Unione Europea
Giappone, Corea del Sud e Usa messe insieme hanno all’incirca lo stesso numero di abitanti dell’Europa ma, come più volte sottolineato, sono molto più avanti del Vecchio Continente quanto a diffusione e utilizzo delle tecnologie digitali. Al loro confronto, insomma, sembriamo sempre di più un ‘Continente vecchio’, e non solo per l’avanzare dell’età media degli abitanti, ma soprattutto perché non solo non siamo in grado di attrarre investimenti esteri, ma non riusciamo neanche a valorizzare i nostri talenti e capacità imprenditoriali.
Certo, ci sono alcuni casi di successo nel settore della web economy – da Rovio a Spotify – ma si tratta di mosche bianche in un settore dominato dagli Usa e dall’Asia.
Il Commissario Ue all’agenda digitale Neelie Kroes ha sottolineato di recente che “Senza le infrastrutture per competere non andiamo da nessuna parte”, ma l’industria, reduce da diversi anni di calo dei profitti, non ha la forza finanziaria sufficiente a realizzarle queste reti: per questo, come ha spiegato al nostro giornale il presidente del board ETNO, Luigi Gambardella, si sta chiedendo da tempo un nuovo assetto legislativo che consenta alle aziende del settore di essere competitive di fronte ai rivali internazionali, che godono di meno vincoli e di una scala che permette loro di sfruttare a pieno le potenzialità del mercato.
Come ha sottolineato nel corso del recente FT-ETNO Summit il CFO di Deutsche Telekom Timotheus Hoettges, servono nuove regole sulla concorrenza in Europa e i mercati che sono già competitivi devono essere regolamentati, come ha suggerito anche uno studio realizzato per la DG Connect da Ecorys (Leggi articolo Key4biz).
“Non possiamo più competere nel nostro ambiente – ha avvisato Hoettges – l’Europa ha una scala troppo ridotta per essere rilevante”.
Il messaggio emerso da Summit, quindi, è chiaro: le telco necessitano di maggiore spazio di manovra, per consolidarsi e raggiungere una scala tale da poter competere coi player internazionali.
A dare vigore alle richieste delle telco, nei giorni scorsi è arrivato anche uno studio di Ovum, che preconizza la fine della ‘vacche grasse’: anche il mobile – dicono gli analisti – da qui a 5 anni comincerà a mostrare segni di cedimento (Leggi articolo Key4biz) e, sottolinea il report, “gli operatori sono di fronte a una nuova realtà: devono fare di più con meno. Il consolidamento aiuterà ad alleviare in parte la pressione e sarà inevitabile in molti mercati”.
Una spinta al consolidamento è arrivata anche dagli analisti di HSBC, secondi i quali la ristrutturazione del mercato – avviata da operazioni quali quella di Telefonica su e-Plus – guiderà a un aumento del rating del settore.
Alla luce di questi report, appare ancora più frustrante per l’industria di settore (non certo per i consumatori) la fermezza di Neelie Kroes sull’abolizione del roaming, osteggiata con particolare veemenza anche dal ministro francese Fleur Pellerin, secondo cui togliere alle telco i ricavi del roaming non aiuterà certo le telco a investire di più, andando a discapito dell’intera economia del continente (Leggi articolo Key4biz).
Tanto più che gli operatori stanno cominciando appena adesso a cogliere i frutti dei loro investiemnti nelle reti mobili di ultima generazione: con Vodafone che ha appena annunciato il raggiungimento della soglia di 100 mila utenti 4G nel Regno Unito (leggi articolo Key4biz) e Telenor che ne ha 400 mila.
Vista dal di fuori, la situazione dell’Europa appare certo in tutta la sua chiarezza. Dal Ceo di AT&T, Randall Stephenson – che non ha nascosto il proprio interesse a investire in Europa – un consiglio alla Ue: “Siate più come gli Usa, più flessibili”.
In particolare, Stephenson sottolinea l’importanza di nuove politiche sulla gestione dello spettro radio, la cui assegnazione non può differire da uno Stato all’altro.
La Kroes, dal canto suo, ha messo a punto nel nuovo pacchetto che dovrebbe essere approvato entro la prossima primavera delle misure che dovrebbero offrire un maggiore coordinamento nell’assegnazione dello spettro, così da garantire ai consumatori migliori servizi 4G e Wi-fi e agli operatori meno frammentazione per quel che concerne la durata delle licenze e i tempi di assegnazione delle frequenze.
In questo modo, le società del settore mobile potranno elaborare piani d’investimento transfrontalieri più efficaci, mentre i governi manterranno le loro responsabilità ma in un quadro più coerente, continuando altresì a beneficiare dei contributi versati dagli operatori.
Resta da vedere se e come queste misure – che dovranno passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio – saranno approvate entro la fine di questo mandato o se la palla passerà alla prossima Commissione.