Italia
Arriva in serata la decisione di Moody’s, ampiamente attesa dai mercati, di declassare il debito di Telecom Italia a livello ‘spazzatura’: scelta motivata sia dall’uscita dal gruppo di Franco Bernabè, che ha aumentato l’incertezza sulla capacità di rafforzamento del bilancio, sia dal mancato supporto da parte dell’azionariato all’aumento di capitale, chiesto proprio dall’ex presidente per scongiurare il downgrade.
La società, dal canto suo, ha risposto con una nota in cui si ribadisce la solidità del gruppo sia “dal punto di vista sia industriale sia finanziario, come dimostrato dalla generazione di cassa (espressa come differenza fra margine operativo lordo ed investimenti), che negli ultimi 5 anni è stata pari a 32 miliardi di Euro”.
Nello stesso arco di tempo, “a fronte di 25 miliardi di Euro di investimenti complessivi nei Paesi in cui opera, ha ridotto il proprio indebitamento nella misura di 7,6 miliardi di Euro. La riduzione del debito è sempre stata e continuerà a essere una priorità per Telecom Italia, nell’ambito di un percorso di sviluppo sostenibile delle attività industriali”, sottolinea ancora la nota, per poi ribadire che nel corso degli anni “Telecom Italia ha perseguito un approccio prudente alla gestione dei rischi finanziari, mantenendo un margine di liquidità almeno pari alle scadenze del debito dei successivi 18/24 mesi – a fine giugno il margine di liquidità era pari a 12,8 miliardi – e adottando una documentazione contrattuale relativa ai propri finanziamenti priva di clausole di step-up o di accelerazione nel rimborso del capitale legate al rating”.
La redditività, conclude la nota, “rimane ai massimi livelli riscontrabili nel settore, essendo al 30 giugno 2013 pari al 38,9% a livello di Gruppo e ben al 48,7% per quanto riguarda le attività sul mercato domestico. Per gli effetti del downgrade sulla propria struttura finanziaria e dei costi, si rimanda integralmente a quanto già comunicato il 2 agosto 2013, segnalando che, a seguito di scadenze intercorse, il totale nominale di finanziamenti accesi con Banca Europea degli Investimenti è nel frattempo sceso a 2.950 milioni di Euro”.
Resta il fatto che senza aumento di capitale appare ormai inevitabile la cessione della controllata brasiliana, Tim Brasil, che difficilmente però – temono gli analisti – potrà avvenire a un prezzo congruo (pari, cioè, ad almeno 8 miliardi di euro).
Emeregono, intanto, i nuovi equilibri sul fronte dell’azionariato, con il fondo Usa Blackrock salito al 5,13%, dal precedente 2,82%. L’operazione, come emerge dai dati Consob, è stata effettuata il primo ottobre, prima quindi dell’ultimo cda, contrassegnato dalle dimissioni del presidente esecutivo Franco Bernabè.
Il Fondo supera quindi la quota in mano alla Findim di Marco Fossati, che si attesta al 4,98%.
Una decisione, quella del fondo di gestione del risparmio statunitense, opposta a quella del magnate egiziano Naguib Sawiris che ha deciso invece di ampliare la posizione netta corta di Orascom TMT su Telecom Italia all’1,2%, dallo 0,61% della scorsa settimana.
Una mossa che in netto contrasto con le manifestazioni di interesse avanzate nei mesi scorsi verso il gruppo italiano.
Alla fine dello scorso anno, Sawiris – ex proprietario di Wind – aveva tentato l’acquisto di una quota della società, ma l’offerta è stata respinta dagli azionisti. Ora, quindi, il tycoon vedrebbe prospettive al ribasso per il titolo, da qui la decisione di ampliare la sua posizione ‘short’. (A.T.)