’urgenza politica che va al di là delle librerie e dell’advertising – aggiunge Makiyama – In Francia e in Italia il problema vero non è la vendita a distanza (la vendita per corrispondenza tradizionale è esente dalla proposta di legge Boccia ndr) ma piuttosto la volontà specifica di applicare delle regole al business via Internet”.
Nei giorni scorsi, contro l’ipotesi di introduzione della Web-Tax in Italia è intervenuta l’AmCham.