Datagate, da Letta un ‘buffetto’ a Kerry: ‘verificare eventuali violazioni’

di Alessandra Talarico |

Kerry ha confermato a Letta quanto riferito da Obama la scorsa settimana: la questione è ‘sotto revisione’ da parte di Washington. Niente proteste, come avvenuto in Francia. Del resto, dicono gli Usa, ‘lo facciamo anche per la vostra sicurezza’…

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Letta, Kerry, Bonino

È durato poco più di un’ora l’incontro tra il premier Enrico Letta e il segretario di Stato Usa John Kerry. Un video di 45 secondi di Palazzo Chigi mostra sorrisi di circostanza e strette di mano, alla presenza del Ministro degli esteri Emma Bonino, ma sugli esiti dell’incontro solo indiscrezioni: si è parlato – come da agenda – di Libia, Medio Oriente, Egitto, Siria, Afghanistan, Iran e – fuori programma ma sulla scia della cronaca degli ultimi giorni – si è toccato anche l’argomento Datagate. Letta, spiegano queste fonti, ha ribadito la  necessità di verificare la veridicità delle indiscrezioni degli ultimi giorni sulle eventuali “violazioni della privacy” a opera dell’NSA

 

L’atteggiamento del segretario di Stato americano è stato “molto cooperativo”: Kerry, riferiscono le fonti, avrebbe confermato a Letta quanto riferito dal presidente Obama la scorsa settimana e cioè che la questione è ‘sotto revisione’ da parte di Washington. Nessuna protesta, nessuna rimostranza, dunque, sempre che servano a qualcosa. Forse almeno a ‘salvare la faccia’ direbbe qualcuno, come hanno fatto i cugini d’oltralpe che – nel consueto gioco delle parti – hanno immediatamente ‘alzato la voce’ dopo le ultime rivelazioni del quotidiano Le Monde, che ha sbattuto in faccia ai francesi come le loro telefonate siano puntualmente passate al setaccio dall’intelligence Usa.

 

Una voce, in realtà, si è levata, anche se un po’ tardiva. Quella del ministro degli Interni Angelino Alfano che dice: “Abbiamo un dovere di chiarezza nei confronti dei cittadini italiani: dobbiamo acquisire tutta la verità e dirla ai cittadini italiani senza guardare in faccia a nessuno”

Sono rimasti pressoché inascoltati, insomma,  gli appelli del garante Privacy Antonello Soro, che ieri aveva chiesto al chiarimenti premier al premier per sapere se anche l’Italia è stata coinvolta nell’attività di spionaggio dell’Nsa – e del Copasir, dove è atteso oggi il sottosegretario Marco Minniti.

 

Che l’Italia non sfugga alle intercettazioni dell’intelligence Usa questo è certo (anche se, a quanto pare, all’NSA non interessano le conversazioni dei nostri politici) e lo ha confermato anche l’ex direttore dell’ufficio italiano della Cia, Vincent Cannistraro, in un’intervista al Corriere della Sera, sottolineando però che le attività dell’NSA in Europa siano limitate all’antiterrorismo, non a spionaggio politico o economico.

Cannistraro spiega che comunque Obama sembra intenzionato a sostituire i vertici della NSA e a controllare rigidamente l’uso del sistema di spionaggio ‘Megadata’. Il mandato del direttore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, Keith Alexander – in carica dal 2005 – scade a marzo e il presidente Usa, secondo Cannistraro,  sarebbe molto infastidito dallo scandalo intercettazioni, che ha rischiato di esasperare i rapporti tra gli Usa e l’Europa. Rapporti ben lungi dall’essere compromessi, chiarisce però Cannistraro, che ribadisce il famoso concetto del ‘così fan tutti’: “L’Italia produce sistemi analoghi al nostro e li vende a terzi. Sono sistemi molto sofisticati e il vostro governo, che è al corrente del loro smercio, dovrà sincerarsi che non finiscano in mano a potenziali nemici”, ha dichiarato, sottolineando come ci sia “urgente bisogno di una regolamentazione globale di questi prodotti e del loro impiego”.

 

A quanto pare, però, dobbiamo imparare a convivere con l’idea che le nostre comunicazioni saranno sempre e comunque ascoltate: solo che una volta era il ‘nemico’ che tendeva le orecchie, ora dobbiamo guardarci dagli ‘amici’, ha avvisato Cannistraro.

 

Quanto allo spionaggio ai danni dei cittadini francese, il direttore dei servizi di intelligence americani, James Clapper, ha definito “inesatte e false” le notizie riportate da Le Monde, ribadendo – anche lui – che “gli Stati Uniti raccolgono materiale di intelligence dello stesso tipo di quello raccolto da tutti gli altri Paesi”.

E lo fanno “per proteggere la loro nazione, i loro interessi e i loro alleati, in particolare dalle minacce terroristiche o delle armi di distruzione di massa“. Lo fanno per noi, insomma. Stai a vedere che dobbiamo pure ringraziarli!

 

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