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AT&T, niente ‘shopping’ in Europa: troppi concorrenti e regolamentazione scoraggiante

Stati Uniti


“Investire nella banda larga mobile europea potrebbe essere un’enorme opportunità per qualcuno”: lo aveva detto pochi giorni fa all’FT-ETNO Summit il Ceo di AT&T, Randall Stephenson. Molti osservatori avevano colto in questa frase la conferma dell’interesse del colosso americano verso le tlc europee. Più volte nei mesi scorsi, la società era stata data come prossima a effettuare un acquisto europeo: nel mirino, di volta in volta, società come Vodafone – molto appetibile dopo l’uscita dagli Usa –  EE (joint-venture tra le divisioni britanniche di Orange e Deutsche Telekom), Telecom Italia e Telefonica.

 

Ma sono stati gli stessi azionisti della società americana a raffreddare gli entusiasmi: poco probabile che il secondo operatore Usa si imbarchi in un’avventura europea dagli esiti incerti. A pesare, la troppa concorrenza nei mercati più redditizi (Francia, Regno Unito, Italia) e una regolamentazione poco favorevole agli investimenti.

“In termini assoluti, la prospettiva di una qualsivoglia  operazione in Europa mi mette molto a disagio”, ha commentato Mike Wetherington – analista della società d’investimenti Barrow, Hanley, Mewhinney & Strauss, che controlla lo 0,6% del capitale di AT&T –

“Restiamo lontani dalla gran parte dei big del settore a causa, tra le altre cose, della regolamentazione e della concorrenza”, ha aggiunto.

 

Certo, non è una questione di soldi, per un’azienda che dovrebbe chiudere quest’anno con un fatturato di oltre 128 miliardi di dollari e sarebbe l’unica a poter tentare il colpo grosso, ossia l’acquisizione di Vodafone – che secondo gli analisti potrebbe avvenire a non meno di 102 miliardi di dollari.

 

 

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