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Datagate, l’Ue in ordine sparso. Merkel e Hollande: ‘Nuove regole sullo spionaggio’

Italia


 Il Datagate travolge il vertice europeo, ma i leader europei non trovano una posizione comune e si muovono in ordine sparso. Dalla Merkel a Hollande, tutti concordano nel chiedere spiegazioni agli Usa, ma soltanto Francia e Germania passano all’azione, con un’iniziativa “aperta a tutti i paesi interessati”finalizzata a trovare un accordo entro l’anno con gli Usa, per la stesura di un codice di regole codificate sullo spionaggio. Ma dagli Usa arriva la replica, per quanto indiretta, del Washington Post: Snowden avrebbe le prove della collaborazione tra servizi segreti americani e quelli europei.

 

L’Italia aderisce all’iniziativa franco-tedesca, con il premier Enrico Letta che al termine della prima giornata del vertice di Bruxelles dice che: “Abbiamo preso una posizione forte, unitaria” sullo scandalo Datagate “per avere informazioni nelle prossime settimane” con  “un chiarimento e una cooperazione con gli Usa”, affinché questi episodi non si ripetano. Letta ha precisato che la posizione sarà “annessa alle conclusioni”del summit. Il ministro degli Esteri Emma Bonino getta acqua sul fuoco, almeno per il momento: “Dalle informazioni che abbiamo non risulta un coinvolgimento italiano, Questo è quello che ci risulta, non so cosa emergerà da altre informazioni”.

 

I 28 membri dell’Ue, in un comunicato congiunto, scrivono che “Una mancanza di fiducia potrebbe pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di intelligence, un elemento vitale per la lotta al terrorismo”. Ma dagli Usa arriva la replica, per quanto indiretta, del Washington Post: Snowden avrebbe le prove della collaborazione tra servizi segreti americani e quelli europei.

 

Ma per ora la reazione dei singoli paesi europei è timida. Ad esempio, la proposta forte di Martin Schultz, presidente del Parlamento europeo, di sospendere i negoziati per il trattato di libero scambio delle merci fra Usa e Ue, appena avviato, per ora è caduto nel nulla. Schulz ha rilanciato anche stamattina su Twitter ha rilanciato la sua proposta: “Ci sono alcuni standard e criteri”, ha aggiunto, “che si devono rispettare, altrimenti non ha alcun senso parlarci l’un l’altro”. E’ lo stesso premier Letta a sottolineare che la questione Datagate non “ha nessun legame, nessuna relazione” con i negoziati per l’accordo di libero scambio Ue-Usa. Un accordo “importante per l’Italia”, ricorda, spiegando che le trattative “devono andare avanti”. 

 

Anche la Gran Bretagna, che partecipa ai programmi di spionaggio americani e che ha “relazioni speciali con altri Paesi”, come è costretto ad ammettere Herman Van Rompuy, presidente Ue, aderisce a parole alla proposta. Anche se  il primo ministro David Cameronnon può permettersi di condannare nulla, visto il coinvolgimento degli 007 britannici nelle intercettazioni. Cameron si spinge a dire che “l’intelligence salva la gente”.

 

Intanto, oggi il quotidiano El Pais pubblica, citando Michael Snowden, la talpa del Datagate, scrive che la Nsa ha non solo intercettato illegalmente milioni di conversazioni telefoniche e e-mail di cittadini spagnoli, ma avrebbe spiato anche personaggi politici e membri del governo di Madrid. Fra i personaggi pubblici spiati ci sarebbero Josè Louis Zapatero, premier dal 2004 al 2011. I servizi segreti iberici avevano finora escluso che fra i target dell’Nsa ci fossero esponenti politici di rilievo. Il governo di di Madrid cerca di minimizzare, anche perché il primo ministro Mariano Rajoy da mesi attende un cenno da Washington, per essere ricevuto alla Casa Bianca.

 

Il ‘codice’ per lo spionaggio, definito “vitale” per combattere il terrorismo secondo Van Rompuy, dovrà servire a ricostruire la fiducia messa in crisi dalle rivelazioni al punto che “può pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di informazioni”. Anche perché – come rileva Martin Schulz – l’intelligence Usa appare “fuori controllo”. Lo scandalo si allarga e mentre emerge che sarebbero 35 i capi di stato intercettati nel mondo, dagli Stati Uniti continuano ad arrivano risposte che non spiegano, col presidente Obama che si limita a “comprendere le preoccupazioni” e ad annunciare una revisione del sistema di raccolta dati.

 

Le parole notturne di Van Rompuy suonano comunque caute rispetto alla rabbia pubblica dei leader. “Spiare non è accettabile, tra alleati ci vuole fiducia. Non è solo un problema che riguarda me, ma tutti i cittadini” aveva detto Angela Merkel arrivando al Consiglio. Di vicenda “inaccettabile”  aveva parlato anche Enrico Letta (vedi articolo di Key4biz) dopo che Gleen Greenwald, il giornalista che custodisce i segreti di Edward Snowden, ha rivelato che gli Usa hanno spiato pure il governo italiano.


“Non possiamo tollerare che ci siano zone d’ombra o dubbi” aveva aggiunto il premier mentre Angelino Alfano, dal prevertice del Ppe, ribadiva che “difenderemo la privacy delle istituzioni e delle istituzioni, senza guardare in faccia nessuno”. Evitando però di commentare la rivelazione che anche i servizi italiani hanno avuto un ruolo. A volere una risposta unita dell’Europa erano i big delle istituzioni comunitarie. “Quando è troppo è troppo: tra amici, deve esserci fiducia. E’ stata compromessa. Ci aspettiamo in fretta risposte dagli americani” aveva tuonato il vicepresidente Michel Barnier. Mentre la collega Viviane Reding chiedeva che all’America la Ue dia una “risposta forte e univoca”.


Il presidente Barack Obama capisce le preoccupazioni dei diversi Paesi e ha detto che è pronto a rivedere il modo di agire dell’intelligence americana. Sono le parole del portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, che è tornato a parlare dello scandalo Datagate e in particolare delle azioni di spionaggio degli Usa verso altri Stati. A pesare è la notizia secondo cui i servizi segreti avrebbero controllato le comunicazione del cancelliere tedesco Angela Merkel. L’ultimo episodio si unisce a una lunga lista che coinvolge Francia, Brasile e Messico e che rischia di incrinare i rapporti diplomatici americani con alleati molto importanti. Ma la portavoce del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite Caitolin Hayden ribadisce: “Gli Stati Uniti raccolgono all’estero lo stesso tipo di materiale d’intelligence che raccolgono tutte le altre nazioni”.

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