Italia
In attesa del Consiglio dei ministri, previsto per le 19:30 dopo l’incontro tra il premier Enrico Letta (appena tornato dagli Usa) e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e che potrebbe valutare in extremis anche i ‘freni’ alla cessione del controllo di Telecom Italia agli spagnoli di Telefonica, il Governo ostenta nervi saldi, ma le contraddizioni sulla vicenda Telecom-Telefonica continuano ad emergere.
“Il passaggio di controllo non è una cosa fatta, possiamo accompagnare questa fase e rassicurare il Paese e i cittadini sulla qualità del servizio e sul fatto che non sarà abbandonata la capacità di Telecom di creare ricchezza, occupazione e tecnologia”, ha affermato il viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni Antonio Caricalà, sottolineando che quella di privatizzare la società fu una scelta “sbagliata all’origine”.
Non tutto però è perduto: “Siamo in tempo per fare tutto e nell’ambito delle regolamentazioni europee, fare una scelta accurata, moderata e proporzionata al risultato che vogliamo ottenere”, ha aggiunto, frenando però sull’immediatezza di un cambiamento alla normativa sulle OPA.
Allo studio secondo quanto anticipato ieri dal sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, la possibilità di modificare la normativa sulle Opa, che attualmente non prevedono l’obbligo, per Telefonica, di lanciare un’offerta pubblica di acquisto su Telecom Italia.
Tra le possibili alternative al vaglio del Governo, aveva spiegato il presidente della Consob Giuseppe Vegas, quella che consentirebbe alle società di definire per via statutaria la soglia inferiore a quella prevista per via normativa al superamento della quale scatterebbe l’obbligo di Opa. Le modifiche, secondo il presidente della Consob, potrebbero essere apportate in tempi brevi.
Per Catricalà, tuttavia, un cambiamento che abbassi la soglia per l’Opa obbligatoria è possibile ma difficile: “La probabilità è più che la possibilità e io dico che è possibile non probabile. E’ difficile da realizzare”, anche perchè ha precisato, “non deve essere buona per una sola partita ma in generale per tutti i casi”.
Quanto al problema della proprietà e della gestione della rete – su cui è intervenuto per il nostro giornale anche l’ex Direttore Generale Information society della Commissione Europea, Fabio Colasanti (Leggi articolo Key4biz) – Catricalà ha spiegato che non si è parlato finora di un “intervento legislativo autoritativo” volto a imporre lo scorporo perchè si sta cercando di privilegiare quella che sembrava fosse la strada scelta dall’azienda, cioè quella dello scorporo volontario.
Ma, ha aggiunto, se così non fosse, “si può fare come si è fatto per Snam e sempre con un’operazione market friendly”.
Ma anche sul tema della golden share le posizioni del Governo non sembrano collimare: dal PDL è arrivato lo stop alla possibilità di accelerare sull’applicazione della golden share alle ‘reti tlc e agli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali nei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale’.
Il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha sottolineato che la ‘toppa a colori’ del decreto di attuazione sulla ‘golden share’, rischia di “produrre un effetto ancora peggiore dello strappo che vorrebbe coprire”.
Stamani, quindi, il presidente Consob aveva frenato sulla questione dell’italianità di Telecom Italia, che – ha affermato – “…è una questione che non ha molto senso”. L’importante è che la società continui “a produrre, mantenga l’occupazione, cresca”. Lo ha affermato oggi tornando sull’accordo che porterà gli spagnoli di Telefonica al controllo di Telco, la holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia.
Quanto alla ‘strategicità’ della rete per il Paese, ha aggiunto Vegas, si tratta di una questione che dovrà essere valutata dal Governo.