Italia
Il decreto sulla Pubblica amministrazione, convertito ieri in via definitiva in legge dal Senato (in terza lettura con 174 sì, 53 no), punta a razionalizzare i meccanismi delle assunzioni, favorire la mobilità e garantire gli standard e i livelli di efficienza. Obiettivo considerato un ulteriore passo verso la revisione della spesa pubblica.
Tra i punti principali della legge, approvata in prima lettura dal Senato il 10 ottobre, emendata dalla Camera il 24 ottobre e ieri convertita in legge un giorno prima della sua scadenza, c’è quello riguardante la pubblicità degli stipendi Rai, introdotto da un emendamento, inserito dalla Lega alla Camera.
Il decreto prevede che sia esteso anche alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo l’obbligo di comunicare alla presidenza del Consiglio e al ministero dell’Economia il costo annuale del personale, relativamente ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo.
Si tenta con questa misura di rendere più trasparenti i compensi pubblici, sulla linea di quanto fissato anche nel Contratto di servizio pubblico 2013-2015 secondo il quale, per soddisfare un’esigenza di trasparenza più volte manifestata, senza derogare alle norme previste per la tutela della privacy, la Rai è obbligata a pubblicare sul proprio sito i dati aggregati relativi alle tipologie di contratto e ai compensi dei propri dipendenti.