Italia
Diritto d’autore online in cerca d’autore, per sanare il conflitto che divide da un lato i fautori della “libertà della Rete” (senza se e senza ma) e le legittime aspettative di editori e creativi, che vivono dei diritti maturati con le opere del loro ingegno e non ci stanno a regalare (senza battere ciglio) il diritto di proprietà che godono su di esse al “popolo di Internet”. Un tema di stringente attualità, che abbraccia tematiche sempre più complesse di carattere culturale e legislativo, sul quale l’Agcom è impegnata a redigere un nuovo regolamento, che dovrebbe vedere la luce entro l’anno. Internet ha cambiato le carte in tavola e la modifica del quadro normativa sul copyright è un must dal quale dipende la produzione culturale del futuro.
La presentazione del saggio “E Mozart finì in una fossa comune. Vizi e virtù del copyright”, dell’avvocato di Fabio Macaluso – edito da un pool di sette editori Egea, Edi.Ermes, Giuffré Editore, Guerrini e Associati, McGraw Hill education, Pisa University Press, Urbaniana University Press in collaborazione con Aie (Associazione italiana editori) – che si è tenuta oggi in Senato è l’occasione per un confronto a tutto tondo sulle problematiche della tutela del copyright nell’era del digitale, in particolare della difesa degli autori dal nemico numero uno, la pirateria online. Senza dimenticare che il copyright online viene leso perlopiù dai giovani, perché, nonostante sia illegale, scaricare illegalmente un film sul web non è percepito come un furto, anche se equivale a rubare un dvd in libreria.
“Il copyright oggi vive un conflitto fra le istanze del popolo della Rete e quelle degli autori – dice Giorgio Assumma, presidente dell’Istituto Giuridico dello Spettacolo e dell’Informazione – dal punto di vista giuridico, gli autori godono di un diritto proprietario di utilizzazione economica delle loro opere, mentre il popolo della rete ha l’aspettativa di poter accedere online alle opere, senza chiedere il permesso preventivo e senza pagare, al semplice scopo di incrementare il suo bagaglio culturale. D’altra parte,fin dai tempi di Kant (“La pirateria editoriale” del 1775) l’opera editoriale è un colloquio, e l’autore ha il diritto di scegliere tempi e destinatari della sua creazione. Con Internet, c’è il rischio che venga sminuita la libertà dell’autore di scegliere il suo pubblico. Bisogna tutelare il lavoro creativo degli autori”.
Sulla falsariga di Assumma anche Mirka Giacoletto Papas, amministratore delegato di Egea. “Il problema della pirateria online è speculare rispetto a quello della pirateria cartacea, che noi editori universitari paghiamo a caro prezzo – dice Giacoletto Papas – noi come editori siamo fortemente danneggiati dal fenomeno, largamente tollerato, dei libri di testo fotocopiati. Il danno non riguarda soltanto noi editori, ma anche le librerie. La fotocopia è un fenomeno acquisito e tollerato nella sua illegalità, si tratta di un atto illegale che disconosce il valore del diritto d’autore. Rivendico con forza il ruolo dell’editore, che assicura la distribuzione dei contenuti verso il pubblico e la società della Rete”.
Proposte di cambiamento dell’attuale normativa al passo con i tempi, nell’intervento di Fabio Macaluso, l’autore del saggio “E Mozart finì sepolto in una fossa comune“. “Il copyright è uno strumento di civiltà, promosso nella storia da personaggi della statura di Victor Hugo ed Emile Zola – dice Macaluso – Il linguaggio della legge ‘non buca’ nella platea dei giovani, la norma è difficile e astratta. Detto questo, condivido il giudizio di esecrazione per l’espressione ‘Libertà della Rete’, visto che la Rete è controllata da pochissimi player e libera non è. La libertà della Rete non esiste. Gli editori, ad esempio, non osano mettersi contro Google, perché hanno paura di non essere più indicizzati su Google News. Credo che un modo concreto per combattere la pirateria sia quello di allargare l’offerta legale, come già avvenuto nel mondo della musica con Pandora e Spotify. La nuova legge sul copyright online dovrebbe abbandonare la tutela incondizionata dell’opera e passare alla formula dell’opt-in dell’autore. La durata del diritto d’autore, poi, dovrebbe essere ridotta dagli attuali 70 anni, un periodo obiettivamente infinito, quasi perpetuo al giorno d’oggi, ed essere molto ridotto”.
