Italia
Sulla web tax si creano fronti opposti anche nel Pd. Oggi Gianni Pittella, uno dei quattro candidati alla segreteria del Partito Democratico (in lizza con Gianni Cuperlo, Giuseppe Civati e Matteo Renzi) si è schierato contro l’emendamento alla Legge di Stabilità riguardante la “vendita di servizi online” (n. 18.0.3-pag. 125 documento Senato) presentato dai tre senatori del suo stesso partito – Francesco Russo, Valeria Fedeli e Rita Ghedini – che raccoglie i contenuti della proposta di legge sulla Web Tax di Francesco Boccia.
Boccia nei giorni scorsi in un’intervista a Key4biz si era espresso a favore di un intervento contro le aggressive pratiche di ottimizzazione fiscale alle quali ricorrono le multinazionali di internet, specie gli OTT (Google, Amazon, Facebook ed Apple), per sottrarsi al pagamento delle tasse (Leggi articolo Key4biz).
La posizione di Pittella contrasta con quella di Boccia, ed è invece più in sintonia con quella espressa nei giorni scorsi dalla AmCham, la Camera di Commercio Usa in Italia (leggi articolo di Key4biz). Anche il M5S nei giorni scorsi si era spaccato sulla Web-Tax (Leggi articolo Key4biz).
“L’emendamento alla Legge di Stabilità che riguarda la ‘vendita di servizi on line’ rischia di influenzare negativamente lo sviluppo dell’economia web, uno dei pochissimi comparti che ancora resiste alla crisi. Va cancellato”, ha detto oggi Gianni Pittella, candidato alla segreteria del vicepresidente vicario del Parlamento europeo.
“Questo emendamento – aggiunge Pittella – sembra rappresentare una rottura del principio di libertà di insediamento e libera circolazione di beni e servizi contenuta nei Trattati. Si prevede infatti l’obbligo di acquistare servizi online esclusivamente da società che abbiano una partita Iva registrata in Italia e sarà applicabile a tutti i siti web accessibili dall’Italia”.
“Considerato che il provvedimento potrebbe limitare lo sviluppo di un mercato Europeo Digitale dei servizi on line e che è contrario ai principi del Mercato Unico, chiederò attraverso un’interrogazione scritta alla Commissione – conclude il vicepresidente vicario del Parlamento europeo – quali passi intenda intraprendere per assicurare che le imprese (comprese quelle digitali) possano operare in un quadro legale chiaro e coerente”.