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Telecom Italia, ‘cordiale’ l’incontro tra Letta e Patuano: ‘Analizzata la situazione a 360 gradi’

Italia


“Un colloquio approfondito e di straordinaria cordialità”: è stato definito così, dall’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Enrico Letta, nel corso del quale è stata analizzata “la situazione di Telecom a 360 gradi”.

Scorporo della rete, dunque, ma anche questioni più pressanti, legate alla necessità di investire nelle infrastrutture di nuova generazione, di tutelare gli asset strategici, i piccoli azionisti e i dipendenti dell’azienda.

“Adesso il governo deve effettuare tutte le sue valutazioni e prendere le decisioni che riterrà più opportune”, ha concluso l’Ad di Telecom Italia che però non si è sbilanciato sul possibile incontro tra il premier e il presidente di telefonica, Cesar Alierta, che dovrebbe tenersi domani: “So che si devono vedere” ha chiosato.

 

Le ‘decisioni’ su cui il Governo dovrà effettuare le sue valutazioni riguardano soprattutto il ruolo dei soci di Telefonica in Telco, troppo ‘pesante’ secondo i piccoli azionisti che nelle scorse settimane hanno chiesto un’assemblea per valutare l’azzeramento dell’attuale cda – che potrebbe essere troppo propenso a una ‘svendita’ degli asset sudamericani, fiori all’occhiello della società italiana, in crisi di risultati sul mercato nazionale.

 

Un’ipotesi, quest’ultima, smentita da Tarak Ben Ammar – membro del Cda Mediobanca e Telecom Italia – che, a margine dell’assemblea di Piazzetta Cuccia ha invitato a non fare processi a Telefonica – non prima, almeno, di vedere il piano industriale per il periodo 2014-2016 che Patuano presenterà al cda del prossimo 7 novembre.

“Non avverrà mai che per avere il Brasile a due lire distruggano il valore di Telecom”, ha affermato Ben Ammar che ha aggiunto: “Aspettiamo che Telefonica ci dica come intende creare ricchezza”.

Pur dicendosi favorevole all’idea che Telecom Italia non si separi dalla rete che è una ‘ricchezza’ – e anche in funzione degli ultimi aggiornamenti del ‘Datagate‘ – il finanziere franco-tunisino ha minimizzato i timori di chi vede in Telefonica un pericolo, innanzitutto perché soci italiani della holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia hanno ancora la facoltà di vigilare sulla gestione dell’azienda: “…noi siamo ancora azionisti con il 40% di Telco e non c’è nessuna put; chi dice che gli italiani sono schiavi degli spagnoli, sbaglia”, ha affermato ancora, manifestando la massima fiducia in “Alierta, Pagliaro e gli altri consiglieri”.

 

Fiducia confermata anche dall’ad di Mediobanca Alberto Nagel – che difende l’accordo con Telefonica, definendolo “una buona opportunità…una cosa buona per tutti gli azionisti di Telecom Italia” – e da Gilberto Benetton, secondo cui è una cosa positiva “che delle società europee acquisiscano delle quote di maggioranza o siano soci di riferimento in questo tipo di società”.

 

Fatto sta che al momento l’accordo con Telefonica ha fatto bene soprattutto ai conti di Mediobanca: dalla trimestrale di Mediobanca si evince infatti che la riduzione dall’11,62% al 7,34% della partecipazione in Telco (e in trasparenza quella in Telecom Italia dal 2,6% all’1,6%) e la parallela cessione al gruppo spagnolo di una quota del prestito soci (in carico per 35 milioni) scambiato con azioni Telefonica per un controvalore di 94,9 milioni, ha generato un utile realizzato di 58,8 milioni di euro, contribuendo alla crescita degli utili nel primo trimestre dell’esercizio fiscale 2013-2014, chiuso a 171,2 milioni di euro rispetto ai 109 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno scorso.

 

Benetton, ex azionista di Telecom Italia, ha sottolineato poi che Telefonica “ha dato dimostrazione di essere una società seria e affidabile”.

