Mondo
Li portiamo con noi ovunque, non ce ne separiamo neanche quando dormiamo, sono spesso e volentieri il terzo incomodo anche durante una cena romantica: sono i nostri cellulari, i quali però non sembra ci ripaghino degnamente di tanta affezione.
Lo dimostra uno studio di Channel 4 News, secondo cui nell’arco di 24 ore, il nostro beneamato dispositivo invia qualcosa come 350 mila richieste a 315 server, molte a nostra insaputa e anche quando è inattivo.
Alcuni di questi messaggi hanno la loro utilità – servono, ad esempio, ad aggiornare le funzioni e le app del telefonino – ma molti altri, quelli che comunicano la nostra posizione o l’identificativo del telefono, altro non fanno che renderci bersaglio delle nuove e sempre più subdole forme di pubblicità mirata.
Per verificare quelli che per molti sono dei semplici sospetti, Channel 4 News ha lanciato il progetto Data Baby, creando una finta identità virtuale e monitorando ‘la vita segreta’ del cellulare grazie a un dispositivo creato appositamente dalla società MWR Infosecurity. Come parte dell’esperimento sono state scaricate 30 app tra le più popolari di Android – da WhatsApp a Candy Crush Saga, da Google Translate a Skype.
In 24 ore, il telefonino di Data Baby ha inviato oltre 144 mila ‘pacchetti’ di informazioni: alcuni di questi contenevano immagini e testi da pagine web, altri l’esatta posizione del dispositivo, inviata a società pubblicitarie negli Usa e in Ucraina, come zigi.com e mopub.com.
L’identificativo del cellulare è stato inviato, sempre nell’arco di 24 ore, una dozzina di volte, anche in momenti in cui il cellulare era inattivo e, soprattutto, all’insaputa del proprietario utilizzando la connessione internet.
Gli inserzionisti utilizzano queste informazioni, insieme ai dettagli del modello di telefonino e del browser usato, per inviare agli utenti pubblicità mirate.
Rob Miller di MWR ha sottolineato come “quando si usa Facebook, ovviamente, i dati inviati saranno le foto e le info visualizzate, ma anche le informazioni sulla posizione e l’IMEI del cellulare”.
Il flusso dei dati è attivo anche quando il cellulare non lo è: Channel 4 News ha potuto constatare che in 45 minuti in cui il dispositivo era inattivo, sono stati inviati 35 mila pacchetti.
“La cosa interessante e che potrebbe sorprendere molti è che il cellulare è sempre attivo e così anche le applicazioni, che continuano a comunicare anche quando il dispositivo non è in uso”, ha aggiunto Miller.