Europa
Il tablet diventerà il primo schermo per il consumo della Tv on demand e solo qualche programma continuerà a raccogliere ancora le famiglie davanti al televisore, che sarà però il ultra alta definizione. E’ quanto rileva lo Studio IDATE ‘Future TV 2025‘.
Il tablet sta cambiando il modo di fruire il mezzo televisivo e la stampa, sottolinea Gilles Fontaine, direttore dell’Istituto dell’audiovisivo e delle tlc in Europa.
Secondo Fontaine, “i telespettatori guarderanno sempre più i loro programmi, organizzeranno le loro serate televisive e scambieranno i loro commenti sui tablet e, quando possibile, spostando tutto sul televisore”.
“Per me – ha aggiunto – il televisore diventerà il secondo schermo e non il contrario”.
“Una soluzione come Chromecast di Google, una sorta di chiavetta USB che permette ai device mobili di trasmettere contenuti online al televisore di casa, rappresenta un elemento di grande rottura“, ha indicato ancora Fontaine, anche se non è ancora disponibile ovunque (Leggi Articolo Key4biz).
Per IDATE, il concetto di Tv connessa non soddisfa propriamente le esigenze degli utenti – nessuno ha voglia di mostrare sul grande schermo la propria pagina Facebook – che invece preferiscono una fruizione sempre più personalizzata.
Il 3D poi sta diventando un prodotto di nicchia e, per Gilles Fontaine, “la nuova battaglia si giocherà sulla tv in ultra alta definizione“, anche se i contenuti non sono ancora ampiamente disponibili.
I televisori Ultra HD rappresentano ancora una novità destinata alle fasce alto spedenti, ma nel 2020 rappresenteranno il 90% del mercato, stando ai dati diffusi dal sindacato di settore Simavelec.
Gli schermi televisivi, che guadagno circa un pollice l’anno, continueranno ad allargarsi per raggiungere una diagonale di 1,3 o 1,5 metri contro il metro attuale.
E per non ingombrare troppo, i produttori stanno già proponendo dei modelli piatti che si appendono al muro o sono trasparenti.
L’ultra HD dovrebbe raccogliere i telespettatori davanti a grossi avvenimenti, come una prima cinematografica o un imperdibile appuntamento sportivo. In questo senso, le Olimpiadi del 2016 saranno un grande test.
Questo tipo di consumo televisivo più individuale consentirà ai servizi online di captare una parte delle entrate degli attuali canali, annunciando tempi duri per i broadcaster tradizionali che non sapranno adattarsi al cambiamento imposto dalle nuove tecnologie.
Non a caso il presidente Agcom Angelo Cardani, in audizione in Vigilanza sul Contratto di servizio Rai, ha più volte ribadito l’importanza per la Tv pubblica di investire nel live streaming e nella social Tv (Leggi Articolo Key4biz).
Secondo IDATE, nei cinque Paesi europei più importanti (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna) le entrate della Tv lineare dovrebbero ridursi dello 0,7% l’anno tra il 2013 e il 2015, mentre i servizi on demand (VOD, SVOD e piattaforme video) aumenteranno annualmente del 18,5%.
I canali televisivi più grossi diventeranno piattaforme che offriranno da una parte grossi eventi in diretta nelle ore di maggiore ascolto e, dall’altra, una programmazione on demand.
Dovranno investire nella produzione di programmi per fronteggiare la concorrenza dei loro fornitori e differenziarsi dai loro competitor.
“Ci sarà una diminuzione del numero dei canali e maggiore concentrazione“, ha stimato Gilles Fontaine, perché non tutti i network televisivi potranno investire in questi programmi costosi.
“La generalizzazione dei servizi di video on demand, compresi quelli gratuiti o a basso costo, renderà obsoleti i canali tematici”.
“La chiave del successo di questo mercato – ha concluso Gilles Fontaine – potrebbe risiedere nella qualità del servizio offerto, in particolare attraverso l’interfaccia e strumenti sofisticati per aiutare a fornire programmi su misura per ciascuno”.