Stati Uniti
Internet ha messo in crisi il modello su quale si fondava la stampa tradizionale. I competitor della carta arrivano sempre più dal web ed è profondamente mutato il modo di fruire le notizie: i lettori lo fanno sempre più spesso da mobile e cercano un’informazione veloce (Leggi Articolo Key4biz).
Grandi testate come il New York Times stanno rivoluzionando il loro business model, come in Italia sta facendo negli ultimi mesi anche il Corriere della Sera (Leggi Articolo Key4biz), ma sono anche tante le web company che stanno investendo nell’editoria, da Jeff Bezos di Amazon che ha rilevato il Washington Post (Leggi Articolo Key4biz) al fondatore di eBay Omidyar che sta valutando un nuovo progetto editoriale (Leggi Articolo Key4biz).
Ma qual è la giusta via? Dall’altra parte dell’Atlantico l’editoria è in gran fermento.
Buzzfeed, per esempio, è stato uno dei primi a ricorrere video-chat e ad analisi sulla politica estera di Barack Obama. Un modello che piace agli utenti, ma anche agli inserzionisti. Grazie alla formula dei ‘native ads‘, il sito avrebbe visto esplodere le proprie entrate.
Secondo AllThingsD, Buzzfeed, che aveva previsto un fatturato di 40 milioni di dollari quest’anno, avrebbe ampiamente superato le stime con entrate vicine ai 60 milioni.
Ovviamente sono anche aumentati gli investimenti: dalla sua nascita nel 2006, Buzzfeed ha avuto un’iniezione di 46 milioni specie dai fondi come SoftBank Capital, Hearst Ventures o RRE Ventures.
Negli Stati Uniti si sta facendo spazio anche Upworthy, in gran parte ispirato a Buzzfeed, che offre anticipazioni e rumors. Creato solo da un anno e mezzo, conta già 30 milioni di visitatori unici. Non ha una redazione, i propri giornalisti lavorano da casa, scrutando il web alla ricerca di contenuti che possono suscitare l’interesse degli internauti.
Un piccolo lavoro di ottimizzazione per i motori di ricerca, editoriali quasi assenti, Upworthy punta soprattutto sulla condivisione delle notizie sulle reti sociali.
Un modello che obbliga a innovare sul piano pubblicitario, proponendo ‘contenuti sponsorizzati’, separati almeno in teoria dai contenuti editoriali indipendenti…Spesso si ricorre a video divertenti.
Medium, creato da uno dei cofondatori di Twitter, offre una piattaforma per la pubblicazione di contenuti più lunghi, di approfondimento. Beacon, fondato da un ex manager di Facebook, ricorre invece al crowdfunding per pagare i suoi giornalisti freelance.
Una cosa è ormai certa, se gli editori non si adegueranno ai nuovi modelli, perderanno la sfida del digitale. Servono nuove idee ma soprattutto nuove regole che permettano ai giornali di competere ad armi pari con i pure player. La partita è ancora aperta.