Unione Europea
Big data, privacy, competenze digitali…sono questi i passaggi fondamentali dell’intervento del Vicepresidente della Commissione Ue, Neelie Kroes, all’ICT 2013 Event (#ICT2013EU) a Vilnius.
“Prendete tutte le informazioni prodotte dall’umanità dagli albori della civiltà fino al 2003, bene, oggi produciamo la stessa quantità (di dati) in soli due giorni, ma la cosa ancora più importante, è che siamo in grado di gestire, manipolare, usare questi big data mai come prima”, ha indicato la Kroes.
Le applicazioni sono tante: dalle previsioni del traffico a quelle economiche, dalla progettazione di motori per gli aerei alla ricerca sul cancro. Qualunque cosa facciamo oggi, implica l’uso di big data.
Queste sono le ragioni per cui valgono come l’oro e sono indispensabili per l’innovazione.
Parliamo di un mercato, ha osservato la Kroes, che vale centinaia di miliardi di euro l’anno per la nostra economia.
Le ricadute sono importanti per tutti i settori. Uno studio ha stimato che per la sanità statunitense i big data possono generare valore per 300 miliardi di dollari l’anno.
Il punto cruciale dell’uso di questa gran mole di dati è la preoccupazione per la privacy degli utenti.
Questo timore, fondato, non può però essere un motivo per ostacolare l’uso dei big data. Per la Kroes il problema può essere ovviato con un quadro regolamentare adatto, costruito su regole certe e moderne e con la tecnologia.
Diversamente, ha indicato la Kroes, non ci resterebbe che affidarci a soluzioni che arrivano dall’estero, con gli svantaggi che questo può implicare, o “voltare le spalle a una grande opportunità”.
Sarebbe un errore farlo, considerando che si tratta di un settore che registra una crescita annua del 40%, dove le offerte di lavoro sono aumentate di 12 volte in venti anni e la produttività delle aziende di oltre il 5%.
La Kroes ammette che ci sono alcuni grossi ostacoli da superare: divisioni linguistiche, barriere nazionali. In ogni Paese Ue ha leggi proprie e politiche diverse sui big data e questo ‘spacca’ il mercato unico digitale.
Altro problema è che anche la ricerca dei dati è frammentata, quando invece serve lavorare e interagire insieme, anche sugli open data con il coinvolgimenti di tutti, sia enti pubblici che privati.
Per prepararci al meglio, sottolinea ancora la Kroes, servono anche le giuste competenze professionali e molto presto nella Ue ci sarà carenza proprio di queste.
In altre parti del mondo si sta già investendo molto: tra le prime 20 società che si occupano di big data, 17 sono statunitensi e solo 2 europee.
La mancanza di una leadership europea ha pesanti implicazioni per l’industria di settore.
“Servono economie di scale se vogliamo competere a livello globale“, indica la Kroes, andare al di là degli ecosistemi per mettere insieme e fare interagire interessi pubblici e privati.
Bisogna investire insieme, ricordando che il Programma Ue Horizon 2020 mette a disposizione 90 milioni di euro per i prossimi due anni.
“Big Data non è solo uno slogan di moda – conclude la Kroes – è la ricetta per un’Europa competitiva”.