Europa
La Commissione europea ha respinto la proposta della Germania di includere le nuove regole sulla protezione dei dati digitali nell’accordo di libero scambio in fase di negoziazione tra Ue e Usa.
Il secondo round negoziale sul Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) comincerà la prossima settimana a Bruxelles, dopo l’avvio a Washington nel luglio scorso. Anche il Segretario di Stato Usa, John Kerry ha auspicato che il Datagate non inquini le trattative sull’accordo di libero scambio, essendo questu’ultimo un patto commerciale in grado di ridare respiro ai due Paesi. I negoziati, insomma, dovrebbero restare separati da qualsiasi altra questione.
Nei giorni scorsi, a ridosso della seconda esplosione del Datagate, da più parti erano arrivati appelli a sospendere le trattative, mentre la Germania aveva proposto di inserire le norme sul data protection nelle discussioni in corso sul TTIP.
Secondo Bruxelles, tuttavia, procedere in questo senso potrebbe finire per indebolire il diritto alla privacy, che in Europa è un diritto fondamentale fermamente regolamentato, mentre negli Usa è protetto in maniera molto più soft, essendo ritenuto soltanto un diritto del consumatore.
“La posizione della Commissione e quella sostenuta da tutti i leader al recente Consiglio europeo è chiara: meglio non mischiare le due cose”, ha affermato il Commissario alla giustizia, Viviane Reding.
“Includere il data protection nelle discussioni sull’accordo di libero scambio aprirebbe il vaso di Pandora. La Ue non è pronta ad abbassare i suoi standard ed è per questo che i negoziati sull’accordo non toccheranno la questione privacy”, ha aggiunto.
Secondo un funzionario europeo citato ieri dal Financial Times, peraltro, accogliendo la proposta della Germania si sarebbe fatto solo un favore agli OTT americani come Google e Facebook, che avrebbero potuto ottenere regole più blande, ‘all’americana’ (Leggi articolo Key4biz).
Sarebbe stato infatti necessario, secondo questa fonte, riscrivere daccapo le già travagliate proposte messe sul tavolo dalla Commissione e in questo frangente le web company americane, già molto attive sul fronte della lobby per cercare di annacquare le proposte della Ue, potrebbero trovare terreno fertile per far recepire le loro proposte.
Dalla Germania, intanto, arriva il no alla richiesta – sottoscritta da diversi intellettuali tedeschi – di concedere l’asilo a Edward Snowden: il ministro degli interni, Hans-Peter Friedrich ha infatti sottolineato che “…non c’è ragione di concedere asilo a Snowden” perchè non si tratta di “un perseguitato politico”.