#Womendigital, Studio Ue: più donne nell’ICT farebbero aumentare il PIL di 9 mld di euro l’anno

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Neelie Kroes: ‘Lasciate spazio alle donne per permettere all'economia di beneficiare delle loro immense potenzialità’.

Unione Europea


Neelie Kroes

Una maggiore presenza femminile nei percorsi di studio e nelle professioni legate al digitale sarebbe benefica per il comparto, per le stesse donne e per l’economia europea. È quanto emerge da uno studio della Commissione europea sulle donne nel settore ICT pubblicato oggi.

 

Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione e Commissario Ue per l’Agenda digitale, ha dichiarato: “Ormai non ci sono dubbi: più donne in azienda vuol dire aziende più prospere. È davvero il momento che il settore delle tecnologie dell’informazione se ne renda conto e lasci spazio alle donne per permettere all’economia europea di beneficiare delle loro immense potenzialità“.

 

Secondo lo studio, infatti, il settore digitale impiega attualmente troppe poche donne:

  • Appena 29 laureate su 1000 conseguono un diploma universitario di primo livello nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (contro 95 uomini su 1000) e solo 4 su 1000 lavorano effettivamente nel comparto;
  • Rispetto agli uomini, le donne tendono a abbandonare il settore a metà carriera e sono sottorappresentate nelle posizioni manageriali e di responsabilità (anche più che in altri settori);
  • Solo il 19,2% degli addetti del settore ICT ha un capo donna, contro il 45,2% in altri settori.

 

Lo studio suggerisce tuttavia che, con un’inversione di tendenza e una percentuale femminile nel comparto digitale pari a quella maschile, il PIL europeo registrerebbe un incremento di circa 9 miliardi di euro l’anno (1,3 volte il PIL di Malta). Questo perché le aziende con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più di utili rispetto a imprese omologhe.

 

Lo studio evidenzia inoltre che, rispetto alle colleghe in altri comparti economici, le addette del settore digitale guadagnano quasi il 9% in più, possono organizzare l’orario di lavoro in modo molto più flessibile e sono meno esposte al rischio di disoccupazione (entro il 2015 si prevedono nell’Ue 900 mila posti vacanti nel comparto ICT).

 

Lo studio indica anche quattro linee di intervento:

  1. Rendere il settore più attraente agli occhi delle donne e dell’intera società, evidenziandone gli aspetti più appassionanti (stimolante, poco monotono, utile ecc.);
  2. Dare più spazio alle donne, ad esempio promuovendo, in collaborazione con il mondo delle imprese, programmi educativi, armonizzati a livello europeo, in grado di incentivare percorsi professionali chiari e lineari nel settore dell’ICT;
  3. Favorire l’imprenditoria femminile nel comparto digitale, ad esempio agevolando l’accesso al capitale di avviamento e di rischio;
  4. Migliorare le condizioni di lavoro nel settore, ad esempio mettendo in risalto le migliori prestazioni ottenute dalle imprese che assumono le donne.

 

Lo studio evidenzia anche i fattori che impediscono alle donne di essere le vere protagoniste del digitale: a) tradizioni culturali e stereotipi sul ruolo delle donne; b) barriere interne e fattori socio-psicologici (scarsa fiducia in sé stesse, scarse capacità negoziali, avversione al rischio e atteggiamento negativo verso la competizione); c) barriere esterne: un ambiente a forte predominanza maschile, difficoltà di conciliare vita privata e vita lavorativa e mancanza di modelli di riferimento nel settore. (R.N.)

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