I danni della pirateria online non riguardano soltanto le opere letterarie, ma anche i software e i prodotti tecnologici. “Microsoft produce software, e pacchetti come Windows e Office sono scaricati illegalmente in maniera massiva sui sistemi P2P – dice Paolo Andreotti, Regional Director Emea di Microsoft – è chiaro che per noi la pirateria è un danno, i nostri software sono anch’essi opere d’ingegno che vanno tutelate. L’Italia e la Spagna sono i due europei con il più alto tasso di pirateria in Europa. La mancata penalizzazione del download illegale di software è un problema culturale. Il problema è che manca la percezione dell’atto illegale. La nostra offerta editoriale, con il portale Msn e il motore di ricerca Bing e il canale mobile, in sinergia con gli editori dei maggiori quotidiani italiani, è basata sul pagamento dei contenuti agli editori. Editori con i quali condividiamo i ricavi e paghiamo i diritti alla Siae”.
Per educare i giovani e prevenire la pirateria servono azioni più ficcanti. La pensa così Fabrizio Carotti, direttore generale della Fieg (Federazione italiana editori giornali): “E’ necessario intervenire con chiarezza a tutela del copyright online, noi siamo favorevoli al fatto che la rimozione dei siti illegali sia in capo all’Agcom – dice Carotti – ci auguriamo che l’Autorità concluda al più presto il suo lavoro con l’emanazione del nuovo regolamento. Noi crediamo che chi usa il prodotto altrui per fare business debba riconoscerlo, è questo il caso di Google con i contenuti giornalistici. Il regolamento Agcom in via di approntamento è uno strumento necessario per regolare il mercato. La pubblicità dei motori di ricerca sta diventando un problema di sopravvivenza per il settore editoriale”.
Molti però difendono lo status quo, sostenendo che online il concetto di furto è diverso che nel mondo reale. “Non penso che sia così – dice Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale – Bisogna fare un grosso lavoro di carattere culturale contro le istanze del popolo della Rete. Credo che si stia sottovalutando il problema. In Rete è facile scaricare un film in free download, ma serve un pilastro di repressione. Noi siamo d’accordo con la direttiva Agcom in via di approntamento, secondo cui un ente amministrativo debba intervenire in modo tempestivo con gli operatori, in presenza di siti pirata, perché i tempi della giustizia ordinaria sono troppo lenti”.
Sulla stessa linea di Parisi anche Marco Polillo, presidente dell’Aie e di Confindustria Cultura Italia: “Sulla tutela del copyright non esistono dei diritti contrapposti – dice Polillo – il popolo della Rete sono i cittadini italiani, per questo il punto di incontro fra l’Aie e Confindustria Digitale è il nuovo regolamento dell’Agcom, perché l’industria culturale è la benzina più pregiata della Rete, che senza contenuti è una scatola vuota. La benzina però è sempre più annacquata”.
