#gendergap, l’Italia guadagna 9 posti nella classifica del WEF grazie alle donne in politica

di Raffaella Natale |

Ma resta sempre ai posti bassi della classifica: vanno meglio i Paesi nordici che assicurano alle donne-mamme un ambiente di lavoro idoneo, aiutando a far salire il tasso di natalità.

Mondo


Gender Gap

Paesi e aziende possono essere competitive solo se riescono a formare, attirare e mantenere i ‘cervelli’  migliori, sia maschili che femminili.

In questo i governi hanno un ruolo fondamentale nel creare un contesto sociale e di norme che favoriscano le opportunità e l’accesso delle donne al mondo del lavoro. Ma questo è un imperativo anche per le aziende che devono creare posti che permettano ai migliori talenti di ‘fiorire’. La società civile, gli insegnanti e i media svolgono in questo senso un compito importante a sostegno dell’emancipazione delle donne e nel coinvolgimento degli uomini in questo processo.

 

Il Global Gender Gap Report (introdotto dal World Economic Forum nel 2006), pubblicato oggi, permette di avere un quadro completo sulla disparità di genere nel mondo.

Gli indici utilizzati permettono di stilare una precisa classifica e servono per suggerire misure efficaci volte alla riduzione del divario tra donne e uomini.

Il Report considera quattro aree chiave per misurare il gap: salute, istruzione, economia e politica.

 

Secondo gli indici del WEF, i primi dieci Paesi del mondo che presentano un minore gap di genere sono Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Filippine, Irlanda, Nuova Zelanda, Danimarca, Svizzera e Nicaragua. L’Italia si piazza al 71° posto, preceduta da Romania (che quest’anno perde tre posizioni) e Cina e seguita dalla Repubblica Domenicana e dal Vietnam.

Noi guadagniamo nove posizioni grazie alla forte percentuale di donne in Parlamento: 22% nel 2012 e 31% nel 2013.

 

Il nostro Paese si trova al 97° posto se si considera il sub indice relativo a partecipazione economica e opportunità e al 65° per livello d’istruzione. Al 72° per la salute e al 44° per potere politico.

 

Secondo il Rapporto del WEF, nei Paesi dove è stata introdotta la possibilità anche per i papà di fruire del congedo parentale e sono previsti incentivi fiscali e programmi di post-maternità, è aumentato il tasso di natalità. Questo si verifica soprattutto nei Paesi dove si registra una forte presenza delle donne nel mondo del lavoro, come quelli nordici rispetto ad altre economie dell’OCSE come Corea, Giappone, Germania, Austria, Italia e Spagna dove i tassi di natalità e la partecipazione delle donne al lavoro restano basse.

 

Il divario i genere si fa sentire forte soprattutto sul mercato digitale. L’Italia ha ancora tanta strada da fare, ma con noi molti Paesi europei specie per rilanciare l’economia digitale come predica da tempo il Commissario Ue Neelie Kroes.

Uno Studio della Commissione europea sulle donne nel settore ICT, pubblico a inizio mese, lo dice chiaramente: una maggiore presenza femminile nei percorsi di studio e nelle professioni legate al digitale sarebbe benefica per il comparto, per le stesse donne e per l’economia europea (Leggi Articolo Key4biz).

 

“Ormai non ci sono dubbi – commenta la Kroes – più donne in azienda vuol dire aziende più prospere. È davvero il momento che il settore delle tecnologie dell’informazione se ne renda conto e lasci spazio alle donne per permettere all’economia europea di beneficiare delle loro immense potenzialità“.

 

Secondo lo studio, infatti, il settore digitale impiega attualmente troppe poche donne:

  • Appena 29 laureate su 1000 conseguono un diploma universitario di primo livello nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (contro 95 uomini su 1000) e solo 4 su 1000 lavorano effettivamente nel comparto;
  • Rispetto agli uomini, le donne tendono a abbandonare il settore a metà carriera e sono sottorappresentate nelle posizioni manageriali e di responsabilità (anche più che in altri settori);
  • Solo il 19,2% degli addetti del settore ICT ha un capo donna, contro il 45,2% in altri settori.

 

Lo studio suggerisce che, con un’inversione di tendenza e una percentuale femminile nel comparto digitale pari a quella maschile, il PIL europeo registrerebbe un incremento di circa 9miliardi di euro l’anno (1,3 volte il PIL di Malta). Questo perché le aziende con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più di utili rispetto a imprese omologhe.

 

Global Gender Gap Report 2013

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