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Apple prende le distanze da Google, Facebook e da tutte le altre aziende il cui business si fonda sulla raccolta dati, pubblicando un report ufficiale sulle richieste di informazioni provenienti dai governi in cui, per la prima volta, vengono svelate sia quelle relative agli account che ai device degli utenti.
60 le richieste di informazioni da parte delle autorità italiane tra gennaio e giugno di quest’anno, per un totale di 76 account. Diciotto le richieste accolte. Per quanto riguarda i dispositivi, la cifra è un po’ più alta: dall’Italia sono giunte infatti all’indirizzo di Apple 409 richieste, relative a 4.034 dispositivi. L’81% di queste richieste è stato accolto. Bazzecole, comunque, rispetto alle 1000-2000 richieste provenienti dagli Usa relative agli account di 2000-3000 utenti e più di 8.600 dispositivi.
La differenziazione tra richieste sugli account e sui dispositivi è importante, ha sottolineato la società, perché coinvolgono tipi di dati diversi: molte di quelle relative ai device, infatti, sono inoltrate dai clienti insieme alle forze dell’ordine e non includono mai richieste legate a questioni di sicurezza nazionale.
Le richieste più frequenti relative agli account riguardano invece rapine e altri crimini – e provengono quindi spesso e volentieri da agenzie governative come la Foreign Intelligence Surveillance Court o dalle forze dell’ordine. Possono riguardare anche bambini scomparsi, vittime di rapimento o prevenzione dei suicidi.
Rispondere a queste richieste implica generalmente la fornitura di informazioni dell’account iTunes o iCloud, quindi il nome e l’indirizzo e altri dati come i servizi internet utilizzati, per i quali gli utenti si aspettano un minimo di privacy. In casi molto rari viene chiesto di fornire foto o email.
“Consideriamo queste richieste molto attentamente e forniamo i dati dell’account in circostanze molto limitate”, sottolinea Apple.
“Crediamo – aggiunge – che i nostri clienti abbiano il diritto di capire come gestiamo le loro informazioni personali e riteniamo sia nostra responsabilità fornire loro la migliore protezione della privacy possibile”.
Cosa ancora più importante, aggiunge, “Noi non abbiamo interesse ad accumulare informazioni personali dei nostri clienti. Proteggiamo le conversazioni personali fornendo crittografia end-to-end su n per iMessage e FaceTime. Noi non conserviamo dati sulla posizione, le ricerche sulle mappe o le richieste a Siri in una forma identificabile”.