Per quanto riguarda l’ipotesi di una Web Tax, o Google Tax che dir si voglia, critica la posizione di Luca Scordino, consigliere di gestione della Siae: “L’avvicendamento della remunerazione di editori ed autori con un’imposta sulla pubblicità (Web Tax o Google Tax) non mi convince – dice Scordino – Gli autori non vogliono interventi di finanza pubblica a loro favore, gli autori vogliono che sia remunerato il loro lavoro. Certo, dal punto di vista economico il mondo del diritto d’autore vale in 5,4% del Pil e 1,5 milioni di posti di lavoro. Il commissario europeo al Digitale Neelie Kroes ha detto che il copyright vale il 4,5% del Pil europeo e 8 milioni di occupati, che, compreso l’indotto, raggiunge il 15% del Pil. Per fare un confronto, il mondo delle Tlc vale il 2,4% del Pil in Italia a fronte di poche centinai di migliaia di addetti e un ciclo ecnoomico recessivo. Il mondo dell’auto vale l’11% del Pil nazionale. Google ha fatturato 50 miliardi di dollari nel 2012, in Italia aveva zero dipendenti, che sono diventati tre oggi, a fronte di 144 dipendenti nella sua società di marketing”.
Sfatare il mito della libertà della Rete, che apre al rischio di una pericolosa anarchia digitale. Questo il messaggio di Antonio Pitruzzella, presidente dell’Autorità Antitrust (Agcm): “Uno dei meriti del libro di Macaluso è quello di mettere in discussione il diritto del popolo della Rete e la sua dimensione anarchica – dice Pitruzzella – la Rete è anch’essa un regno di conflitti e interessi contrapposti, in particolare fra produttori di contenuti e Ott. Compito del diritto è bilanciare questo conflitto, in primo luogo sfatando il luogo comune che Internet sia il luogo del tutto gratis”.
“Come scrive Macaluso, in Rete nulla è gratis – continua Pitruzzella – Stiamo attenti che il riconoscimento di un nuovo diritto comporta automaticamente la limitazione di un altro diritto. Il presunto diritto all’accesso gratis alle opere in Rete limita quello degli autori di ottenere un riconoscimento economico della loro opera. Il sistema del diritto d’autore consente l’innovazione della cultura, perché altrimenti soltanto con i mecenati o con i dittatori si potrebbe finanziare la cultura”.
“La riforma del regolamento sul copyright mi trova del tutto d’accordo, il dominus è l’Agcom, alla quale abbiamo fatto diverse segnalazioni, come nel caso del conflitto fra Google News e gli editori”, chiude Pitruzzella.
Molta gente non capisce che la violazione del copyright è illegale. “Mentre c’è una naturale ritrosia a rubare in libreria, sul web è diverso – dice Angelo Marcello Cardani, presidente dell’Agcom – Si tratta di far capire alla gente che la pirateria è illegale. Il problema della legalità è centrale. Vorrei tranquillizzare tutti: la nostra proposta di regolamento sul copyright va avanti. C’è stata una consultazione e ci sono state delle audizioni. Ora si tratta di condensare il tutto, poi presenteremo la proposta al collegio che, dopo l’apporovazione, ci consentirà di trasformarla in regola sul diritto d’autore in Rete, che altro non è se non l’affermazione di un principio di legalità. La libera fruizione di contenuti in Rete non è un diritto. E’ la legge che si deve adattare alle esigenze di tutti gli attori in gioco. Serve buon senso e moderazione”.
Chiude il dibattito il senatore Roberto Di Giovan Paolo (Pd), in rappresentanza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Giovanni Legnini: “Pensare che in Rete tutto sia gratis è frutto di una strategia dei grandi player internazionali, che non sono editori ma hanno interesse ad avere contatti a scopi pubblicitari – dice Di Giovan Paolo – il Governo, viste condizioni della legislatura che avrà un orizzonte limitato, sostenere il settore dell’editoria, per trovare una norma su Google e le rassegne stampa, che tuttavia non sono certo la soluzione alla crisi del settore. Secondo noi,checché se ne dica, una soluzione alla francese, con una tassa di 70 milioni di euro all’anno da parte di Google a sostegno degli editori, non è certo una soluzione che risolve i problemi. Il decreto attuativo sul diritto d’autore sarà pronto entro dicembre e varato dopo un periodo di consultazione. Le coperture ci saranno anche con i decreti collegati, che riguardano anche i motori di aggregazione che non sono editori”.