Italia
“C’è la volontà di superare gli ostacoli“, ha dichiarato il Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, nella giornata conclusiva della Conferenza nazionale del Cinema.
Il Ministro ha espresso consapevolezza per la complessità del settore e per le sue problematicità ma ha dichiarato la volontà di superare gli ostacoli attraverso questi tavoli di lavoro.
Questo è un tipo di confronto “da non abbandonare mai“, ha ribadito Bray, perché è “simbolo di un nuovo sistema più ricettivo alle richieste del settore culturale”.
Il Ministro, dopo aver posto in risalto il valore artistico del cinema come autentico “creatore di memoria collettiva, di identità culturale“, ha concluso, precisando che la Conferenza Nazionale non può e non deve rappresentare una meta di arrivo quanto un “punto di partenza per un nuovo inizio” su cui porre basi solide per il rilancio economico, sul doppio livello, quantitativo e soprattutto qualitativo che l’industria dell’audiovisivo in Italia non può più permettersi, ormai, di prorogare.
Nel corso dell’incontro pubblico conclusivo, che si è svolto sabato 9 novembre, sono state esposte le relazioni di sintesi dei tre tavoli di discussione su mercato nazionale, i modelli di distribuzione e le politiche pubbliche, che avevano caratterizzato la prima fase della Conferenza nazionale.
Condotta dal Direttore Generale per il Cinema Nicola Borrelli, la Conferenza ha fornito un quadro lucido della situazione attuale analizzando le criticità che attanagliano il settore e prospettando delle soluzioni ai problemi, da realizzare sotto l’egida di una nuova Governance di settore, ben definita, che tuteli tutte le parti in gioco.
Il Presidente ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), Riccardo Tozzi, ha pubblicamente proposto il Ministro Bray come riferimento istituzionale di questa Governance e come portavoce di questa collaborazione a tutela dei diritti dei consumatori e di quelli dell’industria.
Entrando nel merito dell’analisi, è emerso che il sistema industriale audiovisivo e gli assetti del mercato in Italia ruotano attorno alle televisioni. La quasi totalità delle risorse ha, però, indicato ANICA, è a vantaggio di un numero ristretto di tv generaliste e di un duopolio editoriale: “Il risultato è che tutto il potere assegnato a sole due imprese ha creato uno squilibrio tra produttori di contenuto e distributori, influendo negativamente sul prodotto. La chiusura del mercato distributivo non poteva che omogeneizzare il prodotto, che si è ormai etichettato e customizzato secondo uno schema rigido che prevede produzioni sicure per un target di pubblico di massa”.
“Nessuna serialità con respiro internazionale, una produzione chiusa, un mercato chiuso con pochissime possibilità per la produzione indipendente”, ha aggiunto ANICA.
Uno dei primi obiettivi di questa Governance, ha osservato l’Associazione, sarebbe di diminuire il numero di tv generaliste, di aumentare e rinnovare le linee editoriali e, soprattutto, di rendere obbligatori gli investimenti e la programmazione di prodotti provenienti da produzioni indipendenti.
“Questa Governance deve essere centrale, statale, e avere una visione totale della produzione dell’audiovisivo nazionale, ovvero lavorare a contatto con le regioni e con le film Commission, coordinandole e assegnando loro ruoli definiti e precisi ma non delegando gli oneri”.
Nel contesto del mercato, il primo tema analizzato è stato quello relativo all’esercizio, con un grido d’allarme per la chiusura di un numero sempre maggiore di monosale cittadine, penalizzate da una pressione fiscale sempre in aumento, dalla impossibilità alla multiprogrammazione e dai costi per la digitalizzazione. In generale, tutto l’esercizio ha lamentato il problema fiscale e, soprattutto, il fenomeno sempre più crescente della pirateria.
A questo proposito è intervenuto il commissario Agcom, Francesco Posteraro, che ha confermato l’arrivo a breve termine di una regolamentazione precisa e più rigida sulla pirateria digitale, crimine da combattere prima che distrugga la produzione, ovvero un regolamento per la “protezione dei contenuti contro la predazione degli stessi“. L’attività di repressione non sarà quella di un controllo poliziesco della rete ma, su richiesta della parte lesa, si andrà a colpire i siti e i provider coinvolti nella diffusione illecita di materiale protetto da diritto d’autore.
Altro tema fondamentale è stato l’aggiornamento degli strumenti di implementazione delle risorse.
“Tutti gli strumenti, dal FUS al credito d’imposta passando per i contributi agli incassi, al sostegno alle produzioni ritenute di interesse culturale o di autori di opere prime, vanno analizzati e ricalibrati“, ha indicato sempre ANICA.
“Inoltre – ha concluso – si potrebbero ripristinare alcuni vecchi contributi ormai in disuso, purché aggiornati, e prendere in prestito dall’estero i modelli di contributo più vincenti come il crowdfunding, le lotterie e i gruppi di investitori per pacchetti di film”.
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