Agenda digitale. Marco Di Stefano (PD): ‘Agenzia per l’Italia digitale grande opportunità per il paese, ma rendiamola operativa’

di di Raffaele Barberio |

Italia


Marco Di Stefano

L’evento di ieri sull’Agenda digitale (Leggi articolo key4biz), promosso a Roma da Confindustria Digitale, ha posto nuovamente all’attenzione delle forze politiche la necessità di un processo di modernizzazione del Paese in chiave digitale.

Purtroppo la platea era prevalentemente ricca di decisori aziendali e non è passata inosservata la scarna presenza di politici, a testimonianza ulteriore, se ve ne fosse ancora bisogno, della scarsa attenzione della politica italiana verso l’economia digitale.

Tra i parlamentari presenti Marco Di Stefano (PD), 49 anni, membro della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, a cui abbiamo chiesto a caldo una valutazione sui lavori della mattinata e sullo stato di avanzamento della cosiddetta agenda digitale italiana.

 

 

Key4biz.  Aria di grandi occasioni, che impressioni ha registrato nel corso dell’evento?

 

Marco Di Stefano.  Innanzitutto una forte attenzione da parte dei tanti manager presenti in sala. La crisi in corso picchia molto forte sulle aziende e mette a repentaglio occupazione e investimenti. In queste condizioni non è facile parlare di Agenda digitale. Ma è del tutto evidente che non possiamo sottrarci, anzi occorre rilanciare proprio per riuscire a sostenere la nuova crescita di cui abbiamo bisogno, tenuto conto che anche l’Europa ci dice che il digitale è una grande opportunità sia in termini di nuova occupazione che di crescita del PIL.

 

 

Key4biz.  Ma per avere un’Agenda digitale occorrono ruoli e funzioni, converrà con me che le responsabilità sul settore sono sottoposte a continui stop-and-go…

 

Marco Di Stefano.  Io voglio dare una chiave di lettura positiva. Innanzitutto, bene ha fatto Letta a portare sotto la diretta responsabilità di Palazzo Chigi l’Agenzia per l’Italia digitale perché la governance  di fatto è stata semplificata. Poi la nomina di Francesco Caio va vista solo come un rafforzamento a ciò che ha  fatto il precedente Governo, ossia individuare una figura competente che possa essere considerata l’intelligence governativa nell’attuare le priorità in ambito digitale e dall’altra parte avere l’Agenzia che è il suo braccio operativo. E proprio a questo proposito mi chiedo come mai lo statuto, che è lo strumento abilitante per l’operatività dell’Agenzia, stia vivendo un travaglio francamente inspiegabile. Addirittura Caio ha annunciato che sarà pronto entro fine anno, il che vuol dire altri 2 mesi che si vanno a sommare ad un anno già trascorso senza un nulla di fatto.

 

 

Key4biz.  Cosa ci aspetta e cosa fare per l’Italia digitale?

 

Marco Di Stefano.  Il presidente Letta è stato chiaro. Occorre accelerare senza incertezze. Non vi è futuro senza digitale. Necessaria, soprattutto per l’Italia, quella “svolta” senza la quale non abbiamo alcuna chance di rilanciare la nostra competitività e fornire una prospettiva di crescita alle imprese, alle startup e ai tanti giovani, tra cui tanti talenti, senza prospettiva di lavoro, nonostante i titoli di studio conseguiti. L’Italia  può e deve  ribaltare il proprio stato di arretratezza digitale. Il Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre può e deve  essere l’inizio della rivoluzione digitale che il nostro Paese deve condurre con determinazione e senza esitare, tenuto conto che i numeri potenziali di nuova occupazione  che ci indica l’Europa , ossia 900 mila in tutta la zona Euro, sono un’occasione fondamentale per il rilancio dell’economia nazionale. Basta perdere tempo su polemiche che non sono un bene per il nostro paese.

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