Cellulari e Wi-Fi, nuovo studio conferma: ‘nessuna prova di danni alla salute’. Ma meglio limitare l’esposizione dei bambini

di Alessandra Talarico |

Secondo l’Agenzia francese sulla sicurezza sanitaria, dai dati scientifici disponibili non risultano effetti sulla salute umana. Gli esperti consigliano comunque l’uso degli auricolari per chi sta al cellulare più di 40 minuti al giorno.

Francia


Bambina con iPhone

L’esposizione alle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari e dalle antenne può causare mutamenti biologici nel nostro corpo, ma dai dati scientifici disponibili non risultano effetti sulla salute umana.

È quanto emerge da un atteso studio condotto in Francia dall’Agenzia nazionale sulla sicurezza sanitaria (Anses), secondo cui non è necessario apportare delle modifiche alle norme in vigore sull’esposizione ai campi elettromagnetici.

Gli esperti, che nel corso di due anni hanno analizzato centinaia di studi scientifici, raccomandano tuttavia di limitare in ogni caso l’esposizione alle onde dei telefonini, soprattutto per quel che concerne i bambini e gli utilizzatori ‘intensivi’, chi cioè usa il cellulare per più di 40 minuti al giorno.

 

Le conclusioni dell’Anses evidenziano, seppur con prove limitate, “diversi effetti biologici” legati all’esposizione alle onde elettromagnetiche, che sono generate non solo dai cellulari e dalle antenne di telefonia, ma anche da diversi altri dispositivi come le radio, i forni a microonde, i telefoni cordless, i sistemi Wi-Fi e WiMax.

Un ‘effetto biologico’, a differenza di un ‘effetto sanitario’, è una modifica dell’organismo senza però conseguenze patologiche. Si tratta pertanto di condizioni reversibili, quali possono essere, ad esempio, la dilatazione o il restringimento delle pupille in funzione dell’esposizione alla luce o il cambiamento del coloro della pelle con l’esposizione al sole.

Gli effetti biologici constatati hanno riguardato le performance cognitive (l’orientamento, ad esempio), effetti sul sonno e sulla fertilità maschile. Ma, precisa l’Anses, non si è potuto “stabilire un nesso causale tra gli effetti biologici descritti negli esseri umani o animali e i possibili effetti sulla salute”.

 

 

I dubbi sulla pericolosità di un’esposizione eccessiva a queste onde non sono ancora stati chiariti. Anche stavolta, dunque, gli esperti sono giunti a conclusione che ‘non ci sono prove scientifiche’ degli effetti nocivi sulla salute.

 

L’Anses, dunque, fornisce diverse raccomandazioni: innanzitutto consiglia l’uso degli auricolari per gli utilizzatori intensivi e suggerisce di ridurre l’esposizione dei bambini.

 

Il rapporto ricorda infatti che “i telefonini costituiscono la principale fonte di esposizione per gli utenti”. Quanto alle antenne, “se recenti studi mostrano che l’esposizione è complessivamente debole, esistono delle zone di esposizione considerevolmente più importanti … e potrebbero essere ridotte con accorgimenti tecnici”.

 

Negli ultimi anni, sono stati condotti diversi studi, ma nessuno è riuscito a stabilire con certezza un nesso tra l’esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini e l’insorgere di patologie gravi come il tumore. Secondo l’Agency for Research on Cancer (IARC), l’Agenzia dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) che si occupa della ricerca sul cancro, tuttavia, sul lungo periodo questa esposizione provoca effetti sulla salute, aumentando, in particolare, il rischio di cancro. Il pericolo si pone soprattutto per i più giovani e i bambini, esposti per un periodo maggiore alle radiazioni lungo l’arco della loro vita.

 

Anche secondo uno studio condotto nel 2005 i bambini correrebbero più rischi degli adulti dall’esposizione prolungata alle onde radio dal momento che il loro sistema nervoso non è ancora perfettamente sviluppato, i tessuti cerebrali riescono ad assorbire maggiore energia ed essi saranno dunque più esposti degli adulti nel corso della loro intera vita, mentre secondo le valutazioni del del National Institutes of Health americano, parlare al telefonino accelera l’attività cerebrale nell’area più vicina all’antenna. A fronte di queste risultanze, il Consiglio superiore di sanità (CSS) ha sottolineato la necessità di applicare, soprattutto per quanto riguarda i bambini, il principio di precauzione, che significa anche “l’educazione ad un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del telefono cellulare”.

A maggio dello scorso anno, anche il Consiglio d’Europa aveva espresso preoccupazione per l’eccessiva esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini e delle reti Wi-Fi, in particolare nelle scuole, chiedendo severe misure per ridurre i possibili pericoli per la salute. Sotto accusa, anche i dispositivi utilizzati per monitorare i neonati e tutti gli strumenti di uso comune che emettono continuamente onde elettromagnetiche.

 

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