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Telecom Italia, Letta firma il decreto su golden power. Catricalà perplesso su modifiche legge OPA

Italia


Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, avrebbe firmato e trasmesso alle Camere il decreto sulla golden power, che farebbe rientrare la rete di Telecom Italia tra gli asset strategici sui quali vigilerà il governo. Secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, una fonte governativa avrebbe confermato la notizia, precisando che il provvedimento è un decreto della presidenza del Consiglio.  Il DPCM che riguarda le infrastrutture strategiche per la sicurezza e la difesa non deve passare per il Consiglio dei Ministri e questo facilita l’iter.

Secondo la bozza che circola dal 26 settembre scorso, il decreto estende i poteri speciali del governo anche alle reti di Terna e Snam.

 

La rete Telecom Italia torna, quindi, a essere considerata come asset strategico nazionale. Lo scorso 26 settembre il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla modifica del DPCM Difesa che riguarda appunto il golden power, ossia la nuova golden share che dovrebbe difendere gli asset strategici italiani da incursioni ‘potenzialmente dannose’ per gli interessi del nostro Paese.

 

Riguardo poi alle indiscrezioni di stampa secondo cui Telefonica potrebbe non procedere con il secondo aumento di capitale per Telco, se dovessero esserci interventi normativi restrittivi sulla rete, oggi il viceministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà ha commentato: “Non sono a conoscenza degli accordi tra privati che restano tra privati, comunque questi accordi non devono influenzare l’atteggiamento del governo“.

 

Parlando delle modifiche alla legge sull’Opa, Catricalà ha spiegato: “Ho sempre pensato che si dovesse allineare il comportamento tra Consob e Antitrust che tiene come punto di riferimento il controllo di fatto e non una soglia predeterminata“.

Oggi – ha aggiunto – ho una perplessità su un intervento legislativo che vada in questo senso, perché potrebbe apparire come una scelta legata alla contingenza e invece bisogna creare norme generali e astratte“.

“Intervenire oggi con una legge sembrerebbe cambiare le regole dalla partita in corso“, ha osservato il viceministro.

 

Catricalà ha anche rassicurato i dipendenti di Telecom in agitazione dopo le ultime vicende.

“Vogliamo tutelare Telecom – ha detto – nella sua interezza. E’ un’azienda che ha un altissimo profilo, sia per la quantità sia per la qualità delle persone che vi lavorano. È un’azienda di primaria importanza”.

 

Sui tempi di una separazione della rete Telecom, Catricalà ha poi osservato che “c’è un momento negoziale, che vede l’intervento della Cdp e la creazione di un contratto, e poi c’è il momento fisico di separazione della rete. Tutto questo richiederà almeno due anni“. Per Cdp “non sarebbe un onere, ma un investimento. Comprare una rete significa fare un investimento profittevole“.

 

Il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, ha sottolineato che “Non c’è dubbio che il modo più efficace per risolvere i problemi di due business model differenti è fare una separazione della rete che può essere volontaria, come nel caso di Telecom che l’aveva proposta e non si capisce se procederà, o decisa da governo e Parlamento, come si è fatto per la rete del gas o elettrica“.

In questi casi il regolatore ha deciso in nome di ragioni di politiche pubbliche. Non c’è nulla di sconvolgente. Enel l’ha fatto, Eni l’ha fatto e a posteriori ha fatto un colossale affare, portandosi a casa 19 miliardi. E’ una scelta regolatoria impegnativa che deve lasciare la società libera di decidere cosa fare. L’unica cosa che non si può fare è dire che siamo un paese condannato a perdere competitività”.

“La nostra missione – ha anche dichiarato Bassanini – è di finanziare le infrastrutture se si tratta di mobilitare risorse per accelerare la realizzazione di infrastrutture decisive per il paese come la rete in fibra ottica per cui noi siamo disponibili e interessati”.

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