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Sono 2,7 miliardi le persone che saranno connesse a internet da qui alla fine dell’anno, vale a dire circa il 40% della popolazione mondiale. Lo rivela l’ultima classifica dell’ITU (Unione internazionale delle telecomunicazioni) sui livelli di accesso, utilizzo e competenze in materia di Ict in 157 Paesi, contenuta nel rapporto Measuring the Information Society 2013. Nel documento reso noto oggi a Ginevra si indica che 1,1 miliardi di famiglie nel mondo, che per il 90% si trovano nei Paesi in via di sviluppo, non sono ancora connesse a internet.
Per il terzo anno consecutivo, la Corea del Sud arriva in testa alla classifica dei Paesi più avanzati al mondo in termini di tecnologie ICT, seguita da Svezia, Islanda, Finlandia e Norvegia, mentre l’Italia scende in un anno dalla 29a alla 30a posizione.
Secondo il Rapporto ITU, la banda larga mobile su smartphone e tablet è diventato il segmento in più rapida crescita del mercato delle Ict e la quasi totalità degli abitanti del pianeta ha oggi accesso a servizi di cellulare mobile.
Le connessioni alla banda larga mobile su reti 3G e 3G + stanno crescendo a un tasso medio annuo del 40 % e quasi il 50 % della popolazione mondiale è coperta da una rete 3G.
Alla fine del 2013 ci saranno 6,8 miliardi di connessioni per cellulari mobili (pressoché pari agli abitanti del pianeta) e circa 2,7 miliardi di persone saranno collegate a Internet, anche se con velocità e a prezzi molto diversi.
I primi 30 Paesi della classifica ITU sono Paesi ad alto reddito, che ci fa ben comprendere la forte correlazione che c’è economia e ICT.
L’Italia è a 6,57 punti. Stilata in base all’Ict Development Index, la graduatoria vede il Regno Unito 8°, il Giappone 12°, gli Usa al 17° posto, davanti a Francia (18) e Germania (19). La Russia è 40°, il Brasile 62°, la Cina 72° e l’India 121°.
Per la prima volta, il rapporto analizza la generazione dei cosiddetti nativi digitali: nel 2012 erano circa 363 milioni, pari al 5,2% della popolazione mondiale (circa 7 miliardi) e al 30 % della popolazione giovanile mondiale, ma con un vasto divario tra Paesi in via di sviluppo e sviluppati. Il modello definisce nativi digitali i giovani tra i 15-24 anni con cinque o più anni di esperienza online. In base a tale definizione, in Italia i “nativi digitali” sono pari al 6,7% della popolazione totale e al 67,8% del numero totale di giovani.
All’inizio del 2013, risulta che quasi l’80% delle famiglie nel mondo aveva il televisore. La percentuale scende al 41% se parliamo di pc e al 37% in termini di accesso internet.
Il rapporto mostra che il numero delle abitazioni con accesso alla rete è in aumento in tutte le regioni, ma permangono differenze importanti con tassi di penetrazione che dovrebbero raggiungere entro la fine di questo anno quasi l’80% nei Paesi sviluppati e il 28% nei paesi in via di sviluppo.
I risultati della Ricerca ITU evidenziano che le spese in infrastrutture degli operatori tlc hanno raggiunto il picco nel 2008 con investimenti complessivi pari a 290 miliardi di dollari. Dopo ci sono stati due anni consecutivi di calo. Nonostante la ripresa nel 2011, oggi non si sono raggiunti i livelli di investimenti del 2008.
Il ristagno, spiega l’ITU, va di pari passo con la congiuntura economica caratterizzata dal ridotto accesso ai capitali che limita la capacità degli operatori di trovare fondi per nuovi investimenti.
Oggi gli operatori mondiali sviluppano le loro attività su nuovi mercati, numerosi operatori sono attivi sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo e il clima finanziario sfavorevole dei primi rischia di influenzare negativamente gli investimenti nei secondi.