Italia
Il mercato non gradisce il Piano 2014-2016 annunciato ieri dall’ad di Telecom Italia, Marco Patuano. Un piano che, a detta di alcuni analisti, sarebbe troppo incentrato sulle ‘cessioni’ e poco sulla visione puramente industriale: non sarebbe quindi sufficiente a rimettere in sesto le finanze del gruppo.
Né sono servite a invertire la tendenza negativa le rassicurazioni dell’ad, che a mezzogiorno ha illustrato ai giornalisti i particolari del Piano, che nel dettaglio prevede la vendita del 22% di Telecom Argentina al fondo statunitense Fintech di proprietà del messicano David Martinez (che ha messo sul piatto 1 miliardo di euro), l’emissione di un bond convertibile da 1,3 miliardi – già concluso con successo – valorizzazione delle torri di trasmissione in Italia e Brasile e dei multiplex di TI Media.
Nel complesso, le misure previste dal ‘Piano Patuano’ dovrebbero contribuire per circa 4 miliardi al rafforzamento patrimoniale del gruppo, permettendo “sia di dare un forte impulso allo sviluppo dell’Ultrabroadband e un’accelerazione alla strategia di business convergente, sia di ottenere una maggiore flessibilità finanziaria, mirata in prospettiva al raggiungimento di metriche nell’arco di Piano coerenti con lo status di investment grade”, ha affermato Patuano commentando il Piano.
Secondo Patuano, insomma, l’operazione da 4 miliardi approvata ieri è quello che serve per determinare “… una struttura del patrimonio assolutamente sostenibile”.
Anche il responsabile finanziario, Piergiorgio Peluso ha sottolineato la convinzione che l’attuale piano “…possa, insieme a rafforzamento patrimoniale e dismissioni, consentire di affrontare tutti gli sforzi per stabilizzare i flussi di cassa”. Peluso ha peraltro smentito le indiscrezioni sul taglio del dividendo, circolate in mattinata.
E’ da dire, però, che con la dismissione di Telecom Argentina, di cui manterrà il 4%, la società italiana rinuncia a un asset che nei primi nove mesi di quest’anno ha apportato il 13% dei ricavi. C’è dunque il timore che senza questa divisione e senza le torri la società possa essere relegata al ruolo di player ‘domestico’ senza respiro internazionale. A questo proposito, però, Patuano ha chiarito che la cessione della controllata rientra nella strategia di revisione “del portafoglio delle partecipazioni internazionali”.
La proposta, ha aggiunto “è stata analizzata dal CFO, Peluso, ed è stata sottoposta al Cda che ieri ha dato mandato per arrivare al closing”.
L’offerta giunta da Fintech, ha detto ancora Patuano, “non è la prima, ma è l’unica che ci è arrivata”, ed è stata accettata perché “riteniamo che in questo momento ci sia la necessità di equilibrare la situazione patrimoniale”.
La revisione del portfolio internazionale, ha precisato comunque Patuano, non riguarda in alcun modo il Brasile, che resta un asset ‘core’ su cui la società continuerà a investire “nell’interesse di tutti gli azionisti”.
Sul fronte degli investimenti, quindi, il Piano prevede investimenti per circa 9 miliardi di euro nei tre anni, di cui ben 3,4 miliardi di euro dedicati esclusivamente alle tecnologie di ultima generazione. Nello specifico, 1,8 miliardi di euro saranno dedicati allo sviluppo dell’Ultrabroadband fissa con l’utilizzo della fibra ottica per il segmento dell’accesso; 900 milioni di euro per l’Ultrabroadband mobile; 700 milioni di euro circa per la realizzazione di nuovi data center dedicati allo sviluppo del Cloud computing e connessioni in fibra internazionali.
Si tratta di“uno sforzo estremamente importante”con investimenti “raddoppiati rispetto al precedente periodo”e in seguito ai quali “…avremo un’Italia molto più connessa e digitale”, ha affermato Patuano stamani nel corso della conferenza stampa nella sede del gruppo a Piazza Affari. Investire, ha sottolineato ancora Patuano rispondendo ai timori dei sindacati (Leggi articolo Key4biz), rappresenta “la migliore tutela per la filiera occupazionale” ed è il “modo giusto per affrontare anche gli altri anni del piano”.
Tra le altre decisioni prese ieri, il cda ha anche congelato lo scorporo della rete, privilegiando – come già indicato da Patuano nei mesi scorsi – la realizzazione del modello di Equivalence of Input (EoI) attraverso la separazione funzionale.
Lo spin-off della rete, ha fatto sapere l’azienda, sarà valutato “all’esito del consolidamento del quadro regolamentare, nazionale ed europeo, e alla luce di concrete manifestazioni di interesse di investitori per l’ingresso nel capitale della nuova entità. Su queste nuove basi, continuerà il confronto con l’Autorità nazionale di regolamentazione”.
Il Consiglio di Amministrazione ha quindi dato mandato per la convocazione, il 20 dicembre, dell’Assemblea richiesta da Marco Fossati per valutare l’azzeramento del cda.
Con Fossati, ha detto Patuano, c’è “allineamento, abbiamo la stessa visione di sviluppo industriale” ed è assolutamente lecito che “un azionista come Fossati possa chiedere un confronto in assemblea”.
Ricavi in calo nei primi nove mesi
Quanto ai conti dei primi nove mesi, i ricavi si sono attestati a 20,3 miliardi di euro, in calo del 7,6% rispetto ai primi nove mesi del 2012 (22,06 miliardi di euro); la riduzione è sostanzialmente attribuibile alle Business Unit Domestic (-1,344 milioni di euro) e Brasile (-315 milioni di euro), mentre si conferma in crescita in Argentina (+48 milioni di euro).
L’EBITDA consolidato dei primi nove mesi del 2013 è pari a 7,9 miliardi di euro e diminuisce, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, di 927 milioni di euro (-10,5%), con un’incidenza sui ricavi del 38,9% (40,2% nei primi nove mesi del 2012).
L’EBIT consolidato dei primi nove mesi del 2013 è pari a 1,8 miliardi di euro (4,8 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2012) e sconta la svalutazione di 2,1 miliardi di euro dell’Avviamento attribuito al business domestico nel primo semestre 2013.
Per quanto riguarda l’andamento del Gruppo Telecom Italia per l’esercizio in corso, gli obiettivi legati ai principali indicatori economici e finanziari prevedono per l’intero 2013: ricavi sostanzialmente stabili rispetto al 2012; riduzione percentuale dell’EBITDA «mid-single digit» e la riduzione dell’indebitamento finanziario netto rettificato a meno di 27 miliardi di euro dagli attuali 28,2 miliardi.
Quanto alle guidances finanziarie del Piano 2014-2016, il gruppo prevede un tasso medio di crescita annua dei ricavi 2013-16 stabile; un tasso medio di crescita annua del Mol stabile; Capex cumulati 2014-16 inferiori a 14 miliardi di euro; Rapporto Posizione Finanziaria Netta rettificata su Mol Reported di 2,1 volte al 2016.