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4K: ecco perché anche le telco devono tenere d’occhio l’ultra HD

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Se le telco e gli ISP si preoccupavano dell’impatto sulle reti dello streaming HD, ora arriva anche la Tv 4K a rovinargli il sonno, altro che 4G.

Il 4K è uno standard emergente per la risoluzione della Tv e del cinema digitale, è conosciuto anche come ‘Ultra high definition television’ (UHDTV) ed è stato standardizzato dall’ITU.

Il nome deriva dai circa quattromila pixel orizzontali di risoluzione della tecnologia, per l’esattezza 3.840 per 2.160 pixel rispetto ai 1.920 per 1.080 pixel della Tv HD, che quindi può essere considerata 2K.

 

Anche se a prima vista il 4K è due volte più dettagliato dell’attuale formato HD, in realtà è anche 4 volte più ‘pesante’ perché nel segnale ci sono il quadruplo dei pixel (8,3 megapixel in totale).

Ciò vuol dire che necessiterà, assumendo le attuali tecniche di compressione, di una larghezza di banda 4 volte maggiore.

 

Certo non sarà una rivoluzione che avverrà dall’oggi al domani: al momento mancano del tutto i contenuti 4K, prodotti solo da una manciata di società. Ma sono molte le emittenti che ci stanno lavorando: la BBC ha testato la tecnologia al torneo di Wimbledon di quest’anno. Sky realizzerà a breve una serie di trasmissioni di prova. Intanto Eutelsat Communications e Samsung hanno lanciato un canale satellitare Ultra HD dedicato, da vedere direttamente sugli ultimissimi televisori Samsung Ultra HD con  incluso ricevitore satellitare e con incorporato l’Evolution Kit di Samsung, che abilita l’apparecchio agli standard di trasmissione attuali e futuri.

 

Se però per i broadcaster tradizionali fare il salto al 4K, dopo i problemi del 3D, potrebbe risultare economicamente troppo impegnativo, le nuove forze del web stanno già scaldando i motori: Netflix, dicono i bene informati, potrebbe lanciare il 4K dal 2014, probabilmente con la seconda stagione della serie esclusiva ‘House of Cards‘. Il Ceo Reed Hastings ha detto recentemente di voler trasformare la società in uno dei “maggiori fornitori di 4K il prossimo anno”.

In teoria, lo streaming dei servizi Tv 4K richiederà però reti perfettamente performanti e velocità di almeno 100Mbit/s ma, in pratica, potrebbe bastare anche una connessione meno veloce. Molto dipenderà infatti dalle tecnologie di compressione usate dagli ISP.

Quello che più preoccupa, però, è che – secondo Sony – per scaricare un film di media lunghezza in 4K occorrerebbero circa 40-60 GB: anche se non serviranno, insomma, reti superveloci, chiunque abbia un abbonamento con download limitato potrà scordarsi il 4K.

 

La buona notizia è che ISP e Telco hanno tempo per adeguare le loro reti e, nel frattempo, potrebbe finalmente aprirsi la strada ad accordi ‘win-win’ per la realizzazione di reti più performanti tra fornitori di contenuti, distributori, operatori di rete, Isp e utenti.

Il 4K, quando prenderà piede, infatti, sarà probabilmente la maggiore applicazione singola in uso e l’industria dei contenuti e i distributori non potranno più fare orecchie da mercante alle richieste delle telco di contribuire in qualche modo alla realizzazione delle reti.

 

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