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Telecom Italia, Zanonato: ‘Telefonica non prenda il controllo con investimento di soli 700 mln’

Italia


Continua a viaggiare in territorio positivo – con rialzi fino al 5% – il titolo di Telecom Italia, spinto oggi anche da un report di Goldman Sachs che torna a coprire l’azione con un giudizio ‘buy’ e un target price a 0,76 euro per l’azione ordinaria e a 0,65 euro per l’azione di risparmio. Dopo la chiusura di ieri a +5,16%, Telecom Italia conquista nel pomeriggio di oggi la palma di miglior titolo del paniere dei telefonici europei.

 

Sui cambiamenti dell’assetto azionario della holding Telco, intanto, è intervenuto il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, stigmatizzando il fatto che gli spagnoli di Telefonica “possano avere il controllo di una società che vale almeno 11-12 miliardi con un investimento totale di 700 milioni”.

 

Si tratta, di una vicenda “estremamente complicata” ha detto il ministro, preoccupato soprattutto per il fatto che la “rete fissa non sia più sotto il controllo dell’Autorità italiana”.

Già nei giorni scorsi, il ministro aveva sottolineato che la rete “va tutelata” e che bisogna pertanto “lavorare per andare rapidamente verso lo scorporo”, chiedendo al contempo alla società iberica di dare maggiori garanzie sugli investimenti.

Secondo il ministro, infatti, “Telefonica non sembra un soggetto in grado di finanziare grandi investimenti, visto che anch’essa è in difficoltà economiche”.

 

In una lettera inviata ai presidenti delle Commissioni Industria e lavori pubblici del Senato, invece, il presidente Franco Bernabè ha sottolineato “le questioni di reale interesse strategico per il Paese e per Telecom Italia sono il mantenimento della sua storica capacità di investimento e leadership nell’innovazione, non si può, certo, anteporre a questi obiettivi il tema  dell’italianità dell’assetto proprietario di Telecom Italia”.

 

Tornando alla necessità di scongiurare un declassamento del rating sul debito, gli analisti della banca d’affari americana sottolineano come non siano così negative “le modifiche proposte per controllare la struttura dei soci del gruppo”. Queste modifiche, infatti, potrebbero “fornire l’opportunità di ridurre l’indebitamento, il che potrebbe portare a un significativo cambiamento di strategia positivo per la società”.

Cambiamento che, secondo Goldman Sachs, potrebbe concettizzarsi o nella cessione di Tim Brasil (per una cifra non inferiore a 7 miliardi di euro, pari a 5,7 volte l’ebitda 2014) o in un aumento di capitale di almeno 4 miliardi. Operazioni che garantirebbero i mezzi “per investire abbastanza da migliorare in maniera significativa la posizione strutturale del business domestico di Telecom Italia”.

 

Ipotizzando una serie di scenari per il futuro del gruppo, gli analisti sottolineano che mantenendo lo status quo, ossia senza una sostanziale riduzione del debito e senza la stabilizzazione dell’ebitda domestico, il rating verrà declassato e il gruppo rischia di non riuscire a rifinanziare il debito.

Anche nell’eventualità di un aumento di capitale, ma dall’importo limitato a 2 miliardi, Telecom Italia potrebbe sì scongiurare il downgrade del debito ma solo per il breve periodo, perchè non avrebbe comunque soldi a sufficienza per investire sul mercato domestico.

Per evitare, anche se non definitivamente, il declassamento del credito e anche per avere fondi sufficienti per investire nel mercato italiano servirebbe quindi, secondo Goldman Sachs, un aumento di capitale da 4 miliardi di euro. pla società avrebbe così un po’ più di tempo per valutare la separazione della rete  o la vendita di Tim Brasil.

Quest’ultima opzione, se effettuata a un prezzo congruo – pari, cioè, a 5,7 volte l’Ebitda o magari con un premio del 20%-30% che porterebbe il valore della quota tra 8,3 e 9 miliardi – permetterebbe a Telecom di eliminare una fetta importante di debito e di avere a disposizione liquidità per investire sul mercato nazionale. La necessità di procedere in tempi rapidi è però un ostacolo non da poco che impedirebbe di ottenere il prezzo adeguato per quello che attualmente l’asset più redditizio del gruppo.

 

Anche gli analisti di Icbpi sottolineano che meno che non si acceleri sulla cessione della controllata sudamericana, un’iniezione di capitale rappresenta “la soluzione più logica per scongiurare il rischio di uno scivolamento del rating in area junk”.

 

Sulla necessità di procedere a un aumento di capitale per scongiurare un ulteriore declassamento del debito a livello di ‘spazzatura’, si era espresso anche il presidente Bernabè che – sembra ormai certo – presenterà le proprie dimissioni al cda del 3 ottobre.

 

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