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Il Censis fotografa la nostra evoluzione digitale: italiani sempre più web-dipendenti

Italia


Cercare informazioni su aziende, prodotti, servizi; trovare una strada o il percorso più breve per arrivare a destinazione; ascoltare musica; svolgere operazioni bancarie; fare acquisti; telefonare; guardare un film. E ancora, cercare lavoro; prenotare un viaggio o un tavolo al ristorante; sbrigare pratiche con uffici. Pensate a quanto tempo e a quanti oggetti occorrevano, fino a più meno 10 anni fa, per svolgere tutte queste attività, che oggi, invece, si possono tutte fare tranquillamente seduti in soggiorno, a anche sull’autobus, mentre ci si reca a lavoro.

E’ internet, bellezza, e gli italiani – soprattutto under 30 ma non solo –  ne vanno matti. E’ quanto emerge dall’11° rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione presentato oggi a Roma, che evidenzia come la continua “interazione tra l’ambiente comunicativo e la vita quotidiana degli abitanti di territori ipertecnologici sta producendo una vera e propria evoluzione della specie”.

Una specie che si può suddividere in “connessi tradizionali” (coloro che, anche se usano internet tutti i giorni, lo fanno più che altro per motivi di lavoro e di studio); i “connessi mobili” (che sentono il bisogno di connettersi in qualunque momento, quanto più possibile, approfittando anche delle connessioni wi-fi e di tablet e smartphone per un periodo di tempo che arriva fino alle tre ore al giorno) e connessi  “supermobili”, quelli che fanno ricorso alla connessione mobile da tablet e smartphone per oltre tre ore ogni giorno: sono, insomma, always on e sono  il 19,6% degli internauti italiani.

 

Complessivamente, gli utenti internet si assestano al 63,5% della popolazione (+1,4% rispetto a un anno fa), con un picco, oltre che tra gli under 30, anche tra le persone più istruite, diplomate o laureate (84,3%), e dei residenti delle grandi città, con più di

500.000 abitanti (83,5%). Continua ad aumentare anche l’uso dei cellulari (+4,5%), soprattutto grazie agli smartphone sempre connessi in rete (+12,2% in un solo anno), la cui utenza è ormai arrivata al 39,9% degli italiani (e la percentuale sale al 66,1% tra gli under 30).

 

E, come emerge sempre dal rapporto Censis-Ucsi, non sono solo i cosiddetti ‘nativi’ digitali i protagonisti di questa evoluzione, anche se gli under 30 rappresentano la ‘fetta’ più grossa dell’utenza web: il 90,4% si connette a internet (l’84,3% nella fascia tra 30-44 anni), l’84,4% quasi tutti i giorni, e ben il 73,9% lo fa per almeno un’ora giornalmente.

Sempre nella fascia d’età tra 14-29 anni, se si devono acquisire informazioni, il 71% lo fa su Facebook, il 65,2% ricorre ai motori di ricerca e il 52,7% cerca su YouTube. Il 66,1% usa lo smartphone e tra questi il 60,9% scarica app. Il 44,6% degli under 30, sottolinea il rapporto, afferma di aver perso familiarità con i mezzi a stampa.

 

Certo, il pubblico del web non riesce a battere ancora quello della Tv (la guarda il 97,4% degli italiani), ma la Tv tradizionale deve vedersela con nuovi temibili ‘concorrenti’: non solo le tv satellitari, che hanno segnato un +8,7% di utenza complessiva rispetto al 2012, ma anche la web tv e la mobile tv, che permettono – soprattutto ai più giovani (il 49,4% degli under 30 segue la web tv e l’8,3% la mobile tv) – di staccarsi dai tradizionali palinsesti ‘preconfezionati’ e di costruire una scaletta personalizzata dei programmi o dei contenuti.

 

Allo stesso modo, anche se il telegiornale resta lo strumento preferito per informarsi per l’86,4% degli italiani, calano sia i periodici (settimanali e mensili scendono dal 46,5% del 2011 al 29,6% del 2013), sia i quotidiani (quelli gratuiti hanno perso 16,6 punti percentuali in due anni, quelli a pagamento l’8,5%). Crescono invece a spron battuto i motori di ricerca (arrivati al 46,4% di utenza nel 2013), Facebook (37,6%), le tv all news (35,3%) e YouTube (25,9%).

Da notare però che per gli under 30, il dato riferito ai telegiornali (75%) è ormai molto vicino a quello di Facebook (71%), Google (65,2%) e YouTube (52,7%).

Anche le app informative sugli smartphone hanno segnato un raddoppio, attestandosi al 14,4% di utenza, mentre Twitter passa dal 2,5% al 6,3%. Ma per i giovani under

 

La radio resta un medium molto diffuso (l’ascolta complessivamente l’82,9% degli italiani) ed è in crescita (+5,4%) la percentuale di chi sceglie come strumento per farlo il cellulare.

 

Da segnalare, infine, come la rete sia ormai uno strumento di cui neanche le aziende intendono fare a meno: alla vecchia ‘reclame’, insomma, si sovrappone la costruzione di un’immagine aziendale “2.0” che passa attraverso “un’articolata presenza del brand sul web, l’interazione telematica con gli utenti-consumatori e la costruzione di una buona reputation”, che vanno a integrare la tradizionale comunicazione pubblicitaria.

Anche in questo caso, è ora l’utente che ha il coltello dalla parte del manico: non è più, cioè, un fruitore passivo, ma un utente attivo che prima di acquistare un prodotto cerca sul web le opinioni di altri utenti, che – se insoddisfatti dell’acquisito o del servizio – se ne lamenta direttamente con l’azienda tramite il sito web, scambia pareri e suggerimenti con persone che condividono gli stessi gusti.

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