Male fa, quindi, il Governo, a modificare le norme sull’Opa in corso d’opera: “…una cosa stranissima: è un controsenso affrontare il problema, ma mi sembra che sia tutto in uno stato confusionale”.

 

Per tutelare i piccoli azionisti, che rappresentano l’85% tra azioni ordinarie e di risparmio, il governo sta andando avanti con le modifiche all’attuale normativa sulle OPA. Modifiche che saranno inserite a breve ‘nel primo decreto legge raggiungibile’, ha assicurato qualche giorno fa il viceministro all’economia Stefano Fassina (Leggi articolo Key4biz), nonostante le perplessità del sottosegretario Catricalà circa le ripercussioni di questo intervento, che cambia le regole in corso di partita,  sull’immagine del paese alla disperata ricerca di investimenti dall’estero.

Quanto alla cosiddetta ‘golden power’, invece, l’esecutivo dovrebbe completare con la massima urgenza “…l’adozione dei regolamenti di attuazione di cui alla legge n. 56 del 2012, in particolare per quanto riguarda l’esercizio da parte dello Stato della golden rule nel caso di imprese di interesse strategico, specialmente quando sono in gioco infrastrutture da cui dipende la sicurezza del Paese”, così come previsto da una mozione approvata nelle scorse settimane in Senato.

 

Restano intanto alte le pressioni sul titolo dopo che venerdì la chiusura è stata negativa e il titolo è stato più volte sospeso per eccesso di ribasso. La società ha smentito i rumors di stampa su un aumento di capitale da 2 miliardi e bollato come ‘illazioni’ le indiscrezioni di stampa circa presunte dismissioni di asset, cambiamenti della politica di dividendo (Leggi articolo Key4biz).

 

Stamani, gli analisti di UBS (che controlla il 2,06% delle azioni) hanno confermato il giudizio ‘sell’ (vendere) su Telecom Italia con target price a 0,34 euro: “La visibilità è scarsa sulla strategia di Telecom Italia”, spiegano sottolineando che il giudizio ‘buy’ (comprare) tornerà solo quando verranno meno le pressioni sul rating del debito.

UBS pone poi l’accento sull’ancora scarsa visibilità sul nuovo presidente: dopo una prima convergenza sull’ad di Poste Italiane, Massimo Sarmi – che sembraessersi defilato dopo l’intervento di Poste su Alitalia – si fa anche il nome del presidente di Borsa Italiana, Massimo Tononi.

Anche per Equita, azioni quali quelle riportate dalla stampa avrebbero un impatto minimo sia sulle dinamiche industriali che sulla valutazione del titolo.

Quello che potrebbe fare la differenza sarebbe “la trasparente valorizzazione di Tim Brasil o, nel più lungo periodo, da un deciso miglioramento delle performance aziendali”. Processo che non può non passare, sempre, da una consistente riduzione del debito.

 

Domani, intanto, il premier potrebbe incontrare anche il presidente di Telefonica, Cesar Alierta per avere rassicurazioni sui progetti del gruppo, sia per quanto riguarda il mercato nazionale che quello brasiliano, dove Telecom Italia e Telefonica sono concorrenti diretti: Vivo, controllata dagli spagnoli, è il primo operatore mobile del paese, mentre Tim Brasil è il secondo, con 73 milioni di clienti.

Secondo il Financial Times, la controllata di Telecom potrebbe essere spezzettata tra Vivo e gli altri player del mercato (Claro, di Carlos Slim e Oi, che si è appena fusa con Portugal Telecom), visto che l’Anatel difficilmente accetterebbe che la società sia inglobata da Telefonica.

 

In vista dell’incontro con Alierta, i piccoli azionisti riuniti nell’associazione Asati chiedono al premier una fusione “carta contro carta a un valore di concambio di 1,1-1,2 euro o un’Opa a un prezzo non inferiore a 1,1 euro”.

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