‘Cinema d’animazione in crisi, oggi i bambini vanno a vedere Zalone’. Intervista al maestro Enzo D’Alò

di A cura di Cinzia Guadagnuolo |

Per il pluripremiato regista dell’animazione italiana siamo davanti a un “buco culturale”. Lo abbiamo sentito in occasione della Conferenza nazionale del cinema che si sta tenendo a Roma.

Italia


Enzo D'Alò

Competitività delle produzioni cinematografiche italiane all’estero, bisogno di investimenti pubblici più consistenti, qualità delle produzioni e calo delle produzioni, crisi della filiera, calo della programmazione televisiva, nuovi modelli di distribuzione.

Sono alcuni dei temi di cui si stanno occupando più di 250 addetti ai lavori tra produttori, registi e tecnici del settore che hanno risposto all’appello del Ministro Massimo Bray a contribuire con proposte e approfondimenti allo sviluppo del settore cinematografico.

Si sta tenendo in questi giorni a Roma la Conferenza nazionale del cinema, indetta dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con lo scopo di individuare strategie propositive che in ambito nazionale e internazionale contribuiscano a dare vigore al nostro cinema.

La prima fase, conclusasi ieri, ha visto riuniti presso il Centro Sperimentale di Cinematografia tre tavoli di discussione; conclusioni e relazioni di sintesi verranno esposte sabato 9 novembre nel corso del Festival Internazionale del Film di Roma, alla presenza del Ministro Bray. 

 

Tra i partecipanti della Conferenza anche uno dei maestri dell’animazione italiana, Enzo D’Alò, pluripremiato regista e sceneggiatore, due nastri d’argento e un David di Donatello per il suo film di animazione di esordio La freccia azzurra, e poi grandi successi in Italia e all’estero. Quando l’Italia era ancora competitiva nel cinema di animazione…

Nel 1998 con La gabbianella e il gatto, D’Alò ottenne il premio del pubblico al Festival del cinema di Montreal; nel 1997 sulla Rai e poi in diversi Paesi anche fuori dall’Europa venne trasmessa la serie tv dedicata alle avventure della Pimpa che vinse il premio internazionale “Cartoon on the Bay” e continuò ad essere venduta in seguito anche in dvd.

L’ultimo lavoro di D’Alo è del 2013, con il lungometraggio Pinocchio la cui colonna sonora viene firmata da Lucio Dalla.

Con lui abbiamo parlato della crisi del cinema per ragazzi e del cinema di animazione. La parola “crisi” è quasi un eufemismo, se consideriamo che – come ha detto lo stesso regista – “oggi portiamo i nostri bambini al cinema a vedere Checco Zalone“.

 

 

Key4biz. È sempre più imbarazzante differenza nelle produzioni tra Italia e il resto d’Europa…

 

 D’Alò. Sì, non esiste oggi in Italia una programmazione e una produzione di film per ragazzi. Per me ci troviamo di fronte a un grande buco culturale. Si parla tanto di educazione, ma forse dimentichiamo che la formazione dai giovani inizia anche dal cinema e la si costruisce anche attraverso prodotti a loro destinati.



Key4biz. Cosa fare per affrontare questo ‘buco culturale’?

 

D’Alò. Sarebbe importante sviluppare su canali differenti un finanziamento alla produzione per ragazzi, anche per i bambini piccoli, per educarli al cinema e alla fruizione delle immagini.

 

 

Key4biz. Molti passi indietro sono stati fatti anche dal servizio pubblico televisivo…

 

 D’Alò. La Rai ha chiuso lo spazio quotidiano per ragazzi su Rai Tre. Rai Uno non trasmette prodotti per ragazzi da anni. È passato tutto al digitale ma senza una adeguata pubblicità. E non dimentichiamo che la maggioranza delle famiglie italiane non usa il digitale. Non solo l’animazione ha perso visibilità, ma anche la programmazione per ragazzi  in generale.

 

 

Key4biz. Come mai?

 

D’Alò. È una scelta editoriale. A mio avviso, tuttavia, le scelte editoriali dovrebbero tener conto di scelte politiche che sono già state prese. Sia la Rai che la legge Fornero prevedono uno spazio per la cinematografia e la produzione televisiva per bambini e nello specifico al cinema di animazione. Sarebbe bello se venissero recepite delle leggi che già esistono…

 

 

Key4biz. Anche i bandi pubblici non sembrano aiutare l’animazione…

 

D’Alò. Nei bandi non viene prevista una produzione di animazione. Partiamo da un dato: mentre un film si fa in sei mesi, un anno, una produzione di animazione ha bisogno di tre, quattro anni e quindi anche i meccanismi di restituzione dei fondi devono avere tempi differenti. Altro esempio: non esistono nei bandi figure professionali come il direttore d’animazione, proprio a dimostrazione che non viene prevista questa modalità di produzione e comunicazione.

 

 

Key4biz. Se ci fosse un modo per contribuire fattivamente al rilancio dell’animazione, che cosa farebbe Enzo D’Alò?

 

D’Alò. Ad esempio, se esistesse una commissione per individuare linee guida per favorire la produzione e la coproduzione di film per ragazzi, sarei lieto di farne parte, mettendo a frutto la mia esperienza. Ogni film che faccio, lo faccio in coproduzione con l’estero. Qui in Italia è molto difficile fa uscire i film, produrli con coproduzioni straniere ed esportarli. Siamo chiusi in noi stessi e anche dall’Europa non arrivano grandi segni di apertura. Bisogna lavorare in questa direzione.